Recensione - Spec Ops: The Line - Lo specchio dei tempi

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Spec Ops: The Line finisce per peccare di presunzione

La recensione del nuovo sparatutto firmato Yager Development

Se non fosse per un certa dose di autocoscienza e i tentativi d'introspezione, Spec Ops: The Line sarebbe uno sparatutto destinato a generare ben pochi spunti di dibattito. Invece, la discesa all'inferno proposta dai ragazzi di Yager Development tenta di proporre un punto di vista diverso e originale sullo sparatutto in terza persona, riuscendoci solo in piccolissima parte: alcuni spunti riflessivi sugli orrori della guerra possono dirsi riusciti, ma nel complesso il titolo non dimostra una spina dorsale sufficientemente robusta per farsi portatore di una ventata d'aria fresca nel genere.

L'idea di ambientare il titolo a Dubai, che in un ipotetico prossimo futuro è stata quasi completamente isolata e distrutta dalle tempeste di sabbia, funziona da diversi punti di vista. Si tratta in primo luogo di una location particolarmente evocativa e glamour, ottima per generare un forte contrasto con la devastazione sovrapposta al luccichio dei palazzi, ma gli sviluppatori sono andati oltre, sfruttando appieno le molte opportunità offerte dall'ambiente, dal deserto ai grattacieli semidistrutti. Sebbene del tutto lineare, il level design presenta spunti a volte notevoli e inaspettate aperture, aiutati dalla discreta resa del comparto tecnico. L'Unreal Engine è stato sfruttato con buoni risultati, garantendo visuali capaci di buon impatto.

Dal punto di vista del gameplay puro e semplice l'offerta è invece ben più tradizionale. Ci troviamo di fronte ad uno sparatutto in terza persona del tutto classico, con enfasi sulle coperture, armi riprodotte con un discreto realismo (sebbene la gittata di pistole e SMG sia davvero eccessiva, e il rinculo in generale molto ridotto) e, naturalmente, centinaia di nemici “senza volto” pronti a farsi massacrare. Tutto avviene esattamente come da copione, con assortimento di granate, postazioni fisse da cui sparare (interessante l'idea di poterlo fare “alla cieca”, riparandosi dal fuoco nemico), disponibilità di una mossa da corpo a corpo e leggerissima interazione con l'ambiente. Quest'ultima avviene in maniera del tutto scriptata, proponendo a più riprese la possibilità di eliminare grossi gruppi di nemici sfruttando le masse di sabbia intrappolate tra i grattacieli.

L'unica feature in grado di distinguere, almeno sulla carta, la produzione, è la possibilità di impartire ordini ai due comprimari. In qualunque momento sarà infatti disponibile una sovraimpressione tramite la quale indicare ai compagni un nemico da eliminare con urgenza. Sebbene l'idea sia buona, l'intelligenza artificiale amica lascia a desiderare, facendo sì che, una volta impartito l'ordine, i compagni dimentichino completamente la necessità di utilizzare le coperture, buttandosi a testa bassa contro il bersaglio. Dopo qualche ora di gioco, soprattutto a livello Difficile, la soluzione migliore si rivelerà occuparsi personalmente dei bersagli più sensibili, lasciando che i compagni facciano da soli il loro lavoro.

Considerato il sostanziale fallimento di questa caratteristica distintiva, dove Spec Ops: The Line tenta di fare un piccolo passo oltre la media del genere sparatutto è semmai nella contestualizzazione psicologica che fa da contorno all'azione. Sebbene il protagonista e i due comprimari non presentino una personalità spiccata, la situazione che si trovano a vivere tenta di proporre spunti di riflessione sugli orrori della guerra, prendendo ampiamente spunto da Apocalypse Now (e quindi, per traslato, da Cuore di Tenebra di Conrad, racconto breve cui il film di Coppola era liberamente ispirato). In maniera molto simile al Colonnello Kurtz, il protagonista di Spec Ops affronta una discesa all'inferno destinata a cambiarlo profondamente, sottraendogli pietà, compassione e qualunque altro tratto umano. Per supportare questo spunto narrativo, i ragazzi di Yager hanno aggiunto ad hoc dei momenti graficamente molto forti nelle cut scene, oltre ad una serie di piccoli “indizi”, spesso nascosti nelle frasi pronunciate dai due comprimari e dal protagonista durante il gameplay, che vanno ad approfondire la loro progressiva trasformazione e perdita di umanità.

Se tali propositi potrebbero risultare da un certo punto di vista encomiabili, è bene fare un passo indietro e non lasciarsi ingannare. Gli interessanti spunti narrativi rimangono infatti disconnessi dall'impianto di gameplay, creando più che altro un forte ossimoro. Non c'è senso nel riflettere sugli orrori della guerra, sulle torture, sull'innocenza o la colpevolezza di chi compie gesti efferati, quando tutti questi spunti sono affiancati da un gameplay che dipinge nondimeno la guerra come qualcosa di “divertente”, senza preoccuparsi di accompagnare musica rock al martellare dei fucili d'assalto. Spec Ops: The Line risulta così più che altro pretenzioso, i suoi propositi si trasformano in velleità. Non c'è vera introspezione, e la rappresentazione della violenza non colpisce, troppo diluita in un contesto volutamente leggero e giocoso.

I tentativi di dimostrare autocoscienza, con messaggi durante le schermate di caricamento che stuzzicano il giocatore, tentando di farlo riflettere su come sia lui stesso autore degli orrori che poco prima ha considerato imperdonabili, funzionano davvero poco, risultando dissonanti con quanto il gioco stesso propone, ossia intrattenimento a base di tonnellate di piombo. Quello dei ragazzi di Yager finisce più che altro per assomigliare a un goffo trucco, una presa in giro che innervosisce il giocatore invece di stimolare la riflessione.

Se a questo si aggiunge il fatto che né lo shooting né l'intelligenza artificiale proposti sono certo di prima qualità (i barili esplosivi sparsi nei livelli la dicono molto lunga in questo senso), Spec Ops: The Line finisce per peccare di presunzione. Sale su un piedistallo, cercando di guardare dall'alto in basso gli sparatutto medi, puntando il dito contro l'immagine giocosa della guerra da loro proposta. Eppure, non si rivela capace di supportare il proprio coraggioso punto di vista con un gameplay consono, delegando gli spunti di riflessione a un gioco di specchi che non ingannerà proprio nessuno.

L'inclusione di un comparto multigiocatore molto tradizionalista in questo contesto non fa che aumentare la distanza tra ciò che Spec Ops vorrebbe essere e ciò che in realtà propone. Sebbene né le mappe né la progressione dell'alter ego siano malvagie, è inutile negare come ci siano un gran numero di titoli recenti in grado di proporre le medesime soluzioni in maniera molto più approfondita e sviluppata.

In questo momento relativamente “calmo” per le uscite in campo videoludico, il nostro consiglio è di concedere i vostri risparmi a Spec Ops: The Line solo qualora siate in profonda astinenza da sparatutto in terza persona. In questo caso, vi troverete tutt'al più un level design niente male, affiancato da meccaniche shooting medie e un'intelligenza artificiale che lascia spesso a desiderare. Il resto sono specchietti per le allodole.

Un peccato, considerato che gli spunti riflessivi fossero in origine interessanti, ad ulteriore riprova di come il media del videogioco abbia ancora molto da maturare.

Vestirsi “da grande” non lo aiuterà certo nel processo.

Tipologia di Gioco:

Spec Ops: The Line è un tradizionale sparatutto militare in terza persona, ambientato in una Dubai del prossimo futuro, isolata e semidistrutta dalle tempeste di sabbia. Insieme a due comprimari, ai quali sarà possibile impartire limitati ordini, vi troverete ad affrontare 6/7 ore di shooting accompagnati da una trama drammatica, la quale concede anche diversi finali a seconda di alcune scelte intraprese nel cammino.

Un comparto multigiocatore standard può aumentare leggermente la longevità, ma non costituisce un particolare incentivo all'acquisto.

Come è Stato Giocato:

Abbiamo completato la campagna a modalità Difficile, apprezzando la fragilità del protagonista nei confronti del fuoco nemico. Purtroppo, la scarsa intelligenza artifciale ci ha procurato diversi problemi nella gestione dei compagni. Abbiamo poi testato per qualche ora il comparto multigiocatore. La versione oggetto del test è stata quella PC, in grado di contraddistinguersi per la buona qualità grafica unita a discreta scalabilità.

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