Recensione - Starcraft 2: Heart of the Swarm - L'ora dello Sciame

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Heart of the Swarm è sì una buona espansione, ma anche un pacchetto avaro di vere novità

Dopo test approfonditi, ecco il nostro parere sulla prima espansione di Starcraft 2

Ci sono due modi per relazionarsi alla saga strategica di Starcraft 2. Il primo è quello del giocatore medio, interessato soprattutto alla campagna in solitaria, magari riuscendo col tempo anche ad alzarne il livello di difficoltà e trovandovi una discreta sfida, per poi, forse, provare timidamente ad affacciarsi all’online, possibilmente in compagnia di un amico. Il secondo è quello del veterano, forte di lunghe esperienze online sulla vecchia generazione, che lascia indietro la campagna e si lancia subito nelle sfide con altri giocatori. Heart of the Swarm, prima espansione ufficiale di Starcraft 2, assolve sostanzialmente bene al suo compito, in quanto è in grado di accontentare le due tipologie di pubblico con precisi accorgimenti.

Da una parte c’è una nuova, e indubbiamente corposa, campagna singolo giocatore, ben 27 missioni (di cui sette facoltative, volte a potenziare ulteriormente alcune unità) che vedono la “Regina delle Lame” Kerrigan, tornata parzialmente umana in seguito agli eventi di Wings of Liberty, tentare disperatamente di salvare un Jim Raynor in pericolo, riprendendo il controllo dello Sciame. L’altra faccia della medaglia è naturalmente rappresentata dalle aggiunte e sistemazioni al multigiocatore, che vedono nuove entrate tra le fila delle tre razze in eterna battaglia. Si potrebbe considerare dunque come un pacchetto perfettamente confezionato, e per la gran parte questo è vero, tuttavia, approfondendo l’analisi, è facile accorgersi di come Blizzard si sia mossa in maniera estremamente conservativa, sia nei ritocchi alla componente online, sia nella nuova campagna singolo giocatore.
Quest’ultima si apre a ridosso della conclusione di Wings of Liberty, con un tradizionale video in CG che introduce alla separazione, forzata s’intende, di Kerrigan e Reynor. Proprio questa farà da causa scatenante per gli eventi successivi, con la Regina delle Lame che deciderà di riprendere il controllo dello Sciame per tentare di salvare l’ex sceriffo. L’introduzione al gameplay in salsa Zerg avviene con il giusto ritmo e fa sì che anche i giocatori che non abbiano familiarità con la razza aliena possano gradualmente scoprirne i punti di forza e debolezza, così come i passi base per arrivare velocemente alla realizzazione di basi efficienti e produttive. Efficacemente intervallata dagli intermezzi narrativi, questa prima fase tutorial scorre via veloce e non annoia, portando infine il giocatore nuovamente a scegliere le proprie missioni da un hub molto simile al ponte della Hyperion di Wings of Liberty, sebbene meno ricco di possibilità. Da qui Kerrigan potrà migliorare le proprie unità, intrattenersi in discussioni con i propri sottoposti, volte ad approfondire l’aspetto narrativo, oppure scegliere la successiva missione, spostandosi progressivamente di pianeta in pianeta. Come ormai da tradizione, la campagna prende le distanze dal rigore tattico della componente multigiocatore, proponendo un intrattenimento più fruibile e immediato. A questo contribuisce anche la stessa Kerrigan, che in molte missioni scenderà in campo di persona, forte di un set di abilità migliorabili che la rendono una pedina efficacissima in campo, in grado da sola di occuparsi di decine di unità nemiche (con una strizzata d’occhio al gameplay di Warcraft III). Per quanto la varietà non manchi, considerato che molte missioni si dividono in due o più parti, anche la campagna di Heart of the Swarm cade a volte vittima della stessa mancanza sofferta da Wings of Liberty, ossia il fatto che per una buona metà delle missioni tutto si riduce ad ammassare un’orda il più possibile numerosa e sferrare l’attacco finale contro la base nemica. 

Qualche variante c’è, e il controllo diretto di Kerrigan contribuisce a aumentare i possibili approcci tattici, ma alla lunga un po’ di ripetizione potrebbe farsi avvertire. Per trovare maggiori sfide i giocatori più navigati, come già era accaduto con Wings of Liberty, potranno affidarsi agli obbiettivi secondari e agli achievement, che chiederanno di esplorare maggiormente le mappe in cerca di artefatti (i quali forniranno anche bonus evolutivi per le varie unità), oppure di rispettare certe condizioni nel completamento delle missioni, rendendo il compito leggermente più impegnativo. Ora della conclusione, a circa dieci/dodici ore di gioco, la campagna di Heart of the Swarm avrà saputo offrire un ottimo esempio di quanto i designer di Blizzard siano abili nel confezionare missioni strategicamente interessanti, sebbene la trama lasci abbastanza a desiderare

Pochi colpi di scena, dialoghi affollati di inutile retorica e sin troppo pomposi e un finale molto aperto non rendono all’arco narrativo dedicato a Kerrigan piena giustizia, un peccato reso ancor più grave dai lunghissimi tempi di sviluppo che l’espansione ha richiesto.
Come anticipato in apertura, Blizzard si è naturalmente mossa anche sul fronte multigiocatore, fondamentale per una saga che è riuscita a conquistarsi un posto di spicco nell’affollato panorama dello sport elettronico. Su questo fronte, le nostre prove hanno confermato i pronostici. Per quanto delle novità ci siano, gli sviluppatori si sono mossi con grandissima cautela, testimoniata soprattutto dalle nuove unità aggiunte, molte delle quali ereditate dall’originale Starcraft e relativa espansione. Alcune potranno effettivamente scatenare interessanti conseguenze e nuovi rapporti di forza e debolezza tra le razze, ma si tratta di fattori che andranno ad impegnare soprattutto i pro-player, tagliando fuori l’utenza più occasionale, che si troverà sostanzialmente tra le mani la medesima esperienza di sempre. In altre parole, eccezionalmente profonda e impegnativa, ma anche maledettamente difficile da avvicinare. Blizzard ha cercato di aumentarne l’accessibilità, tramite un tutorial in tre fasi e l’aggiunta dei match non classificati, ma si tratta di una soluzione molto timida. A nostro parere, il comparto multigiocatore di Starcraft 2 rimarrà appannaggio di un’elite di giocatori, a prescindere dal tutoraggio tentato dagli sviluppatori, e questa è una realtà che andrà prima o poi riconosciuta. Difficilmente i giocatori occasionali si faranno guidare dal tutorial per poi scoprire come i match, anche quelli non classificati, propongano una sfida ben più alta sin dai primi minuti.
Anche a fronte di queste considerazioni, Heart of the Swarm è sì una buona espansione, ma anche un pacchetto avaro di vere novità. Probabilmente Blizzard sta tenendo le migliori frecce in faretra, pronta a scagliarle con Legacy of the Void, ultimo capitolo previsto per Starcraft 2 (e in arrivo “quando sarà pronto”, come da tradizione), e forse proprio questo fa di questa uscita un successo, ma non il trionfo che alcuni si aspettavano, soprattutto considerati i tempi di gestazione notevoli. I motivi all’acquisto rimangono quelli di sempre, in altre parole gli habitué avranno tutte le ragioni per procurarsi il pacchetto, mentre i detrattori vi ritroveranno sostanzialmente immutate tutte le ormai ben note caratteristiche.

Tipologia di Gioco:

Starcraft 2: Heart of the Swarm è la prima espansione ufficiale del noto strategico in tempo reale di casa Blizzard. La campagna singolo giocatore è interamente dedicata alla razza aliena degli Zerg, mentre il comparto multigiocatore offre, come da tradizione, completa libertà su quale delle tre fazioni scegliere. A fianco della nuova trama, completa di 20 missioni principali e 7 facoltative, vi sono novità anche per il multigiocatore, sotto forma di una manciata di nuove unità per tutte le razze e diverse operazioni di bilanciamento di punti di forza e debolezza.

Come è Stato Giocato:

Grazie ad una copia PC gentilmente fornitaci da Activision Blizzard abbiamo completato la campagna singolo giocatore, missioni secondarie comprese, in circa dodici ore, per poi spenderne una ventina nei campi di battaglia online, confermando come l'offerta di Heart of the Swarm, per l'appassionato intenzionto a provarne ogni aspetto, sia davvero corposa. L'ottiimizzazione operata da Blizzard ha fatto sì che i nostri test si siano conclusi senza mai incappare in disconnessioni o bug di sorta.

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