Recensione - Wolfenstein: The New Order

Bethesda rilancia lo storico brand di Wolfenstein. Peccato che questa volta abbiano vinto loro la Seconda Guerra Mondiale

Condividi

I nazisti li abbiamo combattuti in tutte le salse. Dalle ricostruzioni storiche più fedeli, alle declinazioni mistico/horror, passando per quelli fantascientifici. Il lugubre fascino delle uniformi SS ha sedotto generazioni di sviluppatori tuttavia non possiamo dimenticare come il capostipite dei giochi ammazza svastiche sia uno solo: il mitico Wolfenstein. Oggi, dopo un paio di reboot non proprio esaltanti, Bethesda ha finalmente trovato la quadratura del cerchio, affidando a MachineGames l'ardito compito di riportare in vita le avventure del soldato William B.J. Blazkowicz. Un nuovo ordine si è affermato, quello di Wolfenstein: The New Order.

[caption id="attachment_106849" align="aligncenter" width="600"]Il ragazzo è invecchiato ma le svastiche continuano a non piacergli Il ragazzo è invecchiato ma le svastiche continuano a non piacergli[/caption]

Gli sviluppatori, anziché cercare per l'ennesima volta aggiornare la formula classica del castello pieno di nazisti pazzi da sconfiggere, hanno deciso di prendere una strada diversa, spostando la vicenda trent'anni avanti, siamo più o meno nel 1960, e immaginando un mondo dove i nazisti hanno vinto la Seconda Guerra Mondiale e il loro tallone di ferro schiaccia l'intero globo.

"abbiamo i Beatles che cantano in tedesco, Manhattan ridotta a un deserto nucleare e la grande Berlino immaginata da Albert Speer costruita con il sangue e la fatica dei deportati di guerra."

Abbiamo dunque i Beatles che cantano in tedesco, Manhattan ridotta a un deserto nucleare e, come in un incubo, la grande Berlino immaginata da Albert Speer costruita con il sangue e la fatica dei deportati di guerra. Il team ha fatto un grande lavoro di caratterizzazione dei personaggi e dell'ambiente, esplorando i vari scenari di gioco scoveremo più di una chicca, come ritagli di giornale che illustrano l'incredibile sviluppo tecnologico della Germania di Hitler o fatti di cronaca decisamente diversi da come li abbiamo studiati nei nostri libri di storia. Il team si è ispirato alle ucronie più classiche, da La svastica sul sole di Philip Dick, fino a Fatherland, passando per alcuni elementi tratti da 1984. L'intero armamentario narrativo funziona molto bene e risulta la componente più forte dell'intera produzione. La vicenda del soldato Blazkowick è divertente, ben raccontata e non totalmente banale, riuscendo appieno a centellinare quel composto di dramma e intrattenimento necessario per rendere godibile qualsiasi gioco d'azione.

Dal punto di vista ludico gli sviluppatori hanno optato per una soluzione piuttosto originale: anziché seguire la moda corrente e creare sequenze d'azione basate sul duck and cover, Wolfenstein premia i giocatori che si buttano a capofitto negli scontri, magari impugnando due armi contemporaneamente. Wolfenstein: The New Order ci sbatte in faccia tantissimi nemici, dai semplici soldati, fino a violentissimi mech simili a segugi e non fa nulla per invitarci a rimanere nascosti: i - pochi - ripari che troveremo servono solo a riprendere fiato per qualche secondo prima di ributtarci nell'arena. Volendo è possibile pure giocare con un approccio diverso, cercando di non far scattare gli allarmi e uccidendo i vari comandanti delle sezioni (gli unici che possono chiamare rinforzi) in maniera più o meno silenziosa: il gioco offre varie strade per completare ogni obiettivo e, quasi sempre, l'esplorazione completa dei meandri delle prigioni, delle caserme e dei sotterranei che visiteremo ci permetterà di trovare armi, oggetti e bonus di vario tipo. Tuttavia, benché non impossibile, vi sconsigliamo di giocare a Wolfenstein come se fosse un epigono di Dishonored: il FPS di MachineGames, infatti, punta tutto sull'immediatezza e sulla velocità, le dinamiche stealth appaiono rozze, non rifinite, quasi superficiali e, soprattutto, tolgono al gioco tutta la sua forza, riducendolo a un mero clone indistinguibile dagli altri prodotti simili presenti sul mercato.

[caption id="attachment_129775" align="aligncenter" width="600"]Questa scena io non la ricordo esattamente così Questa scena io non la ricordo esattamente così[/caption]

Tecnicamente Wolfenstein: The New Order sconta il suo essere nato a cavallo fra due generazioni di console: il motore grafico, basato sull'iD Tech 5, non delude ma la pulizia delle texture e i dettagli delle strutture non sono quelli che ci aspetteremmo da un prodotto next gen. Nel complesso, però, l'ottimo lavoro di caratterizzazione estetica e la cura dei dettagli architettonici fanno passare in secondo piano le incertezze tecnologice, consegnandoci un gioco evocativo e spettacolare.

Nel complesso, dunque, questa nuova incarnazione di Wolfenstein convince appieno, dimostrandosi un FPS solido, dotato di un'ottima trama e piuttosto convincente dal punto di vista tecnologico. La scelta di ispirarsi più alla tradizione della serie che alle mode ludiche del momento ha pagato, proponendo un titolo che recupera tutte le qualità dei suoi predecessori senza però apparire datato o inutilmente tradizionalista. Infine, ammazzare i nazisti è sempre gradevole, dunque, perché trattenersi?

Continua a leggere su BadTaste