Red Notice, la recensione

Niente in Red Notice dà l’impressione di essere lasciato al caso, e il film funziona come una macchina di lusso perfetta, non solo bella da vedere ma estremamente performante.

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Red Notice, la recensione

200 milioni di dollari. No, non è il guadagno della rapina pianificata dagli astuti truffatori protagonisti di Red Notice (anche seci si avvicina abbastanza), ma si tratta del più che reale costo per realizzare il film stesso, ad oggi il più alto investimento mai fatto da Netflix per un lungometraggio.

200 milioni di dollari che cosa comprano? Comprano un’avventura globale tra Russia, Europa occidentale e Sudamerica, pensata con chiare sicurezze produttive come un heist movie - ovvero un film sul “colpo grosso” - per grandi e piccoli, dalla verve comica (ma non demenziale) e dallo spirito surreale (quel poco che gli basta per essere verosimile ma più divertente del mero “credibile”). 200 milioni comprano un film pieno di effetti speciali, di cadute, di esplosioni, di location esclusive e che vede rincorrersi tre star da grandi blockbuster hollywoodiani quali Dwayne Johnson, Ryan Reynolds e Gal Gadot. Alla regia c’è Rawson Marshall Thurber (noto ai più forse solo per Balle al balzo - Dodgeball), un regista anche lui da pieno regime industriale, di quelli che portano a casa il lavoro senza troppi fronzoli e che sa qui controllare con mano fermissima e anonima lucidità l’enorme mole che gli si presenta davanti (e di cui, di fatto, è lo sceneggiatore).

Insomma niente in Red Notice dà l’impressione di essere lasciato al caso, e il film funziona come una macchina di lusso perfetta, non solo bella da vedere ma estremamente performante. Il viaggio  è tumultuoso, senza sosta. Andiamo veloci come il vento senza preoccuparci troppo se andremo a sbattere mentre Johnson e Reynolds giocano a guardia e ladro e Gal Gadot li orchestra senza il minimo sforzo, costruita come una dea ex-machina sempre impeccabile e presentata come una femme fatale ma senza la carica di sessualizzazione che questa solitamente comporta. Insomma l’equilibrio è davvero più difficile da ottenere di quello che sembra ma Rawson Marshall Thurber ci riesce senza battere ciglio, e tra situazioni spettacolari che si susseguono con foga trova pure il tempo di costruire un’amicizia strampalata che può scaldare i cuori più sensibili.

Cosa si può quindi recriminare a una Hollywood che fa Hollywood al suo meglio (e infatti lascia chiaramente intendere che ha intenzione di proseguire con un altro film…)? Il fatto è che Red Notice funziona appunto come una macchina di lusso, pensata per dare un certo tipo di esperienza e basta e non certo per essere confortevole. Il film vota quindi tutto sé stesso al divertimento, all’intrattenimento, al valore spettacolare e non si preoccupa di lasciare alcun tipo di messaggio o visione sul mondo. Sì, anche quella sarebbe Hollywood, ma un’altra ancora. Questa “mancanza” narrativa qui invece non delude proprio perché i patti sono chiari fin dall’inizio, perché la struttura portante (narrativa, estetica) è talmente solida da non richiedere null’altro per funzionare.

Dwayne Johnson, Ryan Reynolds e Gal Gadot sono forse il miglior acquisto che Red Notice poteva fare: insieme riassumono l’attrattiva supereroistica, quella comica e quella action con la loro semplice presenza e rispettano esattamente le aspettative che lo spettatore ripone in loro. I loro ruoli narrativi ed extra-filmici sono così chiari a chi guarda che possono pure scambiarsi in certi momenti i ruoli (facendo giocare Johnson a Wonder Woman, Gal Gadot come “matta” alla Deadpool e facendo ossessionare Reynolds dai film “da giungla” quali Jurassic Park e Indiana Jones) che il risultato rimane invariato.

200 milioni di dollari non compreranno qui l’autorialità, non compreranno una visione. Ma, se spesi bene, faranno certamente fruttare una progettualità che sa come usare la propria cassetta degli attrezzi. Chapeau.

Siete d’accordo con la nostra recensione di Red Notice? Scrivetelo nei commenti!

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