Recensione - The Last Story - La Fantasia di Sakaguchi

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Last Story rompe con la tradizione dei jRPG del maestro di Final Fantasy, rifiutando i combattimenti a turni e portandoli in real time

Recensiamo il nuovo JRPG firmato dal maestro Hironobu Sakaguchi...

Uno dei primissimi attacchi che i personaggi subiscono sorprende il protagonista mentre, durante un ricevimento, si era isolato assieme alla principessa, nella parte superiore del palazzo reale. Costretti a ingaggiare battaglia per raggiungere il resto della compagnia alla base del palazzo bersagliato da violenti colpi nemici, i due corrono lungo i corridoi pronti a gettarsi nell’azione quando lei lo ferma e gli dice: “Stiamo passando davanti alla mia camera da letto, che ne dici se mi cambio d’abito per la battaglia?”. E così accade, una piccola ellisse sul nero nasconde il cambio d’abito dopodichè il gioco riprende.

Ecco, The Last Story è tutto qui, un gioco che quando può abdica l’azione a favore del racconto e che è molto preoccupato di elementi quali i vestiti (i cui colori, per ognuno dei 6 personaggi sono personalizzabili dal giocatore) o le tinte dei capelli (acquistabili lungo il gioco al pari delle armi e dei rinforzi).

Non è certo mistero che ad Hironobu Sakaguchi interessino più gli elementi che portano coinvolgimento nella trama rispetto al gameplay in sè. Tuttavia Last Story rompe con la tradizione dei JRPG del maestro di Final Fantasy, superando l'active time battle e abbracciando un gameplay in tempo reale (anche se si può scegliere tra stile manuale, in cui si premono i pulsanti per affondare i colpi, o automatico, in cui basta dirigersi verso il nemico per portare l’attacco). Ci si nasconde dietro gli oggetti disseminati nel campo come in Gears Of War, si mira e si lanciano frecce come in Zelda e si affrontano masse di nemici passando da uno all’altro come è uso da God of War in poi.

In The Last Story la strategia conta molto più dell'azione. Prima di affrontare i nemici la loro posizione è sempre illustrata, con visuale dall’alto, e quando si combatte in 6, il modo migliore per vincere è sempre agire in modo da facilitare il gioco dei compagni. Non a caso uno dei primi poteri che si acquisiscono è il gathering, ovvero attirare a sè tutti i nemici per far rifiatare i compagni, lasciargli portare a termine un attacco magico o anche solo per lasciare scoperto l’elemento più pericoloso della gang avversaria.

Anche i miglioramenti alle armi, per quanto ampi, frequenti e consistenti non sembrano poi essere così determinanti rispetto ad una strategia ben pianificata. Lo stesso Sakaguchi ha definito l’idea del gathering (cioè portare discontinuità nell’organizzazine nemica) “il vero cuore del gioco”.

The Last Story, cosa strana per un JRPG, offre una componente multigiocatore piuttosto strutturata. Dal classico deatmatch a modalità più cooperative. La difficoltàsta tutta nel coordinarsi non con un’intelligenza artificiale come quando si è soli ma con i ben più imprevedibili esseri umani collegati.

Sbrigata la pratica del gameplay d’azione si entra nel vivo del videogame solo parlando della storia e di come il racconto si inserisca nel flusso di gioco.

The Last Story integra cutscene con una frequenza maggiore del solito, spesso vediamo un semplice dialogo (a volte possiamo modificare le risposte, ma non sempre farlo è utile ai fini della trama), altre volte si tratta lunghi momenti narrativi. Con un montaggio che considera le parti giocate importanti tanto quanto quelle non giocate, la nuova creatura di Sakaguchi porta i suoi mondi (sempre diversi ma dal feeling sempre uguale) ad un livello di integrazione maggiore con i giochi più canonici. Le tempistiche non sono esattamente quelle che ci si aspetterebbe da un JRPG canonico, bastano una quindicina di ore per arrivare al filmato finale. Complessivamente la sensazione che si ha quella di essere davanti a un ibrido fra action e JRPG, in cui la trama riveste un ruolo fondamentale.

Parlando nello specifico della vicenda, The Last Story ci racconta di 6 mercenari, guerrieri di ventura dotati di poteri magici,  che intraprendono missioni a pagamento ma sognano un domani migliore diventando cavalieri. Hanno i caratteri tipici dei racconti giapponesi: lo spaccone, il serio e carismatico, l’efebico, la sfrontata e sguaiata, l’introversa, il misterioso misantropo e i delicatissimi due protagonisti. L’incontro con una misteriosa ragazza che quasi subito si rivela la principessa del regno in cui sono giunti scatena l’intreccio e li porta a combattere e scoprire una serie di misteri illustrati ad inizio gioco.

Nulla di eccessivamente originale, eppure la sensazione di essere di fronte a qualcosa di particolare è chiara fin da subito, da quando il doppiaggio in puro british fa risuonare intonazioni teatrali e alcune frasi pronunciate dal protagonista lasciano un segno molto più forte di quanto non siano solite fare le classiche sceneggiature ludiche.

Se proprio dobbiamo trovare una pecca, questa va ricercata nel comparto tecnico - per ovvi motivi - molto lontano da quello delle rivali. Come era già accaduto per Xenogears, gli sviluppatori hanno fatto molta fatica a tirar fuori dal Wii una grafica che fosse almeno vicina alla loro visione. Purtroppo in questo senso non c'é moltissimo da fare e, anzi, il lavoro di Mistwalker rimane molto pregevole, pur non raggiungendo i livelli miracolosi di Xenogears e Zelda

Per quanto riguarda i controlli, anche The Last Story segue quella che ormai sembra essere l'impostazione di tutti i titoli core per Wii, ovvero l'ignorare totalmente le possibilità di motion control offerte dal WiiMote. Controlleremo i personaggi con un'impostazione classica, che più classica non si può, nunchuck per i movimenti e WiiMote per le azioni contestuali. In questo senso, tuttavia, segnaliamo qualche incertezza delle telecamere e del sistema di puntamento, non sempre risponsivi come dovrebbero e, soprattutto, a volte poco precisi nella selezione dei bersagi giusti.

In realtà questo problema comincia a farsi sentire solo nelle fasi avanzate del gioco, in quanto all'inizio i combattimenti non sono mai troppo impegnativi e permettono di gestire l'intera battaglia senza troppa frenesia.

Dulcis in fundo la musica.

Last story in copertina ha due nomi: Hironobu Sakaguchi e Nobuo Uematsu, rispettivamente autore e compositore delle musiche. Anche chi non conosce il lungo sodalizio tra i due può capire da questo particolare quanto conti la musica in The Last Story.

Il contesto sonoro è continuo, le tracce sono numerose e soprattutto è proprio alla musica che spesso viene demandato il compito di creare l’atmosfera giusta. Avendo a disposizione una trama che esalta al massimo una storia d’amore e predestinazione tra creature fragili e sofferenti, i temi di Uematsu (sakamotiani come pochi) condiscono con sapienza i momenti culminanti.

Video:

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