Recensione - Watch Dogs - Connessioni interrotte

La nuova superproduzione di Ubisoft è finalmente arrivata nei negozi, ecco il nostro giudizio su Watch Dogs

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Quattro anni di sviluppo, un numero imprecisato di team coinvolti, ritardi, attese, polemiche: Watch Dogs ha catalizzato l’attenzione dell’intera comunità videoludica fin dalla sua primissima presentazione durante l’E3 2012. Complice anche una cronaca internazionale forse non troppo lontana dalle vicende narrate nel progetto di Ubisoft, il gioco con protagonista Aiden Pearce ha ottenuto una visibilità che, di norma, nessuno riserva a una nuova IP. Oggi, finalmente, il gioco è sugli scaffali e chiunque può gettarsi nella Chicago superconnessa costruita dai ragazzi di Ubisoft Montreal ma, come vergò il Manzoni, sarà vera gloria?

Chicago. Futuro prossimo. La città del Midwest accoglie le novità con una pigrizia superba, dopotutto, l’Illinois ha visto nascere i grattacieli (molto prima di New York), dato i natali a Michael Jordan e eletto Barack Obama Presidente degli Stati Uniti, le novità, qui, sono materia di tutti i giorni. Non stupisce, dunque, che Chicago sia stata scelta per sperimentare una nuovissima infrastruttura informatica per la gestione dei servizi cittadini: il ctOS. Il Sistema Operativo controlla la pressione nelle tubature, gli orari della metro, i semafori, le transazioni in borsa, tutti i gangli vitali della città sono sotto il suo controllo e, almeno in teoria, funzionano con la massima efficienza possibile. Peccato però che il ctOS abbia anche un’altra funzionalità, molto nascosta e molto pericolosa: il sistema operativo ha tracciato un profilo personale ultradettagliato di ogni singolo cittadino archiviando conti in banca e dati sanitari, fino ad arrivare a particolari come la passione per il bondage o i trascorsi da alcolista. Nei panni di Aiden Pearce, un hacker dall’oscuro passato, ci troveremo invischiati in una serie di cospirazioni e tradimenti cercando, contemporaneamente, di scoprire i segreti del ctOS e vendicare una tragedia del passato. Raccontata così la trama di Watch Dogs potrebbe pure apparire piuttosto interessante, peccato però che Ubisoft finisca ben presto per impaludarsi in una vicenda poco coerente, incapace di farci impatizzare con i protagonisti e, soprattutto priva di momenti davvero memorabili. Questo problem c’è anche nella saga di Assassin’s Creed tuttavia, nella lotta contro i Templari, le debolezze narrative vengono coperte dai riferimenti storici e dal fascino dei personaggi che incontriamo; in Watch Dogs, mancando i riferimenti, la narrazione deve correre da subito sulle sue gambe e, purtroppo, non tutto fila liscio.

[caption id="attachment_129223" align="aligncenter" width="600"]watch dogs banner Watch Dogs - artwork[/caption]

Dove Ubisoft ha tirato fuori il meglio, invece, è nella caratterizzazione dell’ambiente: oltre alla straordinaria ricostruzione di Chicago, gli sviluppatori sono riusciti a rendere vivo e credibile un mondo fatto di smartphone e connessioni. I vari personaggi che incontreremo vivono la loro vita e, se vorremo, potremo esplorarne i più piccoli segreti, profilandoli con il nostro software e sfruttandone le debolezze. La città non è una mera scenografia per le nostre scorribande: Chicago è la vera,

"Chicago è la vera, grande, coprotagonista del gioco, a tratti amica e alleata, a tratti pericolosa quando non letale"

grande, coprotagonista del gioco, a tratti amica e alleata, a tratti pericolosa quando non letale. Durante un inseguimento in auto, per esempio, potremo far scattare gli spartitraffico, ribaltando le auto che ci inseguono, ma pure aprire il garage di un palazzo e infilarci all’interno, seminando così eventuali nemici. Allo stesso modo, però, i nostri avversari avranno accesso alle immense potenzialità del ctOS e, tanto per cambiare, non si faranno troppi scrupoli nell’usarle per fermarci. Il lato action di Watch Dogs, dunque, funziona piuttosto bene: l’hacking è intuitivo e ben si sposa con la frenesia dei combattimenti mentre le sessioni di guida, una volta prese le misure con un motore fisico non proprio realisticissimo, divertono e non sono quasi mai frustranti. Quello che manca davvero alla produzione di Ubisoft è il guizzo di fantasia, la caratteristica che distingue Watch Dogs da tutti gli altri action adventure disponibili. Assassin’s Creed, per esempio, ha fatto del parkour la sua caratteristica più rinomata, mentre Far Cry gioca sul rapporto fra salute mentale e pazzia; Watch Dogs avrebbe dovuto ruota attorno all’hacking dei sistemi e allo sfruttamento della tecnologia tuttavia questa componente del gioco ci è parsa la più sacrificata in assoluto. I puzzle sono tutti piuttosto semplici e, una volta esaurito il sense of wonder iniziale, usare un trasformatore per far esplodere un nemico non diventa troppo diverso dal lancio di una granata. Peccato, perché una maggiore attenzione su questa caratteristica avrebbe garantito al gioco una personalità più pronunciata e, forse, l’avrebbe allontanato dall’ombra - incombente - delle altre grandi saghe del publisher francese.

[caption id="attachment_125105" align="aligncenter" width="600"]Watch Dogs screenshot Watch Dogs- screenshot[/caption]

Tecnicamente Watch Dogs, più che un titolo di nuova generazione, sembra più l’ultimo grande gioco sviluppato anche per Xbox 360 e Playstation 3: l’orizzonte visivo è molto ampio e i dettagli dei personaggi non deludono ma qua e la è impossibile non notare qualche texture a bassa risoluzione e una quota di scalettature che speravamo di aver archiviato con la scorsa generazione. Come molti altri titoli Watch Dogs paga lo sviluppo su piattaforme di due generazioni diverse, non riuscendo - purtroppo - a mostrare quell’eccellenza tecnica che forse vedremo solo fra un paio di anni.

Nonostante le incertezze, però, il gioco è molto migliore della mera somma delle sue parti: la Chicago di Watch Dogs è piena di sottotrame, minigiochi e percorsi secondari, mentre anche solo gli scorci della Sears Tower al tramonto bastano da soli a far amare la produzione di Ubisoft Montreal.

"Nonostante le incertezze, però, il gioco è molto migliore della mera somma delle sue parti"

Come accadeva già in Black Flag gli sviluppatori hanno riempito l’enorme mappa di gioco con una pletora di attività non obbligatorie ma divertenti, capaci, da sole, di rapire i giocatori per ore e ore. Pure la componente multiplayer, seppur non necessaria, da un tocco interessante e l’idea di avere altri giocatori all’interno della nostra partita è affascinante, seppur non sfruttata fino in fondo.

Qual’è l’ardua sentenza, dunque? Watch Dogs è il classico titolo su cui scrivere almeno un paio di retrospettive, lasciandolo riposare prima di esprimere un giudizio definitivo: il lavoro di Ubisoft non è perfetto e, a tratti, si nota come alcune componenti del gioco siano state brutalmente tagliate - o semplificate - data l’impossibilità di raggiungere gli standard qualitativi annunciati durante la prima presentazione. Nonostante tutto, però, l’avventura di Aiden Pearce riesce a tenere insieme la solidità ludica di un action classico con la libertà d’azione che, fino a oggi, eravamo abituati a trovare solo nei vari GTA. La gemma non è uscita con tutti i lati perfettamente smussati tuttavia splende di una sua bellezza, diversa da quella di buona parte dei giochi usciti negli ultimi mesi. E questo basta.

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