Recensione - State of Decay - La forza del gruppo

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Nonostante i vistosi problemi di frame rate e il comparto tecnico appena sufficiente, State of Decay brilla per la varietà e la solidità dell'offerta ludica

L'opera prima di Undead Labs lascia il segno

Nell'ambito dei videogiochi la morte non è un evento particolarmente significativo. Con pochissime eccezioni, si tratta tutt'al più di attendere un caricamento e ripetere qualche minuto di gioco. In State of Decay, opera prima degli Undead Labs, l'occasionale dipartita del protagonista è invece un avvenimento importante, e non perché il gioco sia particolarmente punitivo, anzi. 

Il motivo è semmai da ricercarsi nel fatto che, cosa molto bizzarra per un videogioco d'azione in terza persona, State of Decay non è un'esperienza individualista, sposta anzi l'attenzione su una comunità, quella dei sopravvissuti alla più classica delle invasioni di zombie. La fortuna dei non morti nell'ambito dell'intrattenimento, l'abbiamo ripetuto già molte volte nel corso degli ultimi due anni, sembra non conoscere sosta. Perdendo membra e lamentandosi, i morti resuscitati infestano TV, letteratura, cinema e videogiochi, in quella che è, ironia della sorte, una vera e propria invasione. State of Decay presenta innanzitutto un concept originale, a differenza invece dell'ambientazione, che sembra presa di peso da The Walking Dead, una vasta mappa comprendente un frammento del sud-est degli Stati Uniti, piccole città senza nome collegate da strade sterrate e campi di grano. In questo contesto familiare ci si muoverà con lo scopo ultimo di sopravvivere, e, soprattutto, far sopravvivere e organizzare una piccola comunità di sfollati, fornendo le risorse necessarie, rinforzando il quartier generale, costruendo nuove strutture e tenendo alla larga i morti viventi. Descritto così, State of Decay potrebbe apparire come uno strategico/gestionale, ma gli sviluppatori non hanno rinunciato a contornare l'offerta con della classica azione in terza persona, con armi da fuoco e oggetti contundenti, e la libera esplorazione, a piedi o tramite le macchine sparse per la mappa. 

Un progetto indubbiamente molto ambizioso, soprattutto per uno studio piccolo e dalle limitate potenzialità economiche, il quale mostra infatti qualche crepa nella realizzazione tecnica, ma è nondimeno riuscito ad offrirci una delle esperienze più interessanti di quest'annata. Nonostante infatti i vistosi problemi di frame rate e il comparto tecnico nel complesso appena sufficiente, State of Decay brilla semmai per la varietà e la solidità dell'offerta ludica. Le missioni principali accompagneranno il giocatore lungo una trama appena abbozzata, ma il vero cuore dell'esperienza sono gli aspetti gestionali, abilmente intrecciati con l'azione in terza persona. Il gruppo di sopravvissuti avrà bisogno di cibo, medicinali, spazio per dormire, difese, e ognuno di questi aspetti andrà affrontato raccogliendo risorse dalle case abbandonate, dai supermercati fantasma, dai Diner infestati. Costruire nuove strutture significherà anche dover racimolare faticosamente materiali presso i cantieri e le abitazioni in ristrutturazione. Incontrare sopravvissuti sarà sempre un'esperienza confortante, ma poco dopo ci si troverà di fronte a una difficile scelta. Unirli al gruppo, aumentandone le forze ma anche la necessità di risorse, o lasciarli al loro destino? Di tanto in tanto, durante le spedizioni diurne o notturne alla ricerca di sostentamento, potrà capitare di fare il passo più lungo della gamba, magari di entrare in una casa e scoprire che la situazione è molto peggiore del previsto. E capiterà così, senza troppo preavviso, di morire. Di fronte a quest'evenienza, State of Decay non permetterà di caricare una nuova partita, bensì vi metterà nei panni di un altro dei sopravvissuti, dandovi modo di recuperare le risorse dal cadavere del suo predecessore, e di farne un nuovo leader, naturalmente perdendo tutti gli avanzamenti in termini di forza e carisma del personaggio.

Con quest'ultima, brillante, soluzione, il gioco degli Undead Labs ci ha davvero colpito. Si tratta infatti di una produzione coerente con se stessa e con il tema di fondo, ossia la sopravvivenza di un gruppo di persone comuni a eventi catastrofici, di fronte ai quali il valore del singolo individuo viene irrimediabilmente meno. Con un prezzo competitivo di 15 euro, e una durata potenziale che può facilmente oscillare tra le 12 e le 20 ore, State of Decay è una piccola, inaspettata sorpresa, che conferma come le prodezze tecnologiche rappresentino spesso un fattore marginale nella godibilità di un videogame, a patto che le idee alla base siano sane e sviluppate in maniera coerente. Anche se gli zombie vi danno ormai la nausea, una chance potrebbe comunque meritarla.

Tipologia di Gioco:

State of Decay è un gioco che intreccia aspetti gestionali e azione in terza persona a una struttura a libera esplorazione. Nei panni di un sopravvissuto all'invasione di zombie, dovrete organizzare un gruppo di sfollati, fornendo loro alloggi e risorse. In caso di morte, non ci sarà modo di caricare un salvataggio precedente, ma si passerà semplicemente a un altro dei sopravvissuti.

Come è Stato Giocato:

Grazie a un codice Xbox Live gentilmente fornitoci da Microsoft, abbiamo speso circa 20 ore tra le case abbandonate e i campi di grano di State of Decay, notando una realizzazione tecnica che, nonostante le carenze alla base, riesce tutto sommato a reggere la mappa di ampie dimensioni senza andare incontro a defaillance compromettenti per l'esperienza.

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