Remember Me - La recensione

Due ragazzi che hanno seri problemi familiari si amano intensamente. La pellicola con Robert Pattinson è molto convenzionale, fino a una conclusione imperdonabile...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

Titolo Rememer Me
RegiaAllen CoulterCast
Robert Pattinson, Emilie de Ravin, Pierce Brosnan, Chris Cooper, Lena Olin
uscita26 marzo 2010 La scheda del film

C'era molta attesa per questa pellicola e soprattutto molti interrogativi. Sarebbe riuscito il divo Robert Pattinson a dimostrare il suo valore artistico fuori dalla saga di Twilight, magari in un ruolo più variegato? E a livello economico, era in grado di portare le sue innumerevoli fan al cinema, anche senza interpretare un vampiro? A queste domande doveva rispondere Remember Me e le risposte (artistiche e commerciali) non sono soddisfacenti.

E' chiaro fin dall'inizio che Allen Coulter vuole fare un film superiore alla media dei titoli di questo genere e va detto che almeno la prima parte (diciamo venti minuti) è tutt'altro che disprezzabile. Le prime scene sono girate bene e soprattutto in maniera delicata, senza premere troppo l'acceleratore dei facili sentimenti.

Peccato che il resto della pellicola sia una discesa continua, per colpa di scelte sbagliate e poco convincenti. Intanto, a un certo punto si abusa della facile poesia della voce off del protagonista, che discetta su Gandhi e sui fratelli morti. A questo proposito, è ovvio che prendere come personaggi principali due ragazzi che hanno subito traumi così forti porta automaticamente verso il ridicolo involontario.

In tutto questo, i pur volenterosi (ma non sempre) interpreti non possono raddrizzare la situazione. Robert Pattinson è apprezzabile soprattutto nella prima parte, dove può esprimere una gamma espressiva decisamente più ampia di quella (limitata) che è costretto a mostrare nella saga di Twilight. Peccato che verso il finale, quando è impegnato in due scene emotivamente complesse, non si riveli assolutamente all'altezza. E se i vari Pierce Brosnan, Chris Cooper (decisamente sottotono per i suoi standard) e Lena Olin si limitano a guadagnarsi la pagnotta, il vero problema è Emilie de Ravin. Non si tratta delle sue capacità interpretative, ma non si capisce perché una quasi trentenne debba fare una ventunenne, peraltro dopo che l'abbiamo vista per sei anni in Lost, in un ruolo che ultimamente è diventato molto maturo. Insomma, coetanea di Pattinson? Non ci si crede neanche per un secondo e a questo punto non si capisce perché non scegliere un'attrice più giovane.

Va detto che in diversi momenti la pellicola cerca comunque strade coraggiose e che non possono soddisfare tutti. Sforzo encomiabile per certi versi, ma che in tanti altri aspetti invece si trasforma in conformismo già stravisto. Per esempio, i tormenti del protagonista sfociano nella maniera più scontata (con tanto di autolesionismo e testa piegata a 45 gradi per esprimere la difficoltà di vivere), così come la sua difficoltà di relazionarsi con il mondo che lo circonda. Senza dimenticare un bel po' di facile poesia a buon mercato e una trama che fino a cinque minuti dalla conclusione è decisamente scontata.

E arriviamo al finale, che ovviamente non vi sveliamo (tranquilli, da domani ve lo ritroverete spiegato spoilerosamente su quotidiani e telegiornali in tutte le salse), ma che ha già scatenato diverse polemiche in patria. E direi a ragione, visto che è assolutamente sbagliato. Capisco l'idea di voler dare serietà a un prodotto di genere, ma non è questo il modo migliore, anzi c'è il rischio di suscitare accuse di sciacallaggio, che peraltro non sarebbero certo folli.

Insomma, l'unica cosa sicura è che, dopo la visione del film, si capisce bene perché un titolo che sembrava un sicuro successo si è rivelato una delusione al botteghino. Ma non è il caso di piangerci su, anzi...

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