Recensione - Skyrim: Dragonborn - C'è un solo prescelto

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anche per chi non è un fan del farming estremo, Dragonborn riesce comunque ad offrire una serie di esperienze interessanti

Recensito il nuovo DLC di Skyrim...

Skyrim è nei negozi da ormai più di un anno, tuttavia rimane uno dei titoli più giocati in assoluto. Sarà per le bellezze della regione più settentrionale di Tamriel, sarà per i draghi, tuttavia l’rpg di Bethesda sembra non sentire né il passare del tempo né temere la concorrenza di giochi altrettanto blasonati.
A seguito di due DLC riusciti solo in parte (Dawnguard aveva troppi problemi tecnici, mentre Hearthfire è poco più di un add on), gli sviluppatori hanno deciso di proporre al pubblico una nuova avventura che, dopo mesi di peregrinazioni nell’estremo nord, abbandona le fredde sponde di Skyrim e ci accompagna a visitare un luogo ben noto ai giocatori di vecchia data: Solstheim, l’isola al largo di Vvardenfell in cui si ambientava Bloodmoon, una delle più amate espansioni di The Elder Scrolls III: Morrowind. Bethesda, chiaramente, ha voluto giocare sul sicuro, andando al tempo stesso a stuzzicare i fan di vecchia data e a prendere l’occasione per mostrare a chi si è avvicinato tardi alla serie, paesaggi ed architetture del tutto diversi da quelli di Skyrim e Oblivion. Laddove nei due titoli di cui sopra l’estetica predominante è quella classica dell’high fantasy alla europea, Solstehim è l’esatto opposto: mura curve si stagliano all’orizzonte, mentre l’inconfondibile profilo degli elfi dunmer fa capolino dietro ogni porta e in tutte le strade che percorreremo. L’est è un luogo misterioso e, anche per il mitico Sangue di Drago, pieno di insidie e pericoli.

Senza voler svelare nulla della trama, vi accenniamo solo che per iniziare la nuova avventura proposta dal DLC vi basterà recarvi in una qualsiasi delle città di Skyrim e, una volta arrivati, si verificherà un incontro abbastanza ravvicinato (pure troppo) con gli adepti di uno strano culto capitanato - a quanto pare - da un impostore che si definisce come “il vero Sangue di Drago”. Inutile dire che saremo costretti ad indagare e, soprattutto, a dimostrare che l’intero continente di Tamriel non é abbastanza grande per due prescelti.
Pur senza offrire colpi di scena incredibili o momenti davvero epici, la vicenda principale di Dragonborn riesce a tenere compagnia in maniera piuttosto gradevole e, soprattutto, permette al giocatore di esplorare in lungo e in largo la nuova ambientazione, raccogliendo - e qui sta la vera forza di questa espansione - una serie di oggetti, armi e armature del tutto inediti. Tuttavia, anche per chi non è un fan del farming estremo, Dragonborn riesce comunque ad offrire una serie di esperienze interessanti, su tutte, la migliore è l’escursione (se così possiamo chiamarla) ad Apocrypha, un piano dimensionale alternativo, chiaramente basato sui racconti di Lovercraft. L’intero universo, infatti, è costituito da un’enorme biblioteca che sembra non rispondere a nessun criterio razionale e, soprattutto, da la costante sensazione di essere essa stessa una creatura vivente. L’esplorazione di Apocrypha è uno dei migliori momenti dell’intero DLC e, da sola, riesce quasi a giustificare l’acquisto dell’espansione.

Abbiamo detto quasi perché, purtroppo, nonostante gli ingenti sforzi messi in campo da Bethesda, Dragonborn riserva comunque qualche brutta sorpresa: la tanto sbandierata possibilità di cavalcare i draghi si riduce a un mero viaggio su rotaie, senza possibilità di indirizzare il volo del nostro bestione, mentre rimangono - seppur in misura minore rispetto a Dawnguard - alcuni bug abbastanza problematici. Per esempio ci è capitato di dover ricaricare un salvataggio “vecchio” quando, senza motivo apparente, un’intera area della mappa non si è caricata, inoltre online non sono infrequenti casi di utenti che hanno denunciato freeze e altri bug più o meno gravi. Dopo l’esperienza degli scorsi DLC ci saremmo aspettati qualcosa di più, anche se capiamo che la complessità di un gioco come Skyrim, rende il betatesting una procedura molto, molto complessa.

In definitiva ci sentiamo di consigliare Dragonborn a chi ha già acquistato le espansioni precedenti e vuole passare ancora qualche ora in compagnia di draghi e affini. Tornare a Skyrim è sempre un piacere, tuttavia Bethesda, in futuro, dovrà offrire qualcosa di più rispetto a una scampagnata nelle terre di Morrowind.

Dragonborn è al momento disponibile solo per Xbox 360, arriverà su PC e Playstation 3 a inizio 2013.

Tipologia di Gioco:

Dragonborn mantiene la stessa struttura di Skyrim, questa volta però accompagnandoci a sud, verso l'isola di Vvardenfell, alla scoperta di un antico enigma che si nasconde dietro la presunta esistenza di un secondo Sangue di Drago.

Come è Stato Giocato:

Abbiamo testato l'espansione grazie a un codice review fornitoci di Bethesda. Per scrivere questo articolo abbiamo completato la quest principale (in circa cinque/sei ore) ed esplorato buona parte dell'isola di Solstheim. Nel complesso Dragonborn offre una ventina di ore di contenuti inediti che, ovviamente, possono aumentare o diminuire in base allo stile di gioco di ognuno.

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