Recensione - Q.U.B.E. Director's Cut

Sembra Portal ma non è: la recensione di Q.U.B.E. Director's Cut

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L’avvento di Portal ha dato vita ad un intero filone di prodotti simili, ovvero i platform puzzle in prima persona. Tra di essi vi sono giochi assolutamente geniali e dotati di una loro unica personalità, quali Antichamber o The Talos Principle, ed altri invece un po’ meno riusciti, che tentano di ricalcare il successo del titolo Valve, senza però centrare l’obiettivo. In questo panorama in continua espansione si affaccia anche Q.U.B.E. Director’s Cut, titolo sviluppato da Toxic Games e da poco disponibile sugli store online di PlayStation 3, PlayStation 4 ed Xbox One, dopo essere giunto già da tempo su PC. Quale sarà la sua natura quindi? Semplice macchietta o protagonista di un genere che, di anno in anno, risulta essere sempre più inflazionato?

Le premesse che fanno da sfondo ai vari puzzle pensati dagli sviluppatori sono tanto semplici quanto dirette: il protagonista è stato catapultato in una misteriosa struttura dispersa nello spazio, e sarà quindi suo compito completare le sfide che gli si presenteranno dinanzi per riuscire a salvare l’intera umanità. Mano a mano che proseguirà nell’avventura una voce esterna lo accompagnerà lungo tutto il suo cammino, svelando importanti informazioni su cosa sia realmente accaduto.

[caption id="attachment_145586" align="aligncenter" width="600"]Q.U.B.E. Director's Cut screenshot Q.U.B.E. Director's Cut - screenshot[/caption]

Altrettanto semplice invece non è il gameplay: alla base dell’intero gioco e di tutte le sue dinamiche vi sono dei cubi di vari colori, che risponderanno in maniera differente all’input dato dal guanto del protagonista. I cubi rossi fuoriescono dalle pareti, fino ad un massimo di tre lunghezze, i cubi gialli si muovono a gruppi di tre, i cubi blu lanciano verso l’alto qualsiasi cosa vi si trovi sopra, quelli verdi possono essere spostati a piacimento nello spazio circostante, mentre i viola fanno ruotare alcune sezioni delle stanze. Compito del giocatore è quindi quello di incastrare alla perfezione tutti i vari blocchi, per poter accedere a piattaforme altrimenti irraggiungibili, piuttosto che far avanzare delle sfere per attivare interruttori ed aprire così delle porte.

"Q.U.B.E. Director's Cut è un prodotto privo di quel guizzo di genio necessario ad elevarlo dalla massa"

Il concept è quindi senza dubbio intrigante, sarà altrettanto buono il level design? Purtroppo la risposta non è non del tutto affermativa: nella prima parte dell’avventura, complice anche l’effetto novità, abbiamo a che fare con enigmi intriganti e ben riusciti, mano a mano però che si prosegue con i livelli questi tendono a perdere in qualità, risultando talvolta ripetitivi e poco appetibili. Oltre a ciò, in alcune scelte narrative e di design si riconosce una eccessiva somiglianza con il cugino Portal, somiglianza che purtroppo non fa altro che rendere Q.U.B.E. Director's Cut un prodotto privo di quel guizzo di genio necessario ad elevarlo dalla massa dei tanti titoli platform puzzle che ormai abbondano nel panorama, indie e non, odierno.

[caption id="attachment_145587" align="aligncenter" width="600"]Q.U.B.E. Director's Cut screenshot Q.U.B.E. Director's Cut - screenshot[/caption]

Visivamente parlando il gioco adotta uno stile minimal, che riduce i dettagli all’osso tanto che ogni elemento dello scenario, eccezione fatta per il protagonista, è composto da cubi bianchi, grigi, e talvolta colorati per l’appunto. Il gioco però, a nostro parere, prende un po’ troppo sul serio la definizione di minimal, risultando talvolta esageratamente scarno e privo di personalità. Sia ben chiaro, il budget a disposizione di Toxic Games sarà stato certamente ridotto, nonostante ciò una maggiore cura per l’aspetto artistico del prodotto non avrebbe di certo guastato al risultato finale. Trascurabile infine il comparto sonoro, che funge da semplice contorno ai vari enigmi, senza quindi brillare particolarmente per originalità o ricercatezza dei brani.

Q.U.B.E. Director's Cut aggiunge senza dubbio alcuni elementi interessanti al prodotto, come per esempio l’accompagnamento narrativo, totalmente assente nella prima versione del gioco, nonostante ciò però possiede comunque alcuni difetti che ne inficiano la qualità, rendendolo un titolo sì interessante, ma comunque sottotono, ed è un vero peccato. Il concept che sta alla base del gameplay, così come la prima parte dell’avventura, sono assolutamente riusciti, speriamo quindi che Toxic Games, in un prossimo futuro, riesca a correggere gli errori commessi e a regalare al pubblico un degno rivale del tanto acclamato Portal.

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