Le Regole del Delitto Perfetto 3x11, "Not Everything's About Annalise": la recensione

Nel nuovo episodio della terza stagione di Le Regole del Delitto Perfetto, la discesa all'inferno di Annalise si scontra con gli sforzi della sua cerchia

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Spoiler Alert
A una settimana dal potentissimo ritorno dopo la pausa invernale, Le Regole del Delitto Perfetto torna a cadere nei suoi automatismi in Not Everything's About Annalise, dando vita a un episodio che si concede il giusto tempo per riflettere sulle conseguenze della morte di Wes, ma risulta in ultima analisi fin troppo verboso. Sebbene il tempo concesso sullo schermo ad Annalise sia, in questa puntata, ridotto rispetto alla media della serie targata ABC, ogni apparizione del personaggio è però pregna di significato e funzionale ad accrescere la nostra conoscenza di un carattere che sembra non conoscere limite alle proprie sfaccettature.

La discesa all'inferno di Annalise era già iniziata nel midseason finale, ma ciò che salta all'occhio in Not Everything's About Annalise è la passività inusuale che contraddistingue il suo atteggiamento. A dispetto degli sforzi di Bonnie e dei suoi ex studenti, la donna sembra infatti accettare senza battere ciglio la propria sorte e l'accusa per l'omicidio di Wes, esplicando un pensiero che ha serpeggiato nella mente di buona parte del pubblico da due stagioni a questa parte: tutto ciò che le sta accadendo è meritato. Ci crea, inoltre, una sorta di maligno piacere sapere che il castello di bugie costruito sin dai primi episodi di Le Regole del Delitto Perfetto stia per crollare, per quanto Frank si sforzi, in una sorta di fastidiosissimo desiderio di martirio, di salvare Annalise e i ragazzi che, oltre ogni ragionevole logica, si sono accaniti contro di lui. Sebbene le premesse drammatiche - la morte del bambino di Annalise - abbiano fornito alla donna materia a sufficienza per covare un certo odio nei confronti dell'ex assistente, l'astio dei Keating Five - ora Four - verso l'uomo risulterebbe certo più plausibile se proveniente da coscienze immacolate e non avvezze a ogni sorta di menzogna, oltre che dotate di una spiccata tendenza al crimine.

Inizia a mostrare segni d'usura anche il tira e molla tra Oliver e Connor, con tutto ciò che ne consegue; il buon senso che ha contraddistinto il primo sembra frantumarsi, peraltro, dinnanzi alle minacce di una Michaela che, come già profetizzato nella prima stagione, sta diventando una versione giovanile della scaltra e manipolatrice professoressa Keating. Con buona pace di Asher che, già da qualche tempo, continua a essere trattato a pesci in faccia, a dispetto delle buone intenzioni palesate nei confronti della fidanzata. Elementi di potenziale sviluppo narrativo per le prossime puntate sono rappresentati, soprattutto, dal coinvolgimento di Nate e di Laurel nelle accuse contro Frank, inizialmente individuato come capro espiatorio di turno per mettere al sicuro Annalise, ma finito per essere il miglior strumento d'accusa nei confronti della donna, additata come esperta giocatrice in grado di influenzare le menti della propria cerchia ristretta. Staremo a vedere se troveranno degna fioritura nelle prossime puntate di una serie che ci ha, ormai, abituati ad alti e bassi sempre più frequenti.

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