Recensione - The Last of Us - Gli ultimi

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Joel non è coraggioso, non è forte, non ha grandi ideali; corre, soffre, si arrampica, ma in ogni suo gesto si vede la fatica di un uomo comune costretto a vivere in un mondo da incubo

The Last of Us arriva su Playstation 3, ed è subito capolavoro...

Sarà un caso, ma The Last of Us, tradotto in italiano, si presta a una duplice interpretazione: gli ultimi, ma anche l’ultimo. La struttura indefinita della grammatica inglese, che - semanticamente - preferisce sempre l’impersonale all’eccessiva caratterizzazione, permette di capire il senso profondo dell’ultima creazione di Naughty Dog.

La dicotomia Io/Noi fa da sottotesto all’intera avventura di Joel ed Ellie; partendo da una struttura molto classica, quella del road movie adulto/ragazzino, The Last of Us costruisce una vicenda personale e drammatica, dove gli infetti, l’apocalisse e la lotta per la sopravvivenza altro non sono che mistery box, ingranaggi perfettamente oliati utili per far avanzare la narrazione ma che non prendono mai il sopravvento su una componente drammatica che non ha eguali nel gaming moderno.

The Last of Us è, prima di tutto un grande gioco, capace di coinvolgere, appassionare e divertire; Naughty Dog ha preso la struttura degli action in terza persona e, senza inventarsi strane rielaborazioni, ha fatto quello che sa fare meglio, ovvero unire una componente ludica molto solida a una non comune abilità narrativa. Senza sbilanciarsi né da un lato né dall’altro, gli sviluppatori hanno creato un’avventura dal respiro romanzesco, che attraversa i mesi e le stagioni come la grande narrativa ottocentesca. The Last of Us ci fa provare il freddo degli inverni senza riscaldamento e l’afa torrida della costa est mettendoci alla guida di un protagonista, umano, troppo umano, carico più di debolezze che di eroismo. Joel non è coraggioso, non è forte, non ha grandi ideali; corre, soffre, si arrampica, ma in ogni suo gesto si vede la fatica di un uomo comune costretto a vivere in un mondo da incubo, orrendamente diverso da quello cui si era abituato. Ellie, al contrario, è nata molti anni dopo l’esplosione della malattia, non ha mai conosciuto il mondo “normale”, l’odore della morte non è una novità, mentre l’affetto rischia di esserlo. Joel è diventato un sopravvissuto, Ellie ci è nata.

Nulla è semplice in The Last of Us, gli sviluppatori hanno saggiamente limitato - di molto - le armi disponibili e, com’è giusto che sia, nella maggior parte dei casi, esplodere un colpo di pistola farà più danni che benefici. Il vero sovrano del mondo del gioco, infatti, è il rumore: i clicker, i mostruosi infetti che dominano le terre desolate fra una città e l’altra, sono ciechi ma sensibilissimi ai suoni, mentre gli esseri umani non saranno mai troppo amichevoli con chi ha il grilletto troppo facile. Bottiglie, mattoni e pezzi di legno o metallo, molto presto diventeranno i nostri migliori amici, mentre quando avremo la fortuna di trovare (o riusciremo a costruire) un coltello, pregheremo perché non si rompa durante qualche scontro.

Uccidere non è affatto semplice in The Last of Us. Ogni singola morte ci costringe a fare i conti con la nostra umanità e, ben fin dalle primissime ore di gioco, ammazzare diventa un atto del tutto innaturale, che cercheremo di evitare in ogni modo. Naughty Dog, per la prima volta nella storia del gaming, è riuscita a rendere una delle azioni più classiche, ovvero “uccidere i nemici”, qualcosa di terribile e inaccettabile.

Parlare di tecnica o gameplay in The Last of Us avrebbe molto poco senso, gli unici limiti del gioco sono quelli imposti dall’età della macchina su cui gira, ovvero Playstation 3. Certo, il sistema di coperture non è sempre perfetto, e l’intelligenza artificiale dei nemici mostra, spesso, delle lacune non indifferenti ma, lo ripetiamo, si tratta di blocchi tecnologici, e non di problemi legati a uno sviluppo superficiale o poco approfondito. Da ogni punto di vista, dunque, The Last of Us rappresenta l’apice massimo raggiunto (e raggiungibile) non tanto da Playstation, quanto dall’intera generazione che sta per chiudersi. Nei prossimi anni questo gioco sarà ricordato accanto a Super Mario Bros., Half Life 2 e a pochi altri caposaldi del gaming di ogni tempo. Se avete una Playstation 3 sarebbe un delitto non acquistarlo.

The Last of Us, in questo senso, è davvero l’ultimo di noi, l’ultimo grande titolo prima del futuro, prima delle future console e dei loro mondi immaginifici.

Tipologia di Gioco:

The Last of Us è un action in terza persona ambientato in un futuro post apocalittico, dove un fungo parassita ha decimato l'umanità e trasformato gli infetti in mostruose creature violente ed irrazionali.

Come è Stato Giocato:

Abbiamo testato il gioco grazie a una copia review fornitaci da Sony Italia. Per scrivere questa recensione abbiamo completato l'intera modalità storia a livello normale e difficile.

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