Redneck vol. 1: In fondo al cuore, la recensione
Abbiamo recensito per voi Redneck vol. 1: In fondo al cuore, di Donny Cates e Lisandro Estherren
Il vampiro è una figura folcloristica ben radicata nella cultura mondiale. Nel corso dei secoli la sua forma è mutata più volte, assumendo diverse sfumature di aspetto e di significato, a seconda dei contesti geografici e sociali che ne trasmettevano la leggenda, di generazione in generazione. Gli elementi comuni a buona parte delle culture sono pochi ma significativi: si nutrono di sangue (soprattutto umano), hanno poteri psichici e sono praticamente immortali. Le uniche cose che sono in grado di ferirli sono, tendenzialmente, la luce solare e i simboli sacri.
Un'antica famiglia di vampiri si è trasferita in Texas con la precisa volontà di cambiare vita, chiudendo con un passato fatto di violenza e omicidi; per farlo, tutti seguono un rigido codice di condotta dettato dal capofamiglia... o almeno ci provano. Una notte, a causa di un oscuro casus belli si riaccende un'antica faida tra gli immortali e una famiglia di umani, con cui le creature sembrano avere trascorsi burrascosi.
Cates fissa pochi punti fermi su cui si regge la vicenda. Vendetta, intolleranza e odio vengono combattuti sotto il profilo fisico e psicologico dal legame famigliare e dal profondo senso di appartenenza, filo conduttore delle scelte di ogni personaggio coinvolto. Il mondo che scaturisce dai disegni di Estherren e dai colori di Dee Cunniffe è cattivo, testardo e ignorante fino al midollo: una parodia degli abitanti del sud degli Stati Uniti che danno il nome alla serie, i redneck, i contadini con il collo arrossato dal sole che li affligge mentre lavorano nei campi.
Ogni individuo e ogni ambientazione rappresentano degli stereotipi efficaci nei quali sono riassunte intere categorie sociali, definite dai loro difetti piuttosto che dai loro pregi. Gli screzi tra ubriachi e le risse da bar sono la miccia di una bomba che salterà in aria e che porterà a un provvisorio epilogo molto potente, dal quale scaturiranno nuovi interrogativi.
Nelle pagine di questo primo volume di Redneck ci sono la notte, il sangue e la violenza, ma anche la ferrea volontà di chiudere i conti con il passato una volta per tutte attraverso un percorso che porta alla compassione, al dialogo e ai sacrifici per raggiungere una nuova stabilità e il quieto vivere.
Questo miscuglio di emozioni profonde e assolutamente mai scontate rende la serie interessante non solo se contestualizzata nel genere horror ma anche dal punto di vista antropologico, osservando il modo in cui individui diversi con bisogni differenti possano riuscire o meno a convivere sullo stesso territorio senza calpestarsi i piedi.
Appare chiaro fin da subito, infatti, che l'intera vicenda sguazzi all'interno dei temi ricorrenti dell'attualità statunitense: immigrazione, razzismo e un orgoglio molto vicino al nazionalismo, ma il lavoro fatto da Cates e Estherren va in una direzione ben precisa e prende le distanze dal tipico patetismo nei confronti dei più deboli, dalla la fredda condanna agli oppressori.
In questa storia non sembrano esserci buoni e cattivi, bensì vincitori e vinti che si contendono degli sparuti momenti di serenità, proprio come un contadino che si batte per rivendicare il diritto di vivere nella propria terra creandosi la propria fortuna con la forza delle sue braccia.
Redneck vol. 1: Il fondo al cuore è quella canzone southern blues che odora di super alcolici, in grado di trasmetterti sensazioni forti che restano addosso per un bel po'. I vampiri mostrati in questo fumetto sono i derelitti più umani che possano esistere, portatori delle criticità che solo chi è nato e vissuto in piena povertà può vivere fino in fondo.
Tutto il peso delle scelte, i dilemmi famigliari e le paure di ogni personaggio vengono costantemente caricati sulle spalle dei lettori, unici giudici di un racconto appena incominciato.
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