Remember Me: la recensione

La miniserie Remember Me è una ghost-story dalle belle ambientazioni, ma che perde qualcosa nel ritmo

Dal 2017 sono Web Content Specialist l'area TV del network BAD. Qui sotto trovi i miei contatti social e tutti i miei contenuti per il sito: articoli, recensioni e speciali.


Condividi

Una casa infestata, una canzone che ritorna ossessivamente e un trauma mai superato sono gli ingredienti principali di Remember Me, miniserie in tre parti trasmessa dalla BBC. È un prodotto veramente british questo cupo horror diretto da Ashley Pierce che discende direttamente dalla tradizione delle ghost-stories all'inglese, quella che ha in Giro di vite di Henry James il suo rappresentante principale. Qui però i protagonisti non sono dei bambini, bensì un uomo anziano, interpretato dal Michael Palin dei Monty Python, che abbandona la propria casa e i tristi ricordi ad essa collegati, solo per scoprire che la separazione sarà molto più traumatica di quanto immaginato. Un inizio folgorante e uno stile sempre ricercato e curato nella costruzione delle immagini non riscattano tuttavia un prodotto che perde ritmo nell'avanzare della storia, e che in fondo non colpisce quanto avrebbe potuto.

L'incipit, come detto, è davvero invitante. Tom Parfitt (Michael Palin) finge una caduta dalle scale per poter lasciare la propria dimessa e cadente dimora e andare a vivere, in quello che definirà il miglior giorno della sua vita, in una casa di cura. È solare come non lo era da anni, accarezza l'aria con la mano lungo il tragitto verso la sua probabile ultima destinazione. Ma un'oscura presenza non si rassegna a lasciarlo andare, incombendo su di lui e sulle persone che lo circondano. A farne le spese è l'assistente sociale che lo accompagna, e che precipiterà misteriosamente dal quarto piano della nuova struttura, aprendo il normale corso delle indagini. La vicenda di Tom e ricerca della verità sulla sua storia personale si intrecciano a questo punto con la doppia investigazione condotta ufficialmente dall'ispettore Rob Fairholme (il Mark Addy di Game of Thrones) e ufficiosamente dalla giovane Hannah (Jodie Cormer).

L'orrore di Remember Me gioca soprattutto sulle atmosfere e le ambientazioni in cui la storia si svolge, non certo sull'effetto gore o sullo spavento facile. La paura in sé non arriva mai, e nemmeno viene cercata. Piuttosto, nella tradizione anche cinematografica del genere, si cerca di lavorare sull'oppressione degli ambienti, sui particolari che ritornano ossessivamente (qui è la canzone "Scamborough Fair", che in un verso ispira anche il titolo della serie), ma anche sulla ricerca dell'empatia con i tre protagonisti principali, che si muove di pari passo con lo svelamento della verità. Sono molte le immagini incomprensibili che fanno da spartiacque tra una scena e l'altra, o che tornano in sogno, o che rafforzano i momenti di tensione, tutti pezzi del mosaico della storia che poi andranno al loro posto, senza lasciare spazio a dubbi.

Il lavoro sull'ambientazione, sorretto da una fotografia notevole, come detto, è davvero riuscito. L'immagine che rimane è quella di questi tristi nuvoloni carichi di pioggia che incombono su case vuote, abitate solo da ricordi, specchi d'acqua da cui emergono segreti vecchi di decenni. Ma basta a se stessa? Remember Me probabilmente è fin troppo calato nella tradizione a cui appartiene, e a cui non aggiunge fondamentalmente nulla di nuovo se non l'ennesima riproposizione del tema. Il sofferente e stanco volto di Tom (Palin mancava da tempo in tv, ma dona al suo personaggio grande forza e umanità) non basta a sorreggere questa breve miniserie che forse avrebbe dovuto essere ancor più breve, e che soffre di vari cali di ritmo prima dello scioglimento della trama.

Continua a leggere su BadTaste