Recensione: Prisoners, il Blu-Ray Disc
Hugh Jackman e Jake Gyllenhaal nell’edizione in alta definizione di uno dei film migliori del 2013: Prisoners, disponibile dal 26 febbraio...
Warner Home Video distribuisce dal 26 febbraio il disco Blu-Ray di Prisoners, la copia in alta definizione dell’apprezzato thriller diretto da Denis Villeneuve, distintosi per le superbe interpretazioni di Hugh Jackman e Jake Gyllenhaal.
Il film
Oscurità e pioggia. L’agghiacciante fotografia di Prisoners si basa su questi due elementi mentre il regista canadese gioca con le ombre e la bianca luce delle finestre. In Prisoners ogni celata verità è una velatura grigiastra in appartamenti sofferenti e tristi, così come ogni biancore che squarcia queste tenebre ha il gusto di un’arresa mancata, della forza mentale come antidoto ai demoni della società.
Keller affronta la disgrazia familiare attraverso la fede religiosa mentre il giovane Detective si presta ad un atteggiamento risolutivo. Anche la richiesta di aiuto a Dio trova però in Prisoners una facciata negativa. Come si scoprirà, il rapimento delle bambine fa parte di un progetto frutto di una schizofrenia maturata in un decennio: chi sottrae le figlie lo fa per addolorare il prossimo. Non si tratta di pedofilia o di una malriposta nostalgia di maternità/ paternità. Il furto di bambini è un’arma per far perdere la speranza e allontanare gli uomini dalla fede. Una sorta di legge del contrappasso ideata per far sprofondare i genitori nella rassegnazione, nell’annichilimento del tempo che li separa dal trauma alla morte. L’antagonista che Prisoners dipinge non è il “killer americano” dalle scattose violenze plateali come può essere una sparatoria in una scuola o ad una prima di un film; i “cattivi” sono talpe, e non nel senso di infiltrati e intelligenti strateghi, ma folli nascosti in casette di periferia e in vecchi camper. Il regista per l’appunto mostra con delle panoramiche una serie di abitazioni tutte uguali e ordinate, ricordando alcune riprese analoghe de Il Silenzio degli Innocenti. Lo spunto è identico: il colpevole si rifugia in casa; nel caso di Prisoners disegna compulsivamente dei labirinti sulle pareti (come quelli che Arianna elaborava in Inception). La potenzialità che ogni casa possa ospitare la tana di un omicida è sconfortante, a tal punto da pitturare riduttivamente gli sforzi del corpo di polizia; non è un caso che il Detective Loki arrivi alle migliori soluzioni quasi casualmente. Il comandante a cui fa rapporto infatti lo schernisce dicendogli “Allora vai a interrogare ogni abitante del quartiere” Bussa porta a porta!”. Questo senso di inadeguatezza, di ridimensionamento della giustizia e impossibilità si percepisce in Prisoners sia a livello diegetico che a livello interpretativo grazie all’ottima recitazione in sottrazione di Jake Gyllenhaal.
Il caotico mondo di Prisoners racconta anche di brav’uomini spinti all’ossessione dalle malvagità dei proprio simili. E’ il caso del padre Keller, simbolo di una moralità vagante, di una perdizione che dimostra i limiti di una ricerca coerente di senso nelle azioni umane. Ed è a questo proposito che riecheggia la sentenza del Rorschach di Watchmen che, ricordando il caso di una bambina smembrata dai cani, confida allo psicologo: “ Non è stato Dio a uccidere i bambini. Non li ha macellati il fato, né il destino li ha dati in pasto ai cani. Siamo noi. Solo noi.”
Video
Villeneuve tinge la sceneggiatura di Aaron Guzikowski (Contraband) con disperata consolazione, allungando i tempi del dramma a 153 minuti, senza risultare comunque banale o prolisso. Al contrario incalza precisamente tutte le sotto trame che una kidnapping story può originare. Nel farlo i movimenti di macchina rimangono asciutti: il regista predilige i dolly corti regolari, leggeri avvicinamenti alle spalle del Detective o al pianto di Keller; le riprese circolari sono pochissime e relegate perlopiù ai momenti di maggior affetto come un abbraccio. Non mancano alcune inquadrature liberatorie che smorzano un po’ la tensione, ad esempio i piovosi campi lunghi dei parcheggi e delle zone di periferia.
Filmato con cineprese Arri Alexa Plus in 1.85:1 e finalizzato in un master cinematografico 4K da un source nativo 2.8K, Prisoners gode nella sua veste Blu-Ray di un ottimo trasferimento video. La traccia è proposta in Full HD 1080p, contenuta in un MPEG-4 AVC a 24fps. Il flusso dati si assesta intorno al valore di 20mb/s, soglia non eccelsa ma visto il processamento costante risulta più che sufficiente a donare definizione al quadro. Si toccano talvolta dei picchi di 33mb/s per cui non si può certo dire che i pixel mancano di informazioni.
La fotografia è fredda, priva dei grandi abbellimenti da post-produzione: le tonalità chiare sono più che altro fenditure, e quando non sono buie vengono opacizzate dalla pioggia. Tuttavia anche nei frangenti bui la separazione dei tratti è garantita così come la ricca texturizzazione dei vestiari, dei capelli e della cute degli attori. Ritroviamo la grazia dell’Alexa nei brillanti particolari del viso, specialmente in alcune finezze della pelle di Jake Gyllenhaal: in primis la luminosità dei capelli raccolti, poi le minuzie della barba e dei pori cutanei. Il contrasto è dosato con cura e il bilanciamento chiaro/scuro sui visi è impeccabile. Permane una sottilissima grana, più evidente nel grigio dell’asfalto che nei salotti di casa. Non si rilevano artefatti, né banding né rumore in assenza di luce: il riversaggio qui in esame è pulito, fedele e distinto.
Audio
Il reparto audio propone la lingua italiana e spagnola in Dolby Digital 5.1 lossy (640 kbps) e l’inglese in DTS HD Master Audio 5.1 lossless (profondità 24 bit).
La partitura di Jóhann Jóhannsson è lieve ed è relegata ai retro canali. La sottigliezza del mix è interrotta raramente dal subwoofer che sancisce la divisione degli atti con bruschi colpi bassi. La spazialità a 6 canali di Prisoners è un po’ fiacca sul lato posteriore mentre brilla di dinamica e profondità nei frontali: i dialoghi infatti suonano puri e chiari sia nelle urla che nelle sfumature, nei balbettii e nei sospiri. La compressione in Dolby sacrifica la riproduzione dei dettagli, avvisabile specialmente nei rumori di fondo troppo opachi, premiando invece il volume del doppiaggio; ascoltando la traccia inglese (che gode di una codifica più performante rispetto a quella italiana) si riabbraccia la cristallinità dei cigolii delle porte e dello scrocchiante calpestare dei boschi.
Extra
Behind The Scenes: Prisoners - Every Moment Matters (3 minuti ca.)
Behind The Scenes: Prisoners - Powerful Performances (9 minuti ca.)
Il supporto utilizzato è un BD50 sfruttato poco più del 60%. Il menù rimane quello classico di Warner Bros. a cinque tasti: play, selezione scene, audio, sottotitoli e contenuti speciali.
Gli extra sono poveri. Le interviste sono brevi.
La relazione tra Loki e Keller meritava sicuramente più spazio, così come le interviste al cast: oltre ai protagonisti troviamo infatti i candidati all’Oscar Viola Davis e Terrence Howard, la candidata ai Golden Globe Maria Bello e il premio Oscar Melissa Leo.
Rimane Paul Dano, probabilmente nel suo miglior ruolo dopo Il Petroliere (2007), e il già psicopatico David Dastmalchian che nel Cavaliere Oscuro di C. Nolan interpretava il paranoico fan di Joker Thomas Schiff.
Conclusioni
Il combo pack Blu-Ray + Copia Digitale di Warner Home Video sfoggia una struttura solida sul fronte video e audio. Meno apprezzabile è invece il comparto extra vista la sua superficialità.