Recensione - Primal Carnage: Extinction

Umani contro dinosauri, in uno shooter multiplayer: la recensione di Primal Carnage: Extinction

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Da sempre i dinosauri e tutto ciò che è a loro connesso esercita un incredibile presa nell’immaginario collettivo moderno, basti pensare alla smisurata produzione letteraria, cinematografica e più in generale artistica che ai dinosauri in varie forme e modi si è ispirata. I videogiochi non fanno certo eccezione, e Primal Carnage: Extinction è solo l’ultimo titolo in ordine di tempo a proporre un po’ di azione a base di t-rex e velociraptor. Il titolo di Circle Five Studios e Pub Games è una sorta di ibrido, a metà tra un espansione e un sequel; nasce infatti come contenuto aggiuntivo dell’originale Primal Carnage, ma cresce a tal punto da essere poi sviluppato e venduto come titolo stand alone. E forse è proprio questa sua natura indefinita a condannare il gioco in un insoddisfacente limbo di buone intenzioni mediocremente espresse.

La premessa del titolo è in verità piuttosto interessante, visto che il gioco è uno sparatutto a squadre cui dinosauri e umani si scontrano in una lotta all’ultimo sangue, facendo leva sul lavoro di squadra e sulle caratteristiche di ciascuna classe (o dinosauro) di specializzazione. Vi sono quattro modalità, che vanno dal classico deathmatch a una interessante modalità freeroaming, in cui ci si uccide liberamente senza limiti di kill e tempo, passando per un sfida in cui gli umani devono accumulare punti con le uccisioni prima di fuggire con un elicottero in un dato tempo (Get to chopper) e a una variante del deathmatch riservata esclusivamente ai dinosauri. Il tentativo di offrire un po’ di varietà è apprezzabile, ma le modalità non si discostano in realtà molto tra di loro, e le uniche veramente interessanti sono Deathmatch e Get to chopper.

[caption id="attachment_143753" align="aligncenter" width="600"]Primal Carnage: Extinction screenshot Primal Carnage: Extinction - screenshot[/caption]

Ci sono ben cinque classi di umani tra cui scegliere, ciascuna con le sue armi e con gadget esclusivi; il commando dispone ad esempio di un fucile d’assalto e di un lancia granate che ne fanno una devastante bocca di fuoco, mentre lo scienziato ingloba in un’unica interessante figura le caratteristiche del cecchino, del medico e dello stealth killer, capace di mettere KO gli avversari con una pistola tranquillante. Il pathfinder è un efficace scout, armato di flare di segnalazione e fucile a pompa, e a concludere il quadretto ci sono due figure singolari e altamente specializzate come il piromane, inquietante figura al cui braccio è legato un lanciafiamme armato di motosega, ed il trapper, che dispone invece di armi molto leggere e di un coltello, ma che può catturare e immobilizzare i dinosauri con una apposita rete. Se l’idea di accorpare i vari archetipi del genere in soli cinque classi di shooter non è malvagia, il bilanciamento e l’efficacia delle stesse non è sempre dei migliori; molto spesso l’efficacia di una classe piuttosto che di un’altra dipenderà dal team di dinosauri che si ha di fronte, alcune classi hanno più di una soluzione offensiva ma delle tre o quattro armi a disposizione spesso solo una è efficace, mentre l'utilizzo delle altre risulta semplicemente deleterio. In definitiva non sempre si può scegliere chi interpretare unicamente seguendo il proprio stile di gioco, ma si deve sperare di essere in una squadra ben preparata per l’avversario per poter incidere in qualche maniera significativa nella partita.

"controllare i dinosauri è molto frustrante, e coordinarsi è difficilissimo"

La scelta inerente i dinosauri è purtroppo ancora peggiore, visto che sebbene siano presenti in numero più che doppio, una volta scesi nell’arena la frustrazione raggiunge i massimi livelli. La visuale di gioco passa in terza persona, e se vincere non è impossibile, in virtù della tremenda forza dei dinosauri, il divertimento è pressoché nullo; controllare i dinosauri è molto frustrante, e coordinarsi è difficilissimo, visto che spesso ci si troverà troppo impegnati a non rimanere bloccati tra le rocce o in qualche struttura. L’insieme dell’esperienza si profila purtroppo come un mix di controlli approssimativi, design delle mappe non particolarmente ispirato e ricchezza delle opzioni di gioco sufficiente ma tutt’altro che debordante per quantità e qualità, un quadro non idilliaco, certamente non aiutato da una community che nei diversi mesi di early access ha faticato non poco a decollare.

[caption id="attachment_143754" align="aligncenter" width="600"]Primal Carnage: Extinction screenshot Primal Carnage: Extinction - screenshot[/caption]

A migliorare parzialmente il tutto interviene il comparto tecnico del titolo. La grafica non è certo da mascella a terra, ma fa il suo dovere, le texture dei dinosauri in particolar modo convincono moltissimo. Anche i diversi bug che affliggevano il gioco in early access sono stati risolti da una corposa patch. Anche il matchmaking funziona bene, ci si connette velocemente alla partita e si gioca senza troppe attese e difficoltà. Al di là però delle opportune migliorìe apportate dal team di sviluppo al gioco nel corso della fase beta, Primal Carnage: Extinction è un gioco semplicemente non all’altezza. Non che sia un pessimo titolo, potrebbe divertire alcuni e interessare chi cerca qualcosa di diverso in quello che è il genere inflazionato per eccellenza, ma è in definitiva mediocre e non colpisce in alcun modo, frenato com’è da vistosi problemi nel bilanciamento della sfida, nel design delle classi e nei controlli. Ci sono moltissimi shooter in circolazione, molti addirittura free to play, e decisamente troppi risultano migliori di questo. Peccato.

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