Recensione - Tomb Raider - Rinascita
A Crystal Dynamics va senza dubbio riconosciuto il merito di non aver sbagliato nel caratterizzare la nuova Lara
Abbiamo provato a fondo il ritorno di Lara Croft, ad opera di Crystal Dynamics e Square Enix
Naufraga su un’isola del triangolo del Drago, arcipelago al largo del Giappone, la nuova Lara è ben lontana dal personaggio ormai radicato nell’immaginario collettivo. Questa è infatti una storia di origini, un vero e proprio “nuovo inizio”, volto a mostrarci come Lara sia diventata una combattente, una sopravvissuta. L’isola si configura quindi non solo come lo sfondo alle avventure, ma anche il primo nemico da sconfiggere. Caratterizzato da una natura selvaggia e da bizzarri fenomeni climatici, il fazzoletto di terra è perdipiù abitato da una sorta di setta molto ben organizzata e ostile, i cui membri, per motivi all’inizio non chiari, le proveranno tutte per mettere in difficoltà la protagonista e il resto dell’equipaggio di superstiti al naufragio.
Si tratta, probabilmente, della volontà di Crystal Dynamics di lasciare la scelta totalmente nelle mani del giocatore: chi vorrà, potrà affrontare Tomb Raider come un’esperienza del tutto lineare, senza per questo perdersi nulla, mentre i completisti potranno liberamente decidere di esplorare ogni angolo dell’isola. Purtroppo, così facendo, viene meno la motivazione ad applicare al gioco uno stile di gameplay più approfondito, dato che la perlustrazione e il backtracking non presentano grandi attrattive. Queste ultime si riassumono nei classici collezionabili, tra cui i più interessanti sono senza dubbio i Diari, in grado di rivelare qualche retroscena sul passato di Lara e degli altri naufraghi e sulla misteriosa setta. Reliquie e Coordinate GPS si rivolgono invece solo ai completisti, senza alcuna ricompensa tangibile conseguente al loro ritrovamento. Più riuscite invece le Tombe, piccoli livelli opzionali "nascosti" nelle ambientazioni (il virgolettato è d'obbligo, dato che rintracciarle non costituirà mai un esercizio difficile). Questi offrono una ricompensa in termini di Materiali ed esperienza in cambio della soluzione di un puzzle basato sulla fisica e sugli elementi (fuoco, aria, acqua). Per quanto piuttosto semplici e non presenti in gran numero, rappresentano comunque una variante piacevole allo scorrere regolare del gameplay.
Se concettualmente l’alternanza serrata tra arrampicate e sparatorie può apparire in linea con la tradizione della saga, la natura ormai quasi completamente guidata e scriptata delle fasi platform, che enfatizza l’elemento cinematografico sacrificando il livello di sfida, allontana la nuova concezione da quella classica, proponendo scalate molto semplici da completare, eppure arricchite da continui eventi dinamici di grande effetto (come gli imprevisti, e molto diffusi, crolli delle strutture). Proprio in questo elemento l’eredità di Uncharted si nota particolarmente, addirittura andando ad interessare la tipica colorazione dei bordi ai quali è possibile appendersi, introdotta originariamente nella trilogia di Naughty Dog. Quanto alle possibilità sempre nuove nell’arrampicata, queste si basano sui due strumenti a disposizione di Lara. L’arco potrà ad esempio essere utilizzato per tendere delle corde tra due punti elevati, collegandoli, oppure per incendiare dei contrappesi e attivare meccanismi, o ancora per attirare a sé oggetti lontani. La picozza invece sarà utile per aprire porte e bauli sigillati e scalare pareti di roccia friabile.
Il confronto con i nemici, dal canto suo, non si rivela mai troppo impegnativo, a causa principalmente di un’intelligenza artificiale nemica non brillantissima, e di una gestione delle coperture discutibile. Quelle a disposizione del giocatore, molto intuitive, funzionano bene, ma i nemici le sfruttano in maniera approssimativa, lasciando spesso scoperte parti vitali del corpo, rendendo così sin troppo facile stanarli. Soddisfacente è invece il feedback restituito dalle tre armi da fuoco, pistola, fucile d’assalto e a pallettoni, i quali, migliorando nell’aspetto e nell’efficienza, si rivelano divertenti da usare e versatili.
Contornando l’azione serrata e la regia di buona qualità con una storia solo inizialmente interessante, in realtà sin troppo leggera, soprattutto nella caratterizzazione dei comprimari, Tomb Raider si inserisce perfettamente nel contesto degli action adventure di questa generazione. Superficiale in alcune delle sue componenti, in particolare l’esplorazione e la raccolta delle risorse, compensa proponendo una discesa a rotta di collo giù per un toboga continuo di esplosioni, crolli, fughe rocambolesche, sparatorie in netta inferiorità numerica. A Crystal Dynamics va senza dubbio riconosciuto il merito di non aver sbagliato nel caratterizzare la “nuova Lara”, credibile tanto nell’aspetto quanto nella progressiva martirizzazione e trasformazione in una sopravvissuta, e di aver saputo approfondire le solida fondamenta ereditate dalla saga di Uncharted, aggiungendovi molte possibilità e elementi di crescita. Parte della buona riuscita del progetto la si deve anche al comparto grafico, caratterizzato da un design di livello e da una buona ottimizzazione su console HD. Sebbene vi siano alcune sbavature, come texture non sempre definite, una realizzazione dell’acqua carente e diverse imprecisioni nel comparto animazioni, il colpo d’occhio complessivo è notevole, soprattutto nelle ambientazioni in esterni.
Alla già longeva campagna singolo giocatore, Tomb Raider affianca un comparto multiplayer dotato di uno scarso numero di modalità e mappe. Con il deathmatch a squadre e tutti contro tutti davvero poco interessanti, solo Salvataggio, una stipulazione con obbiettivi asimmetrici per due squadre da quattro giocatori, riesce a distinguersi dal contesto, ma nel complesso il comparto è destinato a perdere di fascino nel giro di qualche ora, come confermato anche da una popolazione dei server non certo eccezionale.
Sebbene quella proposta da Crystal Dynamics sia un’avventura sostanzialmente molto lineare e guidata, il nuovo Tomb Raider rappresenta nel complesso un lavoro di rifondazione riuscito. Soddisferà senza dubbio gli appassionati di action adventure senza troppe pretese dal punto di vista dell’impegno richiesto, e gratificanti invece dal punto di vista della varietà del contesto e della spettacolarità, grazie alla buona regia delle sequenze cinematografiche e al comparto tecnico apprezzabile. Chi invece cerca un’esperienza più approfondita, dove l’esplorazione libera dell’ambientazione venga supportata da ricompense interessanti a livello di gameplay, rischia di rimanere deluso. Nel tentativo di accontentare una fascia d’utenza più ampia possibile, gli sviluppatori hanno confezionato un’avventura esplosiva e frenetica, allo stesso tempo poco impegnativa e approfondita, decisamente in linea con i canoni dell’intrattenimento di questi anni.
Tipologia di Gioco:Tomb Raider è un action adventure lineare e piuttosto guidato, in grado al contempo di offrire qualche chance di esplorazione e backtracking, purtroppo non adeguatamente supportate. La mappa dell'isola è sempre disponibile per tornare sui propri passi e recuperare i molti collezionabili, ma le ricompense a livello di gameplay mancano del tutto, lasciando questo esercizio solo ai fanatici del completamento al 100%. Lo scorrere lineare della trama è invece caratterizzato da un ritmo elevatissimo e spettacolare, che alterna con efficacia scontri con armi da fuoco e arrampicate parzialmente guidate e scriptate.
Come è Stato Giocato:Abbiamo completato la campagna in circa 9 ore al livello Normale, raccogliendo un buon numero di collezionabili. Abbiamo successivamente ricominciato a Difficile, scoprendo come l'unica differenza sia rappresentata dal danno inferto dai nemici. Il comparto multigiocatore ci ha impegnato per altre quattro ore, peraltro più che sufficienti per esaurire le sue scarse attrattive.