Recensione - The Stanley Parable - Ludica(mente)

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The Stanley Parable fa riflettere in maniera intelligente sui limiti e le potenzialità del nostro media

Galactic Café ci propone un viaggio alla ricerca delle radici della narrazione videoludica...

Il tema delle Variazioni è un classico in letteratura, nella musica e al cinema: gli artisti, mostrando l'abilità con cui reinventano strutture sempre piuttosto simili ne approfittano per riflettere sul senso del linguaggio che utilizzano, sui suoi limiti e sul suo valore. Nel mondo dei videogiochi, se escludiamo gli esperimenti di Hideo Kojima con la serie di Metal Gear Solid, pochissimi autori hanno riflettuto per davvero sui limiti e sulle potenzialità del nostro media, preferendo - con una certa pigrizia - applicare modelli di gameplay abbastanza uguali a se stessi, sebbene con leggere reinterpretazioni.

Laddove Kojima, però, sembra risolvere tutti i problemi della narrazione videoludica ripiegando, di fatto, sull'esempio del grande cinema hollywoodiano, con scene d'intermezzo lunghissime e trame contorte, l'operazione di Galactic Café è ben diversa. Davey Wreden e i suoi collaboratori, infatti, hanno costruito The Stanley Parable pescando a piene mani dai  tomi di semiotica, divertendosi a trascinare gli strumenti a disposizione del videogioco fino ai loro limiti più parossistici.

In The Stanley Parable, praticamente, non c'è gameplay: nei panni di un mediocre impiegato dovremo solamente seguire le indicazioni di una voce fuori campo che, in maniera piuttosto surreale, ci spiega i nostri pensieri, guidandoci nell'esplorazione delle varie stanze e narrandoci quello che è accaduto ai nostri colleghi. Giusto per capirsi: Stanley non salta, non può interagire con quasi nulla, non ha armi e non sa usare nessuno strumento particolare. A pochi minuti dall'inizio del "gioco" però, saremo posti davanti al vero cuore dell'intera esperienza, ovvero la scelta. Dovremo infatti decidere se seguire le indicazioni dell'onnipresente voce, entrando in una specifica porta, oppure fregarcene e prendere altre strade. Da questo punto in poi The Stanley Parable si apre come un enorme frattale, rivelando una serie di opzioni diverse, sottotrame, ambienti  e possibilità d'interazione che non vogliamo svelarvi. Gli sviluppatori si sono divertiti a svelare, in ogni singola stanza, un piccolo paradosso narrativo, mostrando tutte le debolezze che, inconsciamente, accettiamo in ogni videogame. The Stanley Parable gioca con quella che, in gergo, si chiama sospensione dell'incredulità e, senza alcuna velleità critica, fa riflettere in maniera intelligente sui limiti e le potenzialità del nostro media, dimostrando una volta di più come il videogioco, oltre ai frag e alle avventure piratesche (che, per inciso, noi amiamo e sicuramente amano pure i ragazzi di Galactic Café), può offrire chiavi interpretative del tutto nuove e, esattamente come ogni altri media, ha tutti gli strumenti necessari per riflettere su se stesso, sulle sue debolezze e sulle sue particolarità. The Stanley Parable, di certo, non è un prodotto per tutti e, come certi film di Von Trier o Eisenstein, è pensato principalmente per un pubblico di "addetti ai lavori", capaci di cogliere tutti i sottili riferimenti e desideroso di vivere un'esperienza decisamente fuori dai classici canoni ludici.

The Stanley Parable, dunque, è una vera e propria perla anche se, come accade per le opere d'avanguardia, necessita di un impegno intellettivo superiore rispetto ai videogiochi medi e, con tutta probabilità lascerà indifferente chiunque cerchi nel gaming un semplice passatempo. Gli appassionati, invece, si divertiranno a spendere ore alla ricerca di tutti i possibili finali (sei in totale) scoprendo, o confermando, che le basi del gaming, dopotutto, non sono più o meno fragili di quelle di qualsiasi altra opera, semplicemente rispondono a dinamiche originali.

Tipologia di Gioco:

Se vogliamo incasellare The Stanley Parable in un genere definito si potrebbe dire che è un'avventura indie in cui dovremo interpretare un impiegato. In realtà il gioco offre una riflessione non banale sui limiti e le potenzialità della narrazione videoludica, giocando con gli strumenti del racconto in maniera simile a quello che Italo Calvino fece con Se una notte d'inverno un viaggiatore.

Come è Stato Giocato:

Abbiamo testato The Stanley Parable grazie a un codice Steam gentilmente fornitoci dagli sviluppatori. Per visionare tutti e sei i finali possibili abbiamo impegato circa un'ora e mezza. Segnaliamo che il gioco, almeno per ora, è totalmente in inglese e che la comprensione della lingua parlata è necessaria per avanzare, dunque ne consigliamo l'acquisto solo a chi non ha nessun problema con la lingua di Sua Maestà Britannica.

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