Recensione - Tearaway Unfolded
L’avventura di Iota si “dispiega” su PlayStation 4: la recensione di Tearaway Unfolded
Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".
Tearaway era, lo è anche adesso beninteso, una splendida e toccante storia che parla di un contatto: quello tra Iota, frusciante protagonista del gioco, e il Tu, l’utente che pad alla mano dovrà guidarlo sino a fargli recapitare il messaggio contenuto nella busta che ne costituisce la testa, il cervello, l’anima stessa. Sembra di parlare di un altro grande gioco, pubblicato sempre su un portatile: quel Contact di Goichi Suda, che mettendo in stretta relazione Terry, il Professore e il videogiocatore stesso, per l’appunto, avvalendosi di una trama apparentemente scontata, sapeva far scaturire significati e insegnamenti profondi. Così era per Avventure di Carta: un’epopea con una grande tematica nascosta al suo interno, che, proprio come si farebbe con un libro, andava compresa leggendo tra le righe, sfogliando attentamente le pagine, carpendo appieno ogni parola. Ecco perché Unfolded tradisce, solo parzialmente per fortuna, il concept del prodotto degli sforzi creativi e artistici di Media Molecule: PS Vita era uno strumento perfetto per la storia che doveva raccontare. Non solo perché tra touch-screen e touch-pad il contatto diventava fisico, effettivo, “empirico, ma soprattutto perché si poteva portare la “consolina” sotto le coperte, così da dedicarsi un breve segmento di racconto prima di dormire, prima, magari, di sognarli quei paesaggi così colorati e fantasiosi che Iota deve attraversare per portare a termine la missione affidatagli.
Unfolded nasce con questo peccato originale, ma fa di tutto per espiarlo. Come già anticipato, non si tratta di un mero porting, peraltro impossibile viste le innumerevoli differenze hardware tra l’ammiraglia e la piccola di casa Sony. Rispetto all’originale, quest’edizione aggiunge nuove ambientazioni, modifica pesantemente buona parte degli enigmi e, soprattutto, reinventa il control system e con esso i vari modi con cui si può interagire con avatar e mondo di gioco.
[caption id="attachment_146986" align="aligncenter" width="508"] Il gioco supporta anche un’apposita app che, tramite tablet, permette di utilizzare l’editor per dare vita alle proprie creazioni con un hardware più adatto al compito.[/caption]
Tearaway Unfolded è un platform che non vive di sole piattaforme, salti precisi e nemici da stordire. Anzi: sulle prime il nostro non può nemmeno saltare e alla lunga, eliminare i brutti ceffi, diventa una routine piuttosto noiosa. Al contrario, si fa apprezzare per il gran numero di enigmi offerti, in buona parte rinnovati rispetto alla versione originale, da superare combinando di volta in volta i “poteri” attivabili tramite le specificità del pad di PlayStation 4. Tutto ciò, naturalmente, scemerebbe in fretta, non fosse sostenuto da un level design frizzante che si rinnova di continuo, regalando progressivamente e contemporaneamente nuove opportunità e avversità a mano a mano che si procede verso la conclusione dell’avventura.
"Tearaway Unfolded è un platform che non vive di sole piattaforme, salti precisi e nemici da stordire"In questo senso, gioca un ruolo importante anche l’art design: ispiratissimo per quanto debitore nei confronti della saga di Paper Mario. Là dove in Little Big Planet, altra grande IP dello studio britannico, tutto era fatto di tessuti e stoffe, Iota e il suo mondo sono composti da origami di ogni forma e colore. La cosa, come avrete avuto modo di capire, ha ovvie ripercussioni sul profilo ludico, ma anche solo esteticamente si resta abbagliati dalla bellezza di alcuni panorami e scorci. Dominano le campiture monocolori, il minimalismo che si ripercuote anche sul sonoro. I temi musicali propongono ritmi celtici, country, ma in ogni caso si avvalgono di arrangiamenti semplici, in modo che i brani sembrino quasi sussurrati, poco inclini sopraffare i fruscii della carta che si accartoccia e si dispiega di continuo. Poco a sorpresa, visto il pedigree del team di sviluppo, anche sul fronte artistico il gioco ammalia e stupisce grazie alla sua semplicità, ai tocchi di classe che si sprecano ambientazione dopo ambientazione.
[caption id="attachment_146985" align="aligncenter" width="508"] Nonostante l’aspetto e la bassissima difficoltà media dell’avventura, per scovare tutti i collezionabili faticherete e non poco.[/caption]
È vero, Tearaway da PS Vita a PlayStation 4 ha perso l’effetto sorpresa e un pizzico di carattere. Nonostante il Dualshock 4 faccia alla grande il suo dovere, nonostante gli enigmi, pesantemente rivisitati, sappiano stupire, nonostante il comparto grafico risulti persino migliore se paragonato alla controparte portatile, Avventure di Carta batte Unfolded. Si tratta comunque di un derby di altissimo livello, il cui perdente, la versione qui presa in esame, esce dal campo a testa alta. Questo porting, che porting non è, è una perla rara nel catalogo della console nipponica, un titolo divertentissimo da giocare, bellissimo da vedere e ascoltare, interessantissimo per il messaggio veicolato nella testa, nell’anima, di Iota e che si dischiuderà in tutta la sua potenza solo al termine dell’epopea. Chi potesse optare per la vecchia versione, non si deve far scappare l’occasione. Chi ha solo PlayStation 4 in casa non si faccia condizionare da un lieve (e pressoché superfluo) peggioramento dell’esperienza: stiamo comunque parlando di un piccolo capolavoro da giocare, se non proprio sotto le coperte, magari sul divano tra una pennichella e l’altra.