Recensione - Ronin
Un action platform che mischia azione a turni ed in tempo reale: la recensione di Ronin
Devolver Digital è ormai una affermata realtà legata all’universo indie, un publisher capace di proporre titoli interessanti e vari in un segmento che, pur tra alti e bassi, sembra crescere senza sosta, e in cui la competizione è esasperata. Con Hotline Miami 2: Wrong Number, Titan Souls e Not a Hero il 2015 dell’azienda texana è stato sin qui notevole, e Ronin si propone di proseguire la scia di grande successo di pubblico e critica sin qui ottenuto.
[caption id="attachment_144932" align="aligncenter" width="600"] Ronin - screenshot[/caption]
La sfida, che come è ovvio è di crescente complessità lungo i quindici livelli disponibili, consiste nel raggiungimento di un obiettivo prefissato, che prevede generalmente il disinnescare i vari allarmi presenti nei livelli per poi proseguire oltre. Oltre a disinnescare gli allarmi e uccidere, nei livelli dedicati, i cinque soci del defunto padre, in ogni livello sono presenti una serie di obiettivi opzionali, come ad esempio uccidere tutti i nemici presenti nello stage e risparmiare (senza allertarli) i civili inermi. Completare gli obiettivi opzionali è fondamentale per ottenere skill points, con cui acquisire nuove abilità da una lista che per la verità non appare troppo ampia e invitante, tanto è vero che è possibile superare i livelli senza ingegnarsi più di tanto per ottenere skill point e abilità.
[caption id="attachment_144933" align="aligncenter" width="600"] Ronin - screenshot[/caption]
Il mix di azione a turni, grafica stilosa e pianificazione tattica delle mosse funziona bene ed è nel complesso divertente, ma le ambizioni di Ronin si schiantano ben presto contro una serie di limiti strutturali piuttosto evidenti. Il level design, pur nel complesso sufficiente, mostra ben presto la sua eccessiva semplicità e linearità; spesso per completare il livello c’è un unico modo di procedere, tarpando le ali alla fantasia del giocatore e alla voglia di sperimentare soluzioni diverse e trasformando l’intera esperienza in un lungo e ripetuto trial and error. A peggiorare, se possibile, questo approccio cosi lineare e semplicistico si aggiungono obiettivi opzionali che, come detto, mancano di varietà e interesse, e che sono per di più funzionali all’ottenimento di skill non sempre utili. Rivedibile anche il sistema di checkpoint, che ad ogni morte riporta troppo indietro l’azione, obbligando il giocatore a ripetere passaggi già agevolmente superati, invece di riproiettare l’azione al momento del game over.
In un quadro del genere, appare quasi salvifica la longevità del titolo, contenuta in una manciata di ore; per paradossale che possa sembrare, se Ronin avesse richiesto 12 ore per essere completato, anziché 5 o 6, la qualità generale ne avrebbe ulteriormente risentito. Stando così invece le cose non ci si annoia mai, pur con i detti limiti il titolo è godibile e scorre via abbastanza agevolmente. Resta l’amarezza per ciò che sarebbe potuto essere, ma una volta tanto va bene cosi.