Recensione - Remember Me

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Scintillante, lucido e curato, Remember Me è compresso entro limiti che la contestualizzazione e i personaggi non meriterebbero.

Remember Me non riesce a raggiungere l’eccellenza a cui poteva aspirare, e tutto a causa di una grammatica ludica troppo sottile e sfuggente...

Remember Me è la dimostrazione che i videogiochi sono, o dovrebbero essere, qualcosa di più di una sequenza di suoni e immagini, a prescindere dalla validità di questi ultimi. La qualità dell’interazione, anche se rarefatta, è un elemento fondamentale di qualunque esperienza videoludica, in quanto getta un ponte tra lo schermo e il giocatore che va al di là dell’empatia e dell’immedesimazione.

Avremmo voluto, tanto, sentire quella scintilla nel gioco di Dontnod. Ci sarebbe piaciuto esplorare la Nuova Parigi del futuro (NeoParis), avvertirla più viva e tangibile, e non essere strattonati alle spalle ogni volta che abbiamo cercato di uscire dal sentiero tracciato. Purtroppo, Remember Me aderisce perfettamente alla definizione di “giro sull’ottovolante”. Scintillante, lucido e curato, ma pur sempre compresso entro limiti che la contestualizzazione e i personaggi non meriterebbero.

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Nella Parigi del futuro il mercato delle memorie è una realtà. Mai avuto un ricordo che vorreste cancellare? Mai desiderato provare sulla vostra pelle un’esperienza altrimenti irraggiungibile? Grazie alla tecnologia Sensen, di cui ogni cittadino è dotato tramite un innesto alla base del collo, scambiarsi i ricordi dietro compenso in denaro è possibile, e, per alcuni, anche molto lucroso. Secondo un tema molto caro alla fantascienza cyberpunk, la multinazionale Sensen nasconde tuttavia diversi segreti, e starà al giocatore scoprirli nei panni della protagonista femminile Nilin, colpita da amnesia in seguito a eventi che verranno a galla nel corso dello svolgimento.

La grammatica ludica di Remember Me è estremamente semplice, in quanto alterna con costanza tre soli elementi, ossia le fasi narrative (verrebbe da dire “esplorative”, ma, come vedremo, da esplorare purtroppo c’è poco), quelle di scalata acrobatica e i combattimenti corpo a corpo contro gruppi assortiti di nemici o l’occasionale boss. Tutte e tre queste fasi sono accomunate da una linearità esasperata, al punto che persino i movimenti di camera vengono spesso “strappati” al controllo del giocatore per mettere in evidenza questo o quel particolare. Il principale problema, con Remember Me, è che questa esperienza “su binari” si rapporta in malo modo con il contesto, peraltro molto ben caratterizzato. Il futuro immaginato da Dontnod Entertainment è dettagliato e credibile, fonde nuovo e vecchio, barocco a là parisiènne con realtà aumentata e virtuale, combattimenti eleganti con musica pulsante, a volte quasi spezzata, “corrotta”, come un flusso di dati ricco di interruzioni. Una piccola prodezza, quella dei designer, che purtroppo non fa che stuzzicare il giocatore, il quale non può fare altro, se non desiderare una forma di godimento più diretta e intensa di questo interessante contesto. Se in passato altre produzioni caratterizzate da un gameplay molto rarefatto sono riuscite a giustificare meglio la propria natura (basti pensare a Heavy Rain, vero e proprio film-videogame), per Remember Me l’alchimia non funziona allo stesso modo.

Questo perché la produzione di Dontnod vuole, a tutti i costi, essere un videogioco, si adegua a “mode” in voga negli ultimi 3/4 anni, come la scalata acrobatica, o il combattimento ispirato a quello dei due Batman di Rocksteady. E allora perché ingabbiare tutto in una scatola piccolissima, fatta di strade dritte e strette, e scalate con l’autopilota, che non richiedono al giocatore abilità alcuna, né altresì gli lasciano la seppur minima libertà? Perché fermare la mano del giocatore, quando questo vorrebbe spostare la visuale verso quel dettaglio sulla sinistra, e imporre prepotentemente il proprio punto di vista? C’è un rapporto sottile e delicato che lega un giocatore a un videogame affascinante. Purtroppo Remember Me si comporta in questo contesto come un’amante appassionata di dominazione. Ad alcuni potrebbe anche piacere, ma è impossibile non chiedersi cosa quest’esperienza avrebbe potuto diventare, se un contesto tanto ben architettato si fosse accompagnato ad una struttura di gioco anche solo leggermente più aperta, lasciando al giocatore il tempo di osservare, respirare, assaporare.

Nonostante quanto sopra limiti, a nostro parere, la godibilità dell’opera nel suo complesso, Remember Me riesce in ogni caso a regalare alcuni momenti positivi. Il sistema di combattimento, alle cui origini abbiamo già accennato, accompagna l’aspetto “ritmico” delle combo a un originale sistema che permette di scegliere i singoli passaggi di ogni combinazione da un vasto menu, destinato ad ampliarsi nel corso della trama. In questo modo, il giocatore potrà creare combo personalizzate, scegliendo ora di favorire il recupero della salute da parte della protagonista, ora il danno inferto ai nemici, oppure la riduzione del tempo di ricarica degli attacchi speciali. Per quel che riguarda il game design, questo rappresenta il punto più alto toccato da Dontnod, dato che per i restanti aspetti la qualità e l’originalità si attestano su livelli decisamente più bassi.

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Tra una stilosa scazzottata a ritmo di musica elettronica e un’arrampicata presi per mano, c’è anche spazio per la principale attrattiva di Remember Me, che si concretizza nella possibilità per Nilin di manipolare le altrui memorie a suo vantaggio. Questo si traduce in brevi sessioni dove il giocatore può “riavvolgere” a piacimento un ricordo, come fosse una sequenza filmata, e modificare alcuni dettagli prestabiliti, così da arrivare a un preciso scopo. Non tutti i dettagli manipolabili, tuttavia, sortiscono l’effetto desiderato, dunque starà al giocatore trovare la giusta strada per modificare opportunamente i ricordi della “vittima” di turno. Per quanto l’idea alla base sia notevole, queste sequenze si presentano sin troppo di rado per distinguere davvero Remember Me dalla folta concorrenza, e finiscono per non pesare più di tanto in positivo sul giudizio finale.

Con le sue circa otto ore di durata, la produzione Dontnod non riesce a raggiungere l’eccellenza a cui poteva aspirare, e tutto a causa di una grammatica ludica troppo sottile, sfuggente. L’interazione è ridotta ai minimi termini, a metà tra il rythm game dei combattimenti e il pedissequo seguire frecce arancioni delle scalate acrobatiche, e quel che rimane sono fondali evocativi, un immaginario convincente, una morale interessante sui ricordi e su quanto essi pesino sull’identità, sull’io, di ognuno. Anche graficamente il lavoro svolto dagli sviluppatori francesi è degno di tutto rispetto, soprattutto nella versione PC da noi testata, al punto da sfatare il mito relativo alla qualità dell’Unreal Engine quando utilizzato da software house che non siano Epic Games. Texture di alta qualità, giochi di riflessi, buona effettistica, scene d’intermezzo curate e una colonna sonora interessante si uniscono in un mix che, se non altro, riesce a non far sfigurare le frequenti derive hollywoodiane.

Remember Me potrebbe piacere a tutti coloro che ad un videogioco chiedono molto poco in termini di interazione, sfide, esplorazione. Ci si siede, ci si fa prendere per mano, si accetta qualche strattone e ci si fa condurre giù per la montagna russa. Presa così, l’opera prima di Dontnod saprà anche regalare dei bei momenti, forse offuscati in una parte centrale poco ispirata (anche visivamente), ma nel complesso soddisfacente. Il nostro giudizio, tuttavia, non può slegarsi dal fatto che Remember Me è innanzitutto un videogame, e in tal senso offre davvero pochi spunti di dialogo. Un peccato, soprattutto perché, e non ci stancheremo presto di ripeterlo, il lavoro di contestualizzazione avrebbe meritato davvero ben altro lavoro dal punto di vista del game design.

ScreenshotTipologia di Gioco:

Remember Me è un action in terza persona che ci mette nei panni di Nilin, una ribelle impegnata nella lotta ad una malvagia multinazionale che utilizza i ricordi delle persone per scopi decisamente non commendevoli.

Come è Stato Giocato:

Abbiamo testato il gioco acquistando una copia PC su Steam, per scrivere questa recensione abbiamo testato a fondo la modalità principale e attraversato l'intera trama del gioco.

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