Recensione - Fallout 4

Se la guerra non cambia, non lo fa nemmeno la saga di Bethesda: la recensione di Fallout 4

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


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Vuoi per l’atmosfera, vuoi per la palette di colori scelta dagli artisti di Bethesda, vuoi perché grazie al potentissimo editor si può creare una copia quasi perfetta di Viggo Mortensen, sulle prime sembra di avere a che fare con una versione finalmente interattiva di The Road: romanzo post-apocalittico prima, meraviglioso film emotivamente devastante dopo. Soprattutto sulle prime, quando è sufficiente un branco di Ghoul per rischiare la morte, le risorse scarseggiano e le radiazioni sono un problema non da poco, ci si muove con estrema circospezione, sempre pronti ad una rovinosa e confusa ritirata. Si esplorano lentamente e con un pizzico di tensione i dintorni del Vault 111, sarcofago sotterraneo in cui ha riposato per oltre 200 anni, in un sonno criogenico, il protagonista dell’avventura. Si presta estrema attenzione ad ogni rumore, ad ogni traccia, ad ogni movimento sospetto, quasi rassegnati all’idea di essere sul gradino più basso della catena alimentare. Peggio ancora, soprattutto quando la salute scarseggia, ci si riduce allo sciacallaggio, al furto, a scatenare una guerra tra poveri, pur di racimolare un pezzo di carne di topo, un sorso d’acqua sporca, una manciata di munizioni con cui ricaricare l’unica pistola che ancora ci difende da un mondo corrotto e mutato nelle sembianze sin nel profondo.

[caption id="attachment_148182" align="aligncenter" width="508"]Fallout 4 screenshot 1 Nel corso del gioco potrete ricevere il supporto di alcuni alleati che vi seguiranno finché lo riterrete necessario. Tra questi, il più noto è ovviamente il pastore tedesco, ma ce ne sono anche altri.[/caption]

Nonostante lo sia all’atto pratico, pad alla mano, nella trama che fa da sfondo all’avventura, non è profusa la stessa enfasi sul sopravvivere come accadde in Fallout 3. Saranno ben altri i problemi che affliggeranno il nostro, ritrovare suo figlio ed equilibrare la lotta tra le fazioni che si contendono il controllo del Commonwealth in primis. Questo cambio di tematiche ben si traduce in un gameplay più marcatamente action che per certi versi snellisce, quando non semplifica completamente, alcune meccaniche rispetto al passato. Usciti dal Vault 111 e scoperto che durante il sonno criogenico il mondo è diventato un ricettacolo di bande armate, mostri mutanti e mitomani dal grilletto facile, affrontando le prime avversità i fan della serie si accorgeranno immediatamente di come il gameplay riservi una minor importanza all’aspetto ruolistico. Distribuire punti abilità e tenere conto dei parametri dell’avatar per adattare il proprio stile di combattimento ha ovviamente la sua importanza, ma mai come in Fallout 4 una buona mira può sopperire a un livello d’esperienza inadeguato ai nemici che si stanno affrontando. Similmente, conta di più essere ben armati ed equipaggiati che potenziare all’inverosimile Forza e Percezione.

Torna immutato, persino nell’impostazione grafica, il VATS: sistema di mira alternativo che, mettendo in rallenty l’azione di gioco, vi permette di selezionare in tutta calma parti del corpo e nemici da colpire, lasciando che siano parametri come distanza, potenza dell’arma e statistiche del personaggio a decidere la probabilità di centrare il bersaglio. Opzione utilissima nel caso vi troviate braccati su tuti i fronti e in pesante inferiorità numerica, vista la nuova vena action sarà comunque meno preferibile al tentare un head shot affidandosi unicamente alle proprie abilità con il joystick.

[caption id="attachment_148185" align="aligncenter" width="600"]Fallout 4 screenshot 2 Graficamente il titolo si difende grazie a un frame rate quasi sempre ancorato ai 60fps, ma è innegabile che lo spettacolo che si offre alla vista non è certo degno degli stessi hardware che hanno ospitato “robetta” come Metal Gear Solid V e The Witcher 3. Da Bethesda ci saremmo aspettati maggior impegno.[/caption]

Il VATS non è ovviamente l’unica cosa che ritorna praticamente immutata. L’aria che si respira, le faccende a cui vi dedicherete quotidianamente, le minacce che dovrete affrontare e sgominare: tutto già visto in Fallout 3. A ben vedere, e il ripetersi dell’immagine del sopravvissuto che fuoriesce dal Vault ne è un indizio esplicito sin dal prologo, ben poco è cambiato. È certamente migliorato l’equilibrio tra ambizioni open world e missioni che fanno progredire la main quest. Sebbene permanga un certo senso di disorientamento una volta varcate le soglie del Vault e il Commonwealth si dischiude in tutta la sua grandezza, complice una mappa ben concentrata, lontana per dimensioni dai picchi toccati in The Witcher 3, superato il primo impatto ci si riesce a barcamenare con estrema disinvoltura tra momenti in cui dedicarsi alla ricerca del proprio primogenito ed escursioni in cerca di aree segrete e materiali.

"nonostante i déjà-vu, nonostante la scarsa fantasia, nonostante un potenziamento grafico non all’altezza delle aspettative, staccarsi dallo schermo è difficilissimo"

Già, materiali, perché l’unica vera novità degna di nota è la possibilità di fondare, gestire e fortificare una serie di insediamenti in cui far convergere alleati e civili soccorsi durante le vostre scorribande. Similmente a Dark Cloud, indimenticabile piccolo capolavoro dei Level-5 pubblicato su PlayStation 2, per rendere l’accampamento autosufficiente dovrete fornirlo di difese, fonti d’acqua, cibo, energia e un numero sufficiente di tetti in cui cercare rifugio durante le micidiali tempeste radioattive che sconvolgono spesso e volentieri il Commonwealth. Si tratta di una parte completamente facoltativa, che in alcun modo intralcerà il completamento della main quest, ma viste le corde che tocca il gioco (raccolta di loot, potenziamento progressivo del personaggio, crafting di armi sempre più potenti) è piacevolmente inevitabile trovarsi invischiati in questa corsa alla (ri)civilizzazione. Nonostante il sistema che permette la gestione degli avamposti evidenzi in fretta tutti i suoi limiti, si tratta di un efficacissimo passatempo che incrementa, e non di poco, il potenziale numero di ore, già di per sé altissimo, che spenderete con il gioco.

[caption id="attachment_148184" align="aligncenter" width="600"]Fallout 4 screenshot 3 La svolta verso l’action è facilmente ravvisabile. Nulla di così incontrovertibile comunque. Contano di più riflessi e mira, certo, ma solo spendendo con saggezza i punti abilità otterrete prima e meglio certi risultati.[/caption]

Il problema più grande di Fallout 4, ciò che lo rende “solo” un gran bel gioco, ma non uno di quei titoli capaci di far evolvere il medium, sorte toccata invece al suo diretto predecessore, è che se “la guerra non cambia mai”, slogan e tematica fondante dell’avventura, non lo è nemmeno il gameplay alla base dell’esperienza. Una tale ridondanza nei confronti di Fallout 3, evidente tanto più in un aspetto grafico a tratti davvero immeritevole dei chip grafici di PlayStation 4 e Xbox One, va inoltre sommata alle immancabili problematiche comuni a quasi tutte le produzioni Bethesda. Ci riferiamo all’alto numero di bug, alle animazioni impacciatissime a una regia virtuale quasi amatoriale e spesso incapace di veicolare la giusta dose di pathos a un plot che, senza alcun dubbio, risulta persino più graffiante di quello del predecessore.

Eppure, nonostante i déjà-vu, nonostante la scarsa fantasia, nonostante un potenziamento grafico non all’altezza delle aspettative, staccarsi dallo schermo è difficilissimo. Se i neofiti finiranno letteralmente inghiottiti in un mondo di gioco coerente, complesso, pieno di segreti e piccoli misteri da svelare, i veterani, dal canto loro, pur sapendo in anticipo come muoversi, pur consapevoli di dove si andrà a parare e in quali conflitti si troveranno coinvolti, pur pronti a fronteggiare nel migliore dei modi gli oppositori, finiranno ugualmente ipnotizzati da un film già visto. E anche se è inevitabile scagliarsi, idealmente s’intende, contro la politica dei “more of the same”, una volta tanto non è così spiacevole che le cose, guerra compresa, siano cambiate così poco rispetto a sette anni fa. Alla lunga qualcuno potrebbe anche annoiarsi e difficilmente gli scettici si ricrederanno, ma Fallout 4, pur non essendo un grande gioco che farà epoca, resta, persino inspiegabilmente, un’esperienza divertentissima e maledettamente assuefacente.

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