Recensione - Valkyria Chronicles

Vakyria Chronicles lascia l'esclusivtà su PlayStation 3 ed arriva su PC: il nostro parere

Un giorno troverò qualcosa di interessante da scrivere qui dentro.


Condividi

Valkyria Chronicles è da molti considerato come una delle perle nascoste della scorsa generazione videoludica. Uscito nel 2008, in esclusiva su PlayStation 3, il gioco era un gioco di ruolo tattico che strizzava l'occhio all'azione, ambientato in un'Europa fittizia, nel 1935, nel corso di una feroce guerra. Non solo, il gioco si faceva notare anche per la sua veste grafica, totalmente in cel shading, con personaggi ed ambientazioni tratteggiati da segni spessi e colori pastello. Un titolo molto particolare quindi, che non a caso è rimasto nel cuore di molti, e che ora che è arrivato su PC si apre ad un pubblico ancora maggiore. Il tempo passa però, e lascia i suoi segni anche su produzioni simili.

La storia di Welkin Gunther e Alicia Melchiott, inquadrabili come i due protagonisti del gioco, è sicuramente tra i punti più affascinanti della produzione SEGA. E' tutto il contesto a risultare intrigante, quei fittizi anni trenta del secolo scorso, nei quali la direzione artistica, da applausi, colloca personaggi, veicoli, oggetti, luoghi dal sapore particolare. La coerenza stilistica è assoluta, tutti gli elementi sono perfettamente inseriti, il disegno di matrice giapponese crea schermate dal gusto europeo, con una grande attenzione ai dettagli, senza però saturare le scene di orpelli. La più grande qualità del gioco rimane, a sei anni di distanza dalla sua uscita, perfettamente inalterata, certamente la pura tecnica non è al livello delle produzioni odierne, ma non vi si fa caso. Per gli occhi, Valkyria Chronicles è una pura gioia.

[caption id="attachment_137750" align="aligncenter" width="600"]Valkyria Chronicles screenshot Valkyria Chronicles - screenshot[/caption]

Fin dai primi momenti ci si accorge che il ruolo ricoperto dalla narrazione è fondamentale, e non accessorio. La maggior parte del team di sviluppo proveniva dalla serie Sakura Wars, e chi ne è appassionato sa quanto siano importanti nei suoi giochi le scene di intermezzo, i dialoghi tra i personaggi, la loro psicologia. In Valkyria Chronicles c'è quindi grande spazio per questi momenti, pari, in una ipotetica pesa della sostanza della produzione, alle fasi di battaglia vere e proprie. Si va oltre i livelli di altre produzioni del genere, come gli ultimi episodi della serie Fire Emblem: qui non ci si trova di fronte ad eventi occasionali o alle classiche introduzioni delle missioni, in certi momenti sembra quasi di trovarsi di fronte ad una visual novel. Questo potrebbe ulteriormente stuzzicare gli amanti delle produzioni particolari, ma è possibile che altri non gradiscano i suoi ritmi, un po' blandi e prolissi, così come alcuni episodi un po' troppo pesanti e stereotipati.

"Da una mappa, si accede ad ogni singola unità sul terreno, sfruttando un punto CP; si entra così in una visuale in terza persona, dalla quale controllarla direttamente"

Una volta che, finalmente, si entra in battaglia il gioco mostra delle buone qualità. Al nostro controllo sono affidati soldati di diverse classi: scout, dalle ottime capacità di movimento, shocktroopers, di valore elevato in attacco a corto raggio e difesa, ingegneri, utili per ripristinare munizioni e riparare i mezzi, lancer, dotati di armi anticarro, cecchini, che prediligono la lunga distanza; in più, i carri armati, buoni per sfondare le linee nemiche, disporre della fanteria e ingaggiare i tank nemici. Da una mappa, si accede ad ogni singola unità sul terreno, sfruttando un punto CP; si entra così in una visuale in terza persona, dalla quale controllarla direttamente, facendola muovere entro le proprie potenzialità, dettate da un'apposita barra, che si esaurisce mano a mano che si procede. E' possibile ingaggiare solo un nemico per volta, ma la stessa unità è selezionabile più volte nel corso del proprio turno.

Il sistema di gioco funziona, e bene. E' necessario ponderare bene cosa si fa e con quale unità, perché isolarne una, rispetto al resto della compagnia, significa mandarla incontro a morte certa (a proposito, c'è la morte permanente, ma quando un soldato viene abbattuto può essere ancora salvato, a patto che non venga raggiunto da un nemico, chiamando un medico entro tre turni). Inizialmente si fa fatica ad imbastire tattiche ben ponderate, poi ci si trova sempre più a proprio agio, e le battaglie diventano molto interessanti. Purtroppo però, il gioco soffre di difetti che sei anni fa erano ancora parzialmente scusabili, oggi denunciano la loro pesantezza.

[caption id="attachment_137751" align="aligncenter" width="600"]Valkyria Chronicles screenshot Valkyria Chronicles - screenshot[/caption]

Per farsi strada nel campo di battaglia è fondamentale utilizzare i ripari. I soliti sacchetti di sabbia sono il luogo perfetto per tirare il fiato o per assumere una posizione difensiva, e soprattutto forniscono sensibili bonus quando ci si accuccia dietro di essi, tramite l'apposito comando. Questo comando non è però utilizzabile in nessuna altra circostanza, quindi macerie, mezzi meccanici, edifici, nascondono sì parzialmente le unità, ma dal punto di vista del gameplay stare dietro un muretto o completamente allo scoperto ha lo stesso effetto. Non sappiamo quanto lavoro avrebbe richiesto sistemare tale questione, ma il suo peso si sente eccome, soprattutto quando le cose iniziano a farsi più impegnative e si cerca una maggiore strategia nella propria azione, senza però trovare un adeguato sostegno più che nel level design proprio nel sistema di gioco stesso. Si rintraccia poi una certa mancanza di profondità sia nella componente ruolistica, in realtà appena accennata, con la progressione di livello che avviene tramite appositi menu, sia in quella prettamente tattica, priva di particolari opzioni e di varietà, e con un'intelligenza artificiale degli attori in campo deficitaria.

Nonostante questi rilievi, che non poco incidono sull'economia complessiva del gameplay, Valkyria Chronicles riesce comunque a conquistare gli amanti dei giochi di ruolo tattici. La sua formula di gioco risulta ancora essere originale, nonostante i sei anni passati, che ne hanno però scalfito la solidità e la qualità nella sua implementazione. Atmosfera e direzione artistica sono di prim'ordine oggi come allora, ed in generale arriviamo a pendere decisamente verso il consigliabile, per una produzione che di certo ha delle buone qualità, ma ugualmente presenta sensibili pecche.

Continua a leggere su BadTaste