Recensione - Robocraft
Costruire e guidare i propri mezzi, per combattere affollate battaglie, è l'essenza di Robocraft: la nostra recensione
Sviluppato da Freejam, un piccolo team indipendente, Robocraft è un titolo che non si perde in cerimonie e offre sin da subito la possibilità di calarsi con grande immediatezza all’interno della proposta videoludica che intende offrire. Il gioco si divide essenzialmente in due distinte sezioni, due diverse anime che riescono però a convivere armoniosamente, ossia la costruzione del nostro mezzo e il deathmatch vero e proprio. La prima e fondamentale parte dell’intera esperienza è infatti la creazione del proprio mezzo da battaglia in cui, come se ci trovassimo di fronte a una sorta di LEGO virtuale, avremo la possibilità di smontare e rimontare senza davvero alcun limite il nostro robot, fatto di materiale cubettoso di cui disporremo in modica quantità, almeno nelle fasi iniziali. Il nostro lavoro in officina non avrà effetto solo sull’estetica del mezzo, ma anche e soprattutto sulla sua efficacia in battaglia. Sbloccando via via mattoncini e parti meccaniche di ogni tipo, si scopre infatti che l’unico vero limite che il gioco impone nella costruzione è la nostra fantasia; avremo la possibilità di creare hoovercraft, droni, carri armati, elicotteri e addirittura veri e proprio mostri meccanici stile AT-AT, tutti ovviamente provvisti di cannoni, torrette, fucili, radar, scudi protettivi e altri gadget di sorta. C’è veramente ogni ben di Dio in Robocraft, e far crescere in dimensioni e potenza da fuoco il nostro mezzo sarà indispensabile per aumentarne il ranking.
Perché tutto questo lavoro abbia un senso, ci si deve lanciare a capofitto nel combattimento. L’intera filosofia del gioco, una volta in battaglia, è quella dello sparatutto a squadre. Avremo un nostro livello di gioco, un tier determinato dalla “potenza” e dal livello dei cubi di cui il nostro robot è composto. In tal senso il matchmaking, specialmente riguardo al ranking dei giocatori, fa davvero il suo dovere. Connettersi alla partita è un processo agevole e veloce, e raramente ci si ritrova in sessioni di gioco dove la nostra competitività è frustrata da avversari nettamente superiori e più esperti. Ci sono quattro modalità, piuttosto varie tra loro e mediamente riuscite. Se il classic mode è (appunto) una classica sessione in cui l’obiettivo è ottenere quante più kill in un tempo dato, ben più accattivante è la nuova battle mode, in cui bisogna distruggere una sorta di cristallo adeguatamente protetto da un gigantesco scudo difensivo, che deve essere attraversato o disattivato prendendo il controllo di quattro distinti alimentatori sparsi lungo la mappa di gioco. È una modalità molto più tattica e decisamente accattivante, anche più delle restanti due che costituiscono una variazione del classic mode, organizzando partite in cui gruppi di giocatori più piccoli, ma con mezzi più forti e un tier elevato, si scontrano con una squadra più numerosa ma dal ridotto potenziale di fuoco, impostazione che raggiunge il suo picco massimo in una sorta di uno contro tutti.
"Ogni elemento della costruzione del nostro mezzo sarà dunque attaccabile e lo si potrà distruggere, alimentando esponenzialmente il tatticismo delle battaglie"[caption id="attachment_142521" align="aligncenter" width="600"] Robocraft - screenshot[/caption]
A frenare le ambizioni di un titolo comunque estremamente valido, e peraltro ancora in early access e in continua evoluzione, interviene purtroppo la scarsa varietà di fondo della produzione, che fa a pugni con la pazienza necessaria per accedere ai livelli di gioco più alti; sebbene la recente introduzione dell’overclocking consenta anche ai giocatori relativamente meno esperti di compensare la minor efficienza del proprio robot con una buona performance individuale del giocatore, Robocraft richiede ancora molto tempo per essere goduto appieno, tante ore necessarie ad ottenere i tier più elevati e i pezzi più pregiate. Questo non sarebbe un problema, e anzi sarebbe un elemento a favore della longevità del titolo, se non fosse che le modalità di gioco tutto sommato non numerosissime si accompagnano a una varietà di mappe e soprattutto di ambientazioni veramente ridotta, fattore che certo non aiuta chi potrebbe sentirsi scoraggiato dalle numerose sconfitte e kills che si dovranno inevitabilmente subire. Anche l’aspetto grafico soffre rispetto al resto della produzione, e se il look cubettoso dei mezzi è tutto sommato funzionale e accattivante, lo scarso impatto visivo di Marte e del pianeta di ghiaccio (uniche due ambientazioni presenti) in cui si combatte rappresentano un forte anticlimax.
In conclusione Robocraft è certamente un titolo da provare, anche ma non solo in virtù della sua natura di “vero” free to play che consente sul serio di misurarsi e competere senza dover necessariamente spendere danaro aggiuntivo. È per il resto un titolo valido e divertente almeno per qualche ora, ma che ha forse bisogno di qualche ulteriore aggiornamento, peraltro già pianificato da un team davvero attento alle richieste della sua community, per raggiungere la sua piena maturità.