Recensione - The Cave - Quanto è profonda la caverna?

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The Cave è una vera provocazione, che non asseconda il giocatore ma gli sbatte in faccia la verità

Recensito per voi il nuovo capolavoro di Ron Gilbert...

Ron Gilbert è tornato. Ventidue anni dopo Monkey Island 2, il genio che ha rivoluzionato l’avventura grafica e lo storytelling nei videogiochi è di nuovo all'opera. E non sembra passato un giorno! A giudicare dalle caratteristiche e dalla modernità di The Cave, il suo nuovo videogioco, sembra quasi sia tornato ragazzino, pronto ad assorbire tendenze, mode e modalità produttive degli ultimi anni ma anche dotato di una valanga di ardore da esternare.

The Cave appare come un riuscito incrocio tra Monkey Island (per gli elementi di avventura grafica e l’umorismo), Limbo (per il design elaborato e la concezione semplice di platform, dove la morte non è un problema) e Braid (per la maniera poco convenzionale e molto pittorica con la quale è narrato il misterioso background di ogni personaggio). L'eclettico sviluppatore torna lontano dalle grandi case di produzione e in totale autonomia assieme ad uno studio di piccole dimensioni (Double Fine Productions), appoggiato quasi interamente da un finanziamento ottenuto tramite Kickstarter, ossia direttamente dai sostenitori (con una campagna che aveva l’obiettivo di raggiungere i 400.000$, e si è chiusa a quota 3,3 milioni).

"Ron Gilbert senza freni", insomma. Forse, in un prossimo futuro studieremo quest'era di crescita dei prodotti indipendenti con nostalgia, guardando come i nomi più importanti dell'industria tornavano ai massimi livelli, potendo agire in totale autonomia grazie ad un sistema di raccolta fondi (e successiva distribuzione) unico.

Se volete giocare a The Cave non vi sono scuse, Double Fine Productions l'ha infatti distribuito su tutte le piattaforme (Nintendo eShop, Playstation Network, Xbox Live Arcade e Steam per PC e Mac) alla modica cifra di 13 dollari.

E per 13 dollari il trio delle meraviglie (Gilbert, Tim Schafer e Dave Grossman, gli stessi di Monkey Island) offre davvero molto. The Cave inizia con una scelta tra sette personaggi, dai quali dovrete sceglierne tre da portare dietro per l'intera l’avventura. In altre parole, se successivamente vorrete usare i restanti quattro dovrete ricominciare da capo. I personaggi possono essere controllati solo uno alla volta, passando rapidamente  da uno all'altro per risolvere gli enigmi (uno regge una porta, l’altro passa, uno sta su un peso, l’altro sposta un oggetto e via discorrendo). Gli enigmi presentano percorsi ben definiti, appartenenti a una manciata di tipologie differenti. Nonostante il numero esiguo, si presentano con sufficiente varietà, in una maniera che più volte sorprende, ma mai mette davvero in difficoltà.

The Cave mescola il platform classico con l’avventura grafica, presentando tutti gli elementi di Maniac Mansion abbinati alla giocabilità di Super Mario. Non si punta e non si clicca insomma, ma ci si muove agilmente saltando e correndo. Sul gameplay non c’è molto da aggiungere, se non che, contrariamente al solito, si può portare con sé solo un oggetto alla volta, rendendo le dinamiche di gioco molto più semplici e anche la risoluzione di enigmi più leggera. Neanche a dirlo, l’umorismo è un costante marchio di fabbrica sia nei dialoghi che nelle situazioni e nella storia, e se i grandi giochi di Gilbert sono paragonabili ad “avventure” nel senso letterario del termine, grandi libri di storie, The Cave è semmai paragonabile ad una novella, ristretto nel campo, dal respiro minore ma con molti piccoli aculei che sanno infilarsi dove fa più male.

Ecco, la storia. The Cave racconta di una caverna, una caverna parlante e senziente, all'interno della quale discendono i tre personaggi, ognuno con un terribile segreto, un peccato inconfessabile la cui natura spera di trovare o espiare proprio nella caverna, la quale invece tende a far emergere il passato dei suoi avventori per intrappolarli. Questi segreti sono svelati con calma lungo tutto il gioco in due maniere, sia attraverso delle “tavole illustrate” che si trovano di tanto in tanto (alla maniera di Braid) sia attraverso i livelli. Il gioco è personalizzato e per ognuno dei personaggi scelti c’è un livello della caverna che sembra rimettere in scena il loro peccato. Per terminare il suddetto livello dovrete commetterlo di nuovo (tra le battute sadiche della caverna stessa).

L'elemento più curiosa è il finale, che finisce per apparire raffazzonato e realizzato in fretta, soprattutto se confrontato con il resto del gioco. Non che non regali soddisfazione o non sia in linea con quanto visto durante il gioco (anzi), tuttavia arriva all’improvviso e chiude frettolosamente una suspense costruita con molta abilità.

Il gioco si apre e si chiude con due schemi “comuni”, da affrontare a prescindere dal giocatore scelto, a cui se ne aggiunge un altro nel mezzo. Se negli schemi personalizzati si rimettono in scena i peccati di ogni giocatore, in quelli comuni c’è la possibilità di compierne di nuovi, a dimostrazione della non esistenza del pentimento. E proprio nei livelli comuni i fan di Gilbert potranno trovare elementi che stringeranno loro il cuore, piccoli riferimenti ai giochi precedenti (uno di questi si svolge proprio su un’isola).

Al di là di questo, The Cave è un gioco breve ma che, per le sue caratteristiche e per la maniera in cui avvince, non si chiude con la prima “fine”. La spinta a giocare con tutti i personaggi e quindi percorrere più volte la caverna è infatti fortissima.

Questo accade perchè The Cave è prima di tutto un grande racconto, e solo in seconda battuta un grande gioco. Non è particolarmente difficile (niente in confronto a Maniac Mansion) ma crea una notevole tensione verso la soluzione del mistero. Una sete di conclusione e di narrativa che è merce rarissima e caratteristica solo degli exploit migliori, per come prepara il terreno per qualcosa di più grande. E quel qualcosa di più grande nella caverna di Gilbert è il vero tema in ballo: la responsabilità individuale.

Cosa abbiamo fatto nel nostro passato e le ripercussioni di ogni azione, sono le suggestioni tipiche dei grandi videogame indipendenti (era questo il tema di Braid e di Limbo, ma anche in un certo senso di Journey e del poco indie ma molto alto Shadow of The Colossus) che si stanno facendo strada come un filone eccezionale per un medium interamente basato sull’agire.

In altre parole, nell'ambito di una forma d'intrattenimento che obbliga il suo fruitore a interagire (in The Cave è molto evidente come non ci sia via d’uscita e certe azioni terribili siano obbligate), proporre un titolo che dopo mette il giocatore di fronte alla responsabilità delle proprie azioni rappresenta la boccata d’aria fresca più inebriante degli ultimi anni. Una vera provocazione, che non asseconda del giocatore ma gli sbatte in faccia la verità.

Tipologia di Gioco:

Abbiamo testato la versione Playstation 3 di The Cave, portando a termine quattro sessioni di gioco. Le successive si sono rivelate leggermente più brevi della prima, proprio a causa del ripetersi delle tipologie di enigmi, sebbene giocare con personaggi sempre nuovi sia sufficiente a stimolare il giocatore a completare il gioco più di una volta.

Come è Stato Giocato:

The Cave è in tutto e per tutto un’avventura grafica, sebbene la mobilità dei personaggi lo avvicini più al platform. Si corre, si salta ma non si muore mai, e l’obiettivo rimane sempre trovare oggetti e usarli per sbloccare nuove aree. Tutto si svolge nella caverna, dove, per passare da una sezione all’altra, occorre risolverle in sequenza. Alle volte, mondi che appartengono ai personaggi non scelti vengono attraversati (senza poter fare nulla) per dirigersi alla prossima area che interessi quelli selezionati all'inizio.

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