Recensione - One Piece: Pirate Warriors 3
Tanto button mashing, ma anche tanto divertimento: la recensione di One Piece: Pirate Warriors 3
Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".
Il gameplay di One Piece: Pirate Warriors 3 potrebbe riassumersi così: abbattere orde di sgherri e appropriarsi di ogni area dell’ambientazione sino allo scontro con il boss di fine livello. La tiritera va avanti, praticamente immutata, sin dai tempi del primissimo Dynasty Warriors, ma visto il costante apprezzamento dei fan, dopo aver tirato in ballo persino Gundam, Ken il Guerriero e il Link di The Legend of Zelda, i ragazzacci di Omega Force sono tornati ad adattare la loro fortunata formula alle specificità dell’epopea (infinita) di Eichiiro Oda.
Il brand fornisce trama, ambientazione e, ovviamente, art design. Diario della Leggenda, la modalità principale del gioco, ripercorre le avventure di Rufy e della sua ciurma dalle origini sino alla saga di Dressrosa. Si tratta di un viaggio piuttosto prolungato, diviso in 5 capitoli e 22 episodi, che tra scene d’intermezzo, dialoghi sbloccabili nel corso delle battaglie e parti narrate nel briefing della missione, tratta con una certa cura la lunga peregrinazione dei pirati lungo la Rotta Maggiore. I neofiti, per forza di cose, resteranno lievemente disorientati dalla piega che prenderanno alcuni eventi, né coglieranno tutti i dettagli della vicenda, ma in generale il plot resta godibile e interessante anche per chi non conosce né il manga, né l’anime.
Se artisticamente One Piece: Pirate Warriors 3 ha per lo meno il pregio di riproporre con successo il fascino e l’atmosfera del bran di riferimento, ludicamente, nel bene e nel male, siamo di fronte a un capitolo estremamente classico.
[caption id="attachment_146509" align="aligncenter" width="508"] I personaggi di cui si possono vestire i panni superano la quarantina: difficilmente non potrete impersonare il vostro beniamino.[/caption]
Come anticipato, il combat system torna ad essere croce e delizia anche in questo episodio. Limitato e ripetitivo, nonostante la presenza di numerosi attacchi speciali attivabili riempiendo le rispettive barre, non si concede a particolari variazioni nemmeno da un personaggio e l’altro. Ciò che è peggio, l’estrema facilità con cui vi sbarazzerete di scagnozzi, generali e boss di fine livello, non farà altro che spingervi verso il baratro del button mashing più indiscriminato. Dopo qualche scazzottata, smetterete di tenere in considerazione schivata e combo varie, affidandovi unicamente alle due, tre tecniche che reputerete più rapide per disfarvi del maggior numero di nemici.
Eppure, a ben vedere, non è solo azione quella che questo episodio vuole veicolare: c’è spazio anche per un pizzico di strategia. Durante ogni livello dovrete tenere d’occhio l’andamento del conflitto, preoccupandovi di supportare in ogni modo possibile le truppe alleate. Missioni secondarie, inoltre, vi premieranno con qualche sbloccabile e influenzeranno sensibilmente il morale dei soldati. Il game over sarà sempre un’eventualità remota, ma solo un’oculata tattica vi permetterà di completare tutti gli obiettivi e ottenere i numerosissimi sbloccabili che l’avventura mette in palio. Va da sé che l’importante è sbarazzarsi del maggior numero di nemici, ma senza una minima conoscenza della mappa, senza una strategia che contempli il supporto agli altri membri della ciurma che vi accompagneranno in battaglia, apprezzerete solo una parte di One Piece: Pirate Warriors 3.
L’insospettabile profondità di questo capitolo si riverbera anche nella gestione dei personaggi: quanto mai attenta ai dettagli, per quanto non così determinante sull’approccio che potrete adottare nelle missioni vere e proprie. Al completamento di ogni episodio verrete premiati con un certo quantitativo di monete dal differente valore, che potrete spendere per potenziare alcune caratteristiche dell’eroe prescelto. Ad esempio si può specializzare Rufy nella potenza dei propri attacchi, preferendo che sia Nami a incrementare particolarmente l’efficacia della sua difesa. Il livello di personalizzazione impallidisce rispetto a quello di qualsiasi gioco di ruolo, quasi scontato sottolinearlo, ma introduce una meccanica comunque intrigante e sommariamente riuscita.
[caption id="attachment_146510" align="aligncenter" width="508"] Nonostante un matchmaking non proprio fulmineo, il netcode è sufficientemente stabile da garantire partite online senza grossi intoppi.[/caption]
In termini contenutistici c’è ben poco da lamentare. Al di là della quantità spropositata di sbloccabili e al Diario della Leggenda, il titolo si avvale di altre due modalità. Diario Libero si limita a riproporre gli stessi livelli, lasciandovi libertà di scelta circa i personaggi utilizzabili. Diario dei Sogni, invece, propone battaglie totalmente slegate dagli eventi narrati da anime e manga, eventualmente affrontabili con un amico non solo tramite split-screen, come per le altre due voci del menù, ma anche coinvolgendo un utente pescato da internet.
Senza mezzi termini, One Piece: Pirate Warriors 3 non è solo l’episodio migliore dedicato all’opera di Eichiiro Oda, ma si candida prepotentemente a miglior “Dynasty” degli ultimi anni. Se gameplay e comparto grafico soffrono degli stessi difetti che assillano la saga sin dalle origini, una maggior attenzione alle componenti tattico-strategiche, regalano un’insospettabile e piacevole profondità al gameplay. Certo, questi accorgimenti non basteranno per far ricredere gli scettici, o chi ha sempre trovato noioso e offensivo il ricorso al button mashing, ma è un sensibile passo avanti per il genere dei musou. I fan di One Piece, dal canto loro, hanno ben poche scelte: se voglio un ripasso interattivo delle avventure di Cappello di Paglia, non possono sperare in un’alternativa migliore di questa.