Recensione - The Evil Within

Il padre dei survival horror ci delizia con il suo nuovo titolo: The Evil Within

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Se non il primo, Resident Evil è stato senza ombra di dubbio il più famoso survival horror mai realizzato, che con le sue atmosfere lugubri ed i suoi zombi ha spaventato intere generazioni di videogiocatori. La brillante mente dietro a questa serie cult è Shinji Mikami, ex dipendente Capcom che ha abbandonato ormai da alcuni anni l’azienda madre per formare un suo studio indipendente, Tango Gameworks, grazie al quale ha potuto ottenere quella libertà creativa che tanti sviluppatori vanno ormai cercando di questi ultimi tempi. Il primogenito della nuova avventura dello sviluppatore giapponese è un titolo realizzato sotto l’ala protettrice di ZeniMax Media Inc. e si tratta nientemeno che di un survival horror dalle atmosfere lugubri e claustrofobiche. Ebbene si, con The Evil Within, questo il nome del titolo, il caro Mikami è voluto tornare alle origini della sua carriera per spaventare ancora una volta il pubblico attraverso incubi tanto inquietanti quanto intriganti. Superare sé stessi non è però cosa facile ed il rischio di dare vita ad un titolo che è soltanto l’ombra dei propri passati lavori è più che tangibile. Sarà questo il caso di The Evil Within?

[caption id="attachment_106779" align="aligncenter" width="600"]the-evil-within_001 The Evil Within - Logo[/caption]

"The Evil Within riesce dove molti altri titoli hanno fallito: spaventare"

Per realizzare un buon horror è indispensabile saper creare atmosfere angoscianti ed al tempo stesso presentare al giocatore gli eventi con una regia che sia in grado di generare tensione e suspense. Sotto questo punto di vista The Evil Within svolge il suo sporco lavoro con una certa efficacia ed infatti quanto messo in piedi da Tango Gameworks è davvero degno di lode. C'è una tangibile pesantezza generale avvertibile fin dai primi istanti, data principalmente da una scelta di palette cromatiche assolutamente azzeccata, che tendono a far apparire tutto ciò che compare a schermo come fosse marcio, usurato, decadente, un incubo insomma. Accanto a ciò ci sono poi altre precise scelte di design come la realizzazione stessa delle location, sempre estremamente sinistre e dall'aria ostile, o la caratterizzazione vera e propria dei nemici, orrendi corpi mutilati che creeranno disgusto e disagio in più di qualche videogiocatore. Per certi versi si potrebbe dire che dal punto di vista delle atmosfere il titolo abbia pescato a piene mani dalla mitologia di un altro grande horror, Silent Hill, riproponendo un pattern stilistico molto simile pur mantenendo una sua ben precisa identità. Quello che forse funziona meno però è la componente narrativa vera e propria, non tanto in ciò che propone quanto in come lo propone. Il titolo vede il detective Sebastian Castellanos impegnato in alcune indagini relative ad una serie di efferati omicidi avvenuti in una clinica psichiatrica della città di Krimson City, arrivato sul posto però verrà presto in contatto con alcune entità soprannaturali che metteranno in serio pericolo la sua sanità mentale. Da qui inizia quello che è un vero e proprio viaggio delirante all’interno del mondo di The Evil Within, viaggio di cui è davvero difficile coglierne il filo logico durante le prime ore di gioco. Per carità, il tema portante della trama è proprio la pazzia e tutto ciò che ne concerne, forse però Mikami si è fatto un po’ troppo prendere la mano ed ha esagerato nell’inanellare, uno dopo l’altro, cliffhanger, visioni vaneggianti e cambi repentini di location.

[caption id="attachment_129938" align="aligncenter" width="600"]The Evil Within - screenshot The Evil Within - Screenshot[/caption]

Se da un punto di vista stilistico e narrativo il gioco si discosta abbastanza da ciò che è la serie Resident Evil lo stesso non si può dire del gameplay. Quanto messo in piedi da Tango Gameworks potrebbe essere definito, senza troppi problemi, come il seguito spirituale di Resident Evil 4 e questo grazie a tutta una serie di scelte implementative che ne hanno reso il giocato davvero piacevole ed impegnativo. Il titolo si presenta innanzitutto come uno sparatutto in terza persona con telecamera molto ravvicinata al personaggio, nel quale si sarà chiamati ad esplorare ambientazioni di vario tipo e, naturalmente, affrontare molteplici nemici. Questi sono dotati di una discreta intelligenza artificiale, risultano essere molto coriacei da abbattere, infliggono un gran numero di danni e dovranno essere necessariamente bruciati per impedirne la rigenerazione; se aggiungete a ciò il fatto che i kit medici, i proiettili ed i fiammiferi scarseggiano capirete che ogni azione che si andrà ad eseguire dovrà essere ben ponderata, pena il finire ammazzati nel giro di pochi secondi. Una versione un po’ più difficile di Resident Evil 4 insomma. Non proprio: per aggiungere varietà al gameplay sono state introdotte delle interessanti dinamiche stealth che permettono di aggirare i nemici ed eliminarli silenziosamente, così da offrire al giocatore molteplici tattiche per affrontare le varie minacce che gli si pareranno davanti. Se aggiungete a ciò la presenza di trappole disseminate per i livelli ed enigmi di vario tipo da risolvere otterrete che questo The Evil Within è dotato di un gameplay assolutamente pregevole, che tiene il giocatore costantemente sul filo del rasoio proponendogli sfide sempre nuove anche quando non è impegnato in combattimenti all’ultimo sangue. Interessante infine il sistema di armi: l’arsenale a disposizione del giocatore è vario e ben differenziato e va dalla classica pistola all’imponente balestra, inoltre le caratteristiche delle armi così come le abilità del personaggio potranno essere potenziate a piacimento pagando con l’apposita moneta di gioco e ciò ci consentirà di affrontare le varie minacce in maniera più reattiva ed efficace.

[caption id="attachment_129942" align="aligncenter" width="600"]The Evil Within - screenshot The Evil Within - Screenshot[/caption]

Accanto ad un gameplay solido ed avvincente non vi è un altrettanto buono comparto tecnico. Il titolo è si bello da vedere ma soffre purtroppo di alcuni difetti non da poco, che minano talvolta l’esperienza di gioco. Nonostante l’aspect ratio utilizzato riduca la risoluzione dell’immagine renderizzata a schermo a 1920x768 su PlayStation 4, sono comunque frequenti cali di frame abbastanza fastidiosi, che si verificano principalmente in aree particolarmente grandi o durante combattimenti affollati. Notevoli invece le texture utilizzate, così come gli effetti particellari e l’ottimo sistem adi illuminazione; meno impressionanti invece i modelli poligonali e le animazioni facciali, che risentono un po’ della natura cross generation del titolo. Sublime infine il comparto sonoro, costituito da brani di grande atmosfera ed effetti estremamente inquietanti, in grado di mantenere alta la tensione dall’inizio alla fine.

The Evil Within, pur non stravolgendo o innovando il genere dei survival horror, riesce dove molti altri titoli hanno fallito: spaventare. Il gioco è pregno in ogni suo anfratto di quell’atmosfera angosciante e claustrofobica tipica del genere a cui appartiene e, cosa più importante, svolge il suo compito senza ricorrere a trucchetti da casa degli orrori. La tensione è tangibile e costante, i nemici difficili da abbattere, le risorse scarseggiano ed i boss fight richiedono un certo livello di abilità per essere superati. I punti deboli che più gravano sul giudizio finale sono purtroppo una trama confusionaria e inizialmente poco comprensibile e, soprattutto, una realizzazione tecnica ballerina, che talvolta mina l’esperienza di gioco a causa di qualche incertezza di troppo nel framerate. Se però siete in grado di passare sopra a questi difetti vi troverete tra le mani un prodotto assolutamente pregevole. Il RE è tornato, lunga vita al RE!

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