Recensione - Watch Dogs - Connessioni interrotte
La nuova superproduzione di Ubisoft è finalmente arrivata nei negozi, ecco il nostro giudizio su Watch Dogs
Quattro anni di sviluppo, un numero imprecisato di team coinvolti, ritardi, attese, polemiche: Watch Dogs ha catalizzato l’attenzione dell’intera comunità videoludica fin dalla sua primissima presentazione durante l’E3 2012. Complice anche una cronaca internazionale forse non troppo lontana dalle vicende narrate nel progetto di Ubisoft, il gioco con protagonista Aiden Pearce ha ottenuto una visibilità che, di norma, nessuno riserva a una nuova IP. Oggi, finalmente, il gioco è sugli scaffali e chiunque può gettarsi nella Chicago superconnessa costruita dai ragazzi di Ubisoft Montreal ma, come vergò il Manzoni, sarà vera gloria?
[caption id="attachment_129223" align="aligncenter" width="600"] Watch Dogs - artwork[/caption]
Dove Ubisoft ha tirato fuori il meglio, invece, è nella caratterizzazione dell’ambiente: oltre alla straordinaria ricostruzione di Chicago, gli sviluppatori sono riusciti a rendere vivo e credibile un mondo fatto di smartphone e connessioni. I vari personaggi che incontreremo vivono la loro vita e, se vorremo, potremo esplorarne i più piccoli segreti, profilandoli con il nostro software e sfruttandone le debolezze. La città non è una mera scenografia per le nostre scorribande: Chicago è la vera,
"Chicago è la vera, grande, coprotagonista del gioco, a tratti amica e alleata, a tratti pericolosa quando non letale"[caption id="attachment_125105" align="aligncenter" width="600"] Watch Dogs- screenshot[/caption]
Tecnicamente Watch Dogs, più che un titolo di nuova generazione, sembra più l’ultimo grande gioco sviluppato anche per Xbox 360 e Playstation 3: l’orizzonte visivo è molto ampio e i dettagli dei personaggi non deludono ma qua e la è impossibile non notare qualche texture a bassa risoluzione e una quota di scalettature che speravamo di aver archiviato con la scorsa generazione. Come molti altri titoli Watch Dogs paga lo sviluppo su piattaforme di due generazioni diverse, non riuscendo - purtroppo - a mostrare quell’eccellenza tecnica che forse vedremo solo fra un paio di anni.
Nonostante le incertezze, però, il gioco è molto migliore della mera somma delle sue parti: la Chicago di Watch Dogs è piena di sottotrame, minigiochi e percorsi secondari, mentre anche solo gli scorci della Sears Tower al tramonto bastano da soli a far amare la produzione di Ubisoft Montreal.
"Nonostante le incertezze, però, il gioco è molto migliore della mera somma delle sue parti"Come accadeva già in Black Flag gli sviluppatori hanno riempito l’enorme mappa di gioco con una pletora di attività non obbligatorie ma divertenti, capaci, da sole, di rapire i giocatori per ore e ore. Pure la componente multiplayer, seppur non necessaria, da un tocco interessante e l’idea di avere altri giocatori all’interno della nostra partita è affascinante, seppur non sfruttata fino in fondo.
Qual’è l’ardua sentenza, dunque? Watch Dogs è il classico titolo su cui scrivere almeno un paio di retrospettive, lasciandolo riposare prima di esprimere un giudizio definitivo: il lavoro di Ubisoft non è perfetto e, a tratti, si nota come alcune componenti del gioco siano state brutalmente tagliate - o semplificate - data l’impossibilità di raggiungere gli standard qualitativi annunciati durante la prima presentazione. Nonostante tutto, però, l’avventura di Aiden Pearce riesce a tenere insieme la solidità ludica di un action classico con la libertà d’azione che, fino a oggi, eravamo abituati a trovare solo nei vari GTA. La gemma non è uscita con tutti i lati perfettamente smussati tuttavia splende di una sua bellezza, diversa da quella di buona parte dei giochi usciti negli ultimi mesi. E questo basta.