Recensione - Rise of the Tomb Raider

Crystal Dynamics prosegue nella ricostruzione del mito di Lara Croft: la recensione di Rise of the Tomb Raider

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Rise of the Tomb Raider non è un gioco che stupisce. La trama è nella norma, il gameplay non si discosta troppo da quello del capitolo precedente e non siamo davanti a un esempio di tecnica grafica pirotecnica. Eppure funziona, e pure bene. I ragazzi di Crystal Dyanimics, dopo aver rifondato il mito di Lara con l’ottimo Tomb Raider, del 2013, hanno preso tutto quello che funziona dei giochi open world moderni, lasciando perdere le lungaggini, le missioni un tanto al chilo e i collezionabili tutti identici. Il risultato finale è un gioco che mischia perfettamente la densità ludica degli action classici con il gusto per l’esplorazione che dovrebbe caratterizzare i mondi aperti.

Rise of the Tomb Raider non propone un mondo di gioco enorme, quanto piuttosto una serie di macroaree tutte connesse fra loro, ognuna basata su meccaniche specifiche (l’uso dell’arco o la maestria con gli esplosivi, per esempio) e con obiettivi primari e secondari molto definiti. Gli sviluppatori sono stati molto abili nel bilanciare la costante tensione fra libertà e gameplay, controllando Lara non ci sentiremo mai troppo abbandonati a noi stessi ma, insieme, non avremo neppure mai la sensazione di trovarci in una sorta di corridoio con una sola strada percorribile.

[caption id="attachment_148241" align="aligncenter" width="600"]Rise of the Tomb Raider screenshot Rise of the Tomb Raider - screenshot[/caption]

L’apice di questo approccio viene raggiunto nelle tombe opzionali, aree segrete raggiungibili solo dopo averne trovato l’accesso. Superato questo primo scoglio, in alcuni casi per nulla scontato, ci troveremo immersi in alcuni degli ambienti più ispirati dell’intero gioco: costruzioni sotterranee che si inerpicano nella roccia viva, antiche navi bloccate nel ghiaccio, meccanismi idraulici, ogni singola tomba altro non è che un gigantesco enigma ambientale da risolvere mettendo a frutto pazienza e doti deduttive. Nessun puzzle risulta mai troppo ostico tuttavia, soprattutto nelle fasi più avanzate, capita di doversi scervellare abbastanza prima di capire come attivare un determinato interruttore o per superare trappole all’apparenza impossibili. L’unico appunto che si può sollevare a queste sequenze è la totale cesura rispetto all’avventura principale: il giocatore troppo frenetico potrà finire il gioco senza mai imbattersi in alcuna tomba, lasciandosi alle spalle una buona dose del divertimento. Forse il team avrebbe dovuto sforzarsi per inserirle meglio nello sviluppo della trama ma, nel complesso, la scelta pare dettata dalla volontà di enfatizzare la dimensione esplorativa di Rise of the Tomb Raider.

"in questo episodio ci troviamo davanti una ragazza sicura di sé, capace di distinguere un fucile da una mitragliatrice e a suo agio nelle terre selvagge"

Mentre nel gioco precedente avevamo a che fare con una Lara sola, impaurita e debole, in questo episodio ci troviamo davanti una ragazza sicura di sé, capace di distinguere un fucile da una mitragliatrice e a suo agio nelle terre selvagge. Le abilità della protagonista sono, di conseguenza, molto aumentate: ora possiamo creare oggetti, munizioni e quanto necessario mentre ci muoviamo e pure i combattimenti corpo a corpo hanno acquistato una fisicità nuova, con Lara che non si fa troppi scrupoli nell’usare sassi, colpi da dietro e botte sotto la cintura.

[caption id="attachment_148240" align="aligncenter" width="600"]Rise of the Tomb Raider screenshot Rise of the Tomb Raider - screenshot[/caption]

Le sequenze platform, che nel capitolo precedente erano a tratti piuttosto incongruenti, in Rise of the Tomb Raide, raggiungono finalmente una certa maturità: mutuando alcune soluzioni da Uncharted, Crystal Dynamics è riuscito a inserire gli odiati quick time event in una struttura di gioco che punisce il player distratto, ma senza morti troppo gratuite.

Rise of the Tomb Raider migliora quindi il suo predecessore da ogni punto di vista, senza prendere alcun rischio inutile. L’avventura siberiana dell’archeologa che, fra le altre cose, ci metterà contro un’antica setta di integralisti cristiani, procede nella ricostruzione del mito di Lara Croft. Abbandonati per sempre gli eccessi di fine anni novanta, l’eroina continua il suo percorso di rinascita creativa e ludica. Rise of the Tomb Raider è uno dei migliori action adventure dell’anno e i fortunati possessori di Xbox One lo scopriranno prima di tutti gli altri.

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