Recensione - La Terra di Mezzo: L'Ombra di Mordor

La nostra recensione de La Terra di Mezzo: L'Ombra di Mordor

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I amar prestar aen. Il mondo è cambiato. Han mathon ne nen. Lo sento nell'acqua. Han mathon ne chae. Lo sento nella terra. A han noston ned 'wilith. Lo avverto nell'aria. Molto di ciò che era si è perduto, perché ora non vive nessuno che lo ricorda.

Il mondo creato da Tolkien e i videogiochi non sono mai andati troppo d’accordo. Soprattutto negli ultimi anni, complice pure la sbornia cinematografica, alcuni publisher hanno preferito la quantità rispetto alla qualità, producendo una serie di titoli forse non tremendi ma neppure capaci di sfruttare le enormi potenzialità della Terra di Mezzo. Warner Bros. Interactive ha deciso di invertire la rotta, proponendo un titolo che, seppur con un’impianto molto derivativo, propone un taglio totalmente nuovo rispetto alla Guerra dell’Anello.

L'Ombra di Mordor - 3 ottobre

Nei panni di Talion, un ranger di Gondor incaricato di tenere sotto controllo il Nero Cancello, ci imbarcheremo in un lunghissimo viaggio, esplorando Mordor e alcune delle località più iconiche della saga, come il Monte Fato, incontrando, fra gli altri, Gollum e alcuni comandanti dell’esercito di Sauron. Monolith Productions ha lavorato insieme a Peter Jackson, a Weta e alla Fondazione che gestisce i diritti d’autore di Tolkien per creare un mondo che, seppur non canonico, fosse coerente con l’universo immaginato dal professore inglese. Il risultato è piuttosto interessante: Talion è un personaggio sfaccettato e interessante, mentre le chicche nascoste all’interno del gioco faranno la felicità dei fan più appassionati. Se per quanto riguarda l’ambientazione tutto funziona al meglio, una volta preso in mano il pad La Terra di Mezzo: L’Ombra di Mordor offre sensazioni contrastanti. Il gioco si ispira chiaramente alla serie di Arkham (per quanto riguarda i combattimenti) e ad Assassin’s Creed (per l’esplorazione dell’ambiente) ma, in un certo modo, riesce a superare entrambi, creando

"Talion non è un semplice killer di orchi e L’Ombra di Mordor non è strutturato in maniera classica"

un’esperienza unica nel suo genere. Talion, infatti, non è un semplice killer di orchi e La Terra di Mezzo: L’Ombra di Mordor non è strutturato in maniera classica, non dovremo sconfiggere nemici sempre più potenti fino agli scontri con i boss finali: nel corso della nostra avventura avremo modo di “convertire” i nemici alla nostra causa, usando uno speciale marchio e, inoltre, la vicenda procede in maniera continua anche quando moriremo, dato che ogni ritorno in gioco altro non sarà che una resurrezione. Incontreremo dunque nemici che si ricorderanno di noi e, se faremo passare troppo tempo diventeranno sempre più potenti. Potremo incontrare un “orco semplice” che, dopo averci sconfitti un paio di volte, verrà promosso a comandante, guadagnando nuove armi una guarnigione da controllare. Questa idea, chiamata Sistema Nemesi dagli sviluppatori, funziona molto bene e permette al giocatore di empatizzare con il suo alter ego videoludico, donando una dimensione del tutto nuova rispetto ai combattimenti: i nostri nemici non sono più dei semplici sacchi di carne e sangue da smembrare ma esseri più o meno pensanti, dotati di un abbozzo di personalità. Certo, la strada da fare rimane ancora moltissima tuttavia Monolith ha aperto una via interessante che supera in modo furbo i limiti delle intelligenze artificiali creando un mondo di gioco vivo e profondo, pieno di personaggi che, per una volta, smettono di essere meri ostacoli viventi fra noi e il prossimo check point.

La Terra di Mezzo: L'Ombra di Mordor | Screenshot E3 2014

Dal punto di vista tecnico La Terra di Mezzo: L’Ombra di Mordor si difende molto bene, su PC (con settaggi al massimo) il regno dell’Oscuro Signore appare pieno di dettagli e affascinante, mentre su Playstation 4 e Xbox One si difende molto bene, regalando agli appassionati uno scorcio della Terra di Mezzo inedito. Forse gli sviluppatori avrebbero potuto osare qualcosa di più con le ambientazioni e con alcuni paesaggi, magari prendendo spunto dall’ottimo lavoro fatto da Peter Jackson sui film tuttavia architetture troppo complesse mal si sarebbero adattate alla desolazione del Gorgoroth. Nel complesso, dunque, La Terra di Mezzo: L’Ombra di Mordor è un titolo al tempo stesso furbo e interessante: furbo perché riesce a copincollare le meccaniche di alcuni mostri sacri della scorsa generazione senza apparire un mero clone, interessante perché con il Sistema Nemesi e la trama riesce a costruire un’epica interna alla Terra di Mezzo coerente con le opere originali ma quasi del tutto originale.

Buona la prima dunque, sperando che L’Ombra di Mordor sia solo il primo di una lunga serie di bei videogiochi basati sul mondo creato dal professor Tolkien.

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