Recensione - Rainbow Six Siege
Il team composto dai migliori operativi del mondo ritorna su PC e console, ma in una maniera totalmente nuova: la recensione di Rainbow Six Siege
Per chi ha amato la serie fin dalla sua concezione, fin dal primo momento in cui è stata abbinata al nome dello scomparso Tom Clancy, abbinando alla progressione attraverso le missioni della campagna quella di una esile ma comunque presente trama, lo shock può essere grandissimo. E non solo perché di trama qui nemmeno a parlarne, ma anche perché di modalità per il singolo giocatore nemmeno a parlarne, fatta eccezione per una serie di missioni atte più a fargli conoscere meccaniche e dinamiche che a divertirlo con convinzione. Rainbow Six Siege è una produzione che tutto punta sulla fruizione multigiocatore online, ed è già questo un primo sbarramento che seleziona chi ne può essere potenzialmente interessato e chi invece non vi trova motivo d'interesse alcuno; paradossalmente, è ampiamente probabile che rientrino nella seconda categoria coloro che sono rimasti affezionati alla tradizione della serie. Ma non si tratta di tradimento, bensì della scelta che Ubisoft ha dovuto fare per rimettere in campo il team composto dai migliori operativi del mondo.
Proprio sugli operativi il gioco pone molta enfasi, andando a sostituire quella che negli shooter multiplayer online è la categorizzazione in classi. Quattro componenti di cinque forze speciali, per un totale di venti personaggi, hanno in dotazione armi e gadget differenti, adatti a varie situazioni di gioco e vari stili di combattimento, privilegiando ora l'attacco, ora la difesa, la mobilità o la solidità, il volume di fuoco o la versatilità. Conoscere a fondo le caratteristiche di ognuno di loro è requisito importante nei match multiplayer, in maniera da poterne sfruttare al meglio le possibilità e da poter immaginare quale possa essere l'approccio degli avversari.
"Il requisito primario di Rainbow Six Siege è la coordinazione con i propri compagni di squadra, l'agire in maniera ponderata e non a testa bassa, richiamando in un certo modo il mantra della serie, declinato però in contesti totalmente diversi"[caption id="attachment_149039" align="aligncenter" width="600"] Rainbow Six Siege - screenshot[/caption]
Non può quindi Rainbow Six Siege definirsi un ritorno in grande stile per la serie. Il suo problema più grande non sta nell'essersi trasformato in qualcosa di lontano dagli esponenti storici della saga, ma nell'averlo fatto con poca convinzione, lesinando nell'offerta ludica. Eppure si tratta di un titolo che può avere una sua ragione d'essere, nel divertimento di sparatorie non esasperate e con una gradita dose di tattica.