Recensione - Onechanbara Z2: Chaos
Oltre alle gambe c’è (poco) di più: la recensione di Onechanbara Z2: Chaos
Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".
Nel fantastico mondo di Onechanbara, vampiri, licantropi e zombi combattono un’infinita guerra per il predominio. La saga, dopo numerosi cambi di fronte, con questo capitolo è giunta a un punto di non ritorno: Baneful e Vampiric, da sempre clan rivali, sono costretti a fare fronte comune contro un nemico ben più temibile e spietato, determinato a usare orde di non-morti per gettare il pianeta nel caos. L’alleanza prende le sinuose forme di quattro ragazze, volti noti agli irriducibili, che facendo buon viso a cattivo gioco verranno inviate in giro per il mondo al fine di riportare la pace ed eliminare qualsiasi minaccia.
Manco a dirlo, dimenticatevi qualsiasi spessore narrativo. Goichi Suda, con i suoi No More Heroes e Killer is Dead, ci ha più volte dimostrato come si possa unire efficacemente erotismo e protagonisti stereotipati a plot sfaccettati e ricchi di messaggi profondi, ma non è questo il caso. Karuga, Saaya, Aya e Saki, le quattro donzelle che cercheranno di risolvere ogni guaio, non sono altro che starnazzanti ochette tristemente dirette da una sceneggiatura ridicola e priva di qualsiasi spunto intrigante. Ciò che è peggio, oltre ai loro (quasi invisibili) vestitini, non hanno il fascino sufficiente per titillare gli istinti più bassi del videogiocatore di turno. Quello veicolato da Onechanbara Z2: Chaos è un erotismo di facciata, sempliciotto e viscerale, che scade spesso nel cattivo gusto, rivelando l’infantile desiderio di scandalizzare, più che eccitare, mostrando le protagoniste vestite con costumi improponibili e volgarmente ammiccanti. L’amante del trash sguazzerà in questa fanghiglia poco ispirata, chi sperava di innamorarsi (un po’ per finta, un po’ sul serio) delle protagoniste resterà invece irrimediabilmente deluso: non c’è nemmeno un quarto del sex appeal di Bayonetta nelle gatte morte chiamate a salvare il mondo. La trama, insomma, segue pedissequamente un copione ampiamente prevedibile, mentre l’eccessiva stupidità delle ragazze finirà per scocciare anche il più pervertito degli acquirenti del gioco.
[caption id="attachment_146315" align="aligncenter" width="508"] Uccidendo i nemici e distruggendo elementi dello scenario otterrete degli orb spendibili nel negozio per acquistare nuove armi o combo.[/caption]
Il combat system si basa sull’intercambiabilità istantanea delle quattro ragazze. Ognuna di esse è caratterizzata da un proprio stile di combattimento, da mosse specifiche e armi esclusive, ma basta la pressione della croce direzionale per alternarle una dopo l’altra sul campo di battaglia. L’espediente è il tramite necessario e imprescindibile per dare vita a combo virtualmente interminabili con cui spazzare via le orde di nemici che puntualmente vi fronteggeranno sbarrandovi la strada. La rapidità con cui si assecondano le offensive e la fluidità dei cambi di personaggio, si amalgamano perfettamente con gli attacchi speciali attivabili riempiendo le tante barre che circondano lo schermo. Tra trasformazioni varie e offensive in tag team, si scopre un’insospettabile profondità di gameplay che poco ha da invidiare a colleghi ben più noti come God of War o Devil May Cry. Come se non bastasse, avrete a che fare con un action dai ritmi forsennati. Complice la schivata fulminea e una mossa che vi permette di avvicinarvi a gran velocità al nemico più vicino, i tempi morti sono ridotti all’osso, praticamente limitati agli spostamenti che da un’arena vi porteranno a quella successiva.
Tutto bellissimo e molto divertente, non fosse per un paio di difetti che rovinano, e non poco, l’esperienza. Del resto, perché affannarsi tanto nel carpire appieno un combat system di tale profondità, quando il button mashing è efficace contro la quasi totalità di brutti ceffi che tenteranno di togliervi di mezzo? L’I.A. avversaria, purtroppo, è desolante e demotivante per quanto risulti limitata. La maggior parte degli zombie vi approcceranno senza alcuna strategia, incastrandosi, spesso e volentieri, contro qualche oggetto dell’ambientazione. Solo alcuni boss, nemmeno tutti beninteso, saranno in grado di mettervi davvero in difficoltà, costringendovi ad abbandonare la pressione casuale dei tasti del pad e ad adottare una qualsiasi tattica degna di questo nome.
L’altro grave difetto, anch’esso ormai congenito al brand, riguarda invece la telecamera: incapace di inquadrare con perizia l’azione soprattutto, sembra paradossale, quando ci si avvale del lock-on. Va da sé che in un titolo del genere il caos è perfettamente voluto, perdere di vista l’avatar tra litri di sangue e budella è persino divertente, ma, soprattutto contro alcuni boss, è frustrante incappare in un game over di troppo.
Tecnicamente, Onechanbara Z2: Chaos conferma di appartenere a questa generazione di console solo considerando i ben animati e dettagliati modelli poligonali delle quattro protagoniste. Tutto il resto, purtroppo, lascia molto a desiderare. Dalle texture poco definite, alle ambientazioni spoglie, senza dimenticare qualche incertezza nel frame-rate, tutto sembra essere stato sviluppato almeno su PlayStation 3.
[caption id="attachment_146313" align="aligncenter" width="508"] Ogni personaggio ha un proprio stile di combattimento: alternare gli attacchi veloci di Kagura con quelli sensibilmente più lenti di Saaya può inizialmente causare un po’ di disorientamento.[/caption]
La verità è che è difficile ridurre la creatura di Tamsoft a un solo numero. Non perché ci troviamo di fronte a un’opera dalla complessità sopraffina, ovviamente, ma perché si tratta di uno di quei classici giochi dove per ogni cosa buona, ce n’è un’altra rischia costantemente di rovinare tutto. Onechanbara Z2: Chaos punta con scarsa convinzione sull’aspetto erotico, per poi presenta una divertente modalità di personalizzazione delle eroine; offre un profondo combat system, ma ci fa affrontare nemici fin troppo stupidi e limitati; mette in mostra un art design interessante, per quanto riciclato, ma mal supportato da un motore grafico di una generazione indietro.
Difficile freddarlo con un votaccio, azzardato promuoverlo con una sufficienza per quanto risicata. Onechanbara Z2: Chaos è oggettivamente un gioco mediocre che difficilmente vi regalerà indimenticabili momenti di puro divertimento. Eppure, si sa, l’accoppiata tette e sangue ha sempre il suo fascino. Gli irriducibili, gli eterni adolescenti e qualche testa malata, nonostante tutto, non faticheranno a trovare almeno un buon motivo per acquistare e trovare decente l’ultimo appartenente di questa folle saga.