Recensione - Phoenix Wright: Ace Attorney Dual Destinies

Condividi

Quote:

La meccanica è riproposta in modo identico, con tutti i suoi pregi e difetti

L'avvocato più famoso del mondo dei videogiochi arriva, finalmente, su Nintendo 3DS...

Viviamo in tempi bui. Un numero sempre più crescente di atti criminosi sta facendo schizzare alle stelle il quantitativo dei processi penali, ingolfando la già lenta macchina giuridica dello stato.

Per porre fine a questa situazione di stallo, i giuristi hanno ideato una nuova tipologia di processo: un’udienza-lampo che nasce, si sviluppa e muore in soli tre giorni. Non un mero scambio di cartigli burocratici tra terze parti, badate bene. Si tratta di una vera e propria lotta tra avvocatura e pubblica accusa, dove le armi favorite sono la dialettica, il carisma e l’esposizione a effetto. Un’ utopia giuridica che si rivela decadente e degenerata. I pubblici ministeri non sono più semplici professionisti che perseguono la ricerca della verità: si sono trasformati in arrivisti senza scrupoli, capaci di sfruttare ogni cavillo pur di arrivare a un verdetto favorevole. I diibattimenti diventano disperati scontri di posizione dove due parti contrapposte cercano di convincere un bolso e ingenuo ometto della giustezza delle proprie ragioni.
Qui entra in gioco Phoenix Wright, parte avvocato e parte detective. Un uomo dall’abile parlantina e dalla salda fibra morale, disposto a sacrificare tutto pur di avvalorare l’innocenza dei propri clienti.

Dopo l'enorme successo dei capitoli precedenti, Phoenix Wright torna finalmente su console Nintendo con Dual Destinies, quinto capitolo ufficiale della saga e primo a uscire su 3DS.

Forse la trama dei primissimi casi appare fin troppo intricata e complessa. Le prime due missioni, che nella storia della serie rappresentano una forma di allenamento, qui diventano ricche di arzigogoli e contraddizioni, tali da non permettere un attimo di distrazione. La disposizione non cronologica dei cinque livelli inoltre non aiuta molto a ricostruire gli eventi.

Ma veniamo agli aspetti pratici. Come sempre, l’interazione con il gioco è piuttosto limitata e avviene in specifici momenti all’interno e all’esterno del tribunale.
Fuori dalle aule della legge il giocatore dovrà conferire con imputato e testimoni, cercando di esaurire tutte le argomentazioni disponibili (stile adventure vecchio stampo).
In determinate aree sarà possibile esplorare ambienti a 360 gradi, cliccando vari elementi dello sfondo nella speranza di carpire oggetti, prove e in generale nuove armi per difendersi in tribunale.
Si segnala, in tal senso, una forte diminuzione della difficoltà. Sarà sempre molto facile capire dove dirigersi e con chi parlare. Son finiti i tempi in cui ci si doveva spostare freneticamente da una location all’altra per trovare l’elemento necessario ad avanzare nella schermata successiva.

Una volta raccolti gli indizi, è il turno dell’udienza vera e propria. Dal punto di vista tecnico, il processo si svolge in modo pressoché identico al passato: il giocatore dovrà ascoltare molto attentamente i testimoni e, durante la cross-examination, presentare l’indizio che contraddice quanto affermato dal teste. Come al solito, sarà possibile pressare i personaggi per ottenere nuove testimonianze, per mezzo della semplice parola o tramite uno dei pittoreschi strumenti a disposizione dei protagonisti.

Ogni avvocato avrà in dotazione un artefatto diverso da utilizzare durante l’interrogatorio.
Phoenix si affiderà come sempre al magatama, un sovrannaturale amuleto che gli permette di individuare le resistenze e le menzogne degli imputati in forma di “lucchetti spirituali”.
Apollo Justice, tramite un bracciale portafortuna, riuscirà ad analizzare il linguaggio del corpo degli interlocutori, cercando gesti rivelatori. Athena Cykes, in accordo con le sue profonde conoscenze di psicologia analitica, utilizzerà invece un ritrovato tecnologico che consente di visualizzare le emozioni degli indagati e, nel caso specifico, di scoprire i sentimenti palesemente fuori contesto.

Insomma, a parte piccoli elementi di varietà, nulla di nuovo sotto il sole.  La meccanica è riproposta in modo identico, con tutti i suoi pregi e difetti. Tra questi, l’occasionale illogicità di alcune deposizioni, che non consente un’accurata comprensione delle contraddizioni del teste.

Il comparto grafico e audio del gioco risulta totalmente rinnovato. I personaggi hanno abbandonato gli sprite 2D in favore di modelli interamente tridimensionali. I designer di quest’ultimi meritano sicuramente un plauso per essere riusciti a sfruttare le maggiori potenzialità grafiche del 3DS senza snaturare il look dei protagonisti. Le texture e i movimenti dei comprimari spesso creano un’illusione di bidimensionalità molto familiare e piacevole.

Al neofita che desideri approcciarsi alla saga consigliamo di iniziare con il primo gioco o, al limite, con il quarto capitolo della serie.
Come non ha senso iniziare una pentalogia letteraria dal quinto volume, non ha senso acquistare questo gioco se non si ha avuto modo di terminare gli altri.

Tipologia di Gioco:

Dual Destinies è una visual novel, curioso ibrido fra avventura grafica e puzzle game. Nel corso del gioco dovremo interrogare una serie di persone sotto processo e, per mezzo di elementi raccolti durante le indagini, capire quali sono le contraddizioni e gli alibi da sfruttare durante il dibattimento.

Come è Stato Giocato:

Abbiamo testato il gioco grazie a un codice di download gentilmente fornitoci da Nintendo. Per scrivere questa recensione abbiamo completato l'avventura principale in circa 25 ore complessive.

Continua a leggere su BadTaste