Recensione - Ryse: Son of Rome - Caput Mundi?

Condividi

Quote:

Ryse diventa ben presto uguale a se stesso e le piccole variazioni sul tema, come l’uso della formazione a testuggine o gli scontri con le balestre, diventano presto tediosi e poco divertenti

Crytek debutta su Xbox One con un titolo tecnicamente straordinario ma dal gameplay poco profondo...

Non è mai facile valutare i titoli di lancio: le console sono nuove per tutti, anche per gli sviluppatori che, spesso, si trovano a dover domare macchine complesse, per lo più ignote e, spesso, dotate di caratteristiche non del tutto chiare o comprensibili. Oltre a questa “emozione da prima volta”, i ragazzi di Crytek si sono trovati a dover portare su Xbox One un titolo dalla gestazione piuttosto complessa, nato addirittura come gioco core per Kinect e, successivamente, trasformato in un action in terza persona decisamente più canonico.

Ryse: Son of Rome riesce bene in alcuni campi e decisamente male in altri tuttavia, al netto delle traversie produttive, Crytek ci ha consegnato un action tutto sommato valido che, pur non stupendo, svolge bene il suo ruolo di vetrina “muscolare” delle potenzialità della nuova console di casa Microsoft.

Roma non è solo una città, Roma è la capitale che ogni altra città d’occidente ha cercato, con alterne fortune, di imitare, Roma è un’idea, Roma sono i Cesari e i Papi, la cristianità e la filosofia greca, l’aratro e la spada. Abbandonate le ambientazioni fantascientifiche, Crytek, per la prima volta, si impegna con una ricostruzione storica che nei videogiochi non ha mai riscosso troppo successo, quella dell’impero romano e lo fa mischiando piuttosto abilmente suggestioni classiche palusibili con ambientazioni, eventi e una trama che, spesso, scivola quasi nel fantasy tradendo, non ce ne vogliano gli sviluppatori, le origini per nulla latine di chi ha lavorato sul gioco. La Roma di Crytek è scintillante, più simile a quella di Assassin’s Creed che all’Urbe di Nerone e Seneca: forse con un po’ di confusione in testa i designer del gioco hanno immaginato che romanità e rinascimento potessero essere mescolati senza troppi problemi e, per questo motivo, dal punto di vista estetico il gioco appare quantomeno indigesto per noi italiani, mischiando (senza troppa eleganza) suggestioni e stili che un minimo di criterio artistico avrebbe collocato ad almeno novecento anni di distanza. Tuttavia Ryse non è un trattato di arte romana e, dunque, nel complesso non si può fare a Crytek una colpa per questa mancanza. Dal punto di vista tecnico, in ogni caso, il gioco fa di tutto per mostrare le potenzialità di Xbox One e, almeno in parte, ci riesce senza grossi problemi, l’armatura del nostro protagonista e le superfici sono un trionfo di trasparenze, luccicore e riflessi, mentre texture e modellazione dei personaggi fanno capire fin dalla prima occhiata che no, non siamo più ai tempi di Xbox 360 e Playstation 3. Purtroppo, forse per la mancanza di confidenza con la piattaforma, Crytek non ha voluto osare troppo e spesso ci muoveremo in ambientazioni abbastanza lineari (i classici corridoi) dove tutta la potenza di Xbox One non viene sfruttata: ci sarebbe piaciuto vedere più paesaggi e più scene di massa, anche a costo di rinunciare a qualcosa dal punto di vista della qualità tecnica.

Se Ryse convince come tech demo purtroppo non si può dire la stessa cosa delle sue qualità ludiche: il gioco è costruito secondo un impianto action piuttosto classico che mescola sequenza ampiante scriptate a continui scontri con barbari e altri nemici. Il battle system, cuore e nucleo portante di tutti i titoli di questo tipo, è debole e poco vario, tutto basato su combo relativamente semplici e costruito secondo uno schema schivata - parata - colpo ormai fin troppo anziano e superato. Dopo pochi combattimenti, infatti, Ryse diventa ben presto uguale a se stesso e le piccole variazioni sul tema, come l’uso della formazione a testuggine o gli scontri con le balestre, sono presto tediosi e poco divertenti, rendendo la progressione piuttosto stanca e non troppo intrigante. Il sistema di potenziamento del personaggio inserito nel gioco non ha praticamente nessuna utilità dato che, una volta dominato il - banale - sistema di controllo, si riesce tranquillamente ad avanzare senza venire quasi mai colpiti dai fendenti nemici.

Nel complesso, insomma, Ryse: Son of Rome ha tutti i difetti e le qualità che la maggior parte dei titoli di lancio hanno su qualunque piattaforma: tecnicamente siamo davanti a un prodotto decisamente solido ma dal punto di vista del gameplay, ci saremmo aspettati un po’ più di attenzione.

Tipologia di Gioco:

Ryse è un action classico in cui interpreteremo un centurione romano di nome Marius. Nel corso del gioco il protagonista narrerà la storia della sua vita all'imperatore Nerone, ormai anziano e sull'orlo di un tracollo paranoide.

Come è Stato Giocato:

Abbiamo testato il gioco grazie a una copia promozionale fornitaci da Microsoft, per scrivere questo articolo abbiamo completato la campagna giocatore singolo ed esplorato le modalità multiplayer.

Continua a leggere su BadTaste