Recensione - Ninja Gaiden III - Harakiri

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Ninja Gaiden III, anziché fare l’unica cosa sensata, ovvero prendere di peso il gameplay del secondo capitolo e metterci attorno qualche nuova ambientazione e un paio di boss più coriacei, ha scelto la strada della semplificazione totale

Recensita la nuova avventura di Ryu Hayabusa...

Quando il primo Ninja Gaiden arrivò su Xbox fu un colpo diretto alle gengive dei giocatori. Abituati da qualche anno alla confortevole semplicità dei giochi moderni, il capolavoro di Itagaki e del Team Ninja riscopriva una caratteristica che, con l’arrivo di Playstation e del mainstream gaming, sembrava essersi persa: la difficoltà. Ninja Gaiden era un gioco impegnativo, ma non nel senso classico del termine, Ninja Gaiden era volutamente frustrante. I nemici godevano di vantaggi eccessivi, non avevano pietà e la progressione dei livelli costava al giocatore più d’un arrabbiatura, quando non veri e propri pugni alle pareti. Il livello del drago ogni tanto appare ancora negli incubi di chi scrive, così come il terrore di ritrovarsi davanti a un boss senza frecce, con nessuno shuriken e con la barra dell’energia ai minimi sindacali. Non bisogna commettere l’errore di considerare queste particolarità come difetti: Ninja Gaiden nasce per essere così e, infatti, ad anni di distanza, è ancora ricordato come uno dei migliori action game di tutti i tempi, in quanto - a fronte della folle difficoltà - offriva anche un combat system complesso da padroneggiare, ma di rara eleganza e una serie di power up, armi e oggetti capaci davvero di adattarsi allo stile di ogni giocatore.
Ninja Gaiden II (e i successivi remake, Sigma e Sigma Two) ha continuato su questa strada, affinando quanto c’era da affinare e aggiungendo, per i meno esperti, una modalità “ultra facile”, comunque impegnativa, ma non frustrante come le altre.

Oggi, a quattro anni di distanza, le cose sono decisamente cambiate, Tomonobu Itagaki ha abbandonato Tecmo fra polemiche furiose e carte bollate, mentre il brand è finito delle mani dell’ex “luogotenente” di Itagaki, Yosuke Hayashi. Ninja Gaiden III, dunque, oltre ad essere il capitolo finale della trilogia, deve per forza dimostrare che il Team Ninja è capace di camminare sulle sue gambe, senza bisogno della guida carismatica del suo ormai ex leader.

Il terzo capitolo delle avventure di Ryu Hayabusa si apre con il botto, un’organizzazione terroristica ha attaccato Londra e, più precisamente, Downing Street, residenza del Primo Ministro nonché cuore del potere esecutivo di Sua Maestà. I militari, tuttavia, non sembrano i soliti mercenari, conoscono bene l’arte della spada e sono armati con attrezzature palesemente fuori dalla portata dei classici terroristi. Inutile dire che solo Hayabusa - San è in grado di competere con loro, tuttavia, dopo esserci fatti largo fino alle stanze private del Premier, incontreremo un misterioso guerriero vestito di rosso che, oltre a fare “qualcosa” al nostro braccio, ci parlerà di una misteriosa cospirazione che, entro sette giorni, permetterà la nascita di un nuovo ordine mondiale. Inizia così un’avventura che ci vedrà attraversare i quattro angoli del globo, da Londra, al deserto del Rub ‘al Khali (si, lo stesso di Uncharted 3) fino alle segrete stanze di alcune oscure sette alchemiche. Se come sempre la trama non offre troppe sorprese (né deve farlo), da Ninja Gaiden III ci si aspetta altro, ovvero la perfezione assoluta nel gameplay e nel combat system. Per intenderci, i primi due giochi chiedevano un impegno certosino per poter padroneggiare al top le varie armi disponibili e, nel corso di una sola partita, era pressoché impossibile riuscire ad usare bene (e con bene intendiamo senza morire ogni cinque minuti) più di due lame, rispetto alle decine disponibili. Questo perché ogni singola arma aveva punti di forza e debolezza, nonché combo e velocità proprie. Il passaggio dalla katana all’ascia non era un mero vezzo estetico, ma un vero e proprio giro di boa nel gameplay.

In Ninja Gaiden III, invece, questa complessità si perde, dato che gli sviluppatori - per motivi poco chiari - hanno tagliato linearmente sia sulle mosse disponibili che sul quantitativo di armi. Fin dall’inizio del gioco, infatti, avremo a disposizione solo tre armi, la nostra fidata katana, gli artigli ninja e un arco. Fine. Nessun power up, nessun’arma secondaria, niente di niente. Come se non bastasse, anche il combat system è stato radicalmente semplificato per cui ora abbiamo a disposizione solo due tipi d’attacco, il debole e il forte, combinabili solo in un paio di mosse extra non particolarmente interessanti. Come se non bastasse, anche il livello di difficoltà è stato radicalmente abbassato, in Ninja Gaiden III la modalità “difficile” è di gran lunga più semplice della già facilissima “ninja dog” del secondo capitolo. Infine, come elemento peggiorativo totale, a fronte dell’estremo tecnicismo dei giochi precedenti, Ninja Gaiden III preferisce buttare tutto in caciara, inserendo alcuni inutili quick time events e rendendo i combattimenti caotici e quasi del tutto autoguidati. Vi basti sapere che l’unica mossa speciale a disposizione, sostanzialmente, manda Ryu in modalità “pilota automatico”, colpendo tutti i nemici uno a uno senza che il giocatore debba far nulla. Per non parlare dei Nimpo, del tutto eliminati e sostituiti da un solo “potere” ovvero un dragone di fuoco che brucia tutti i nemici.

Insomma, Ninja Gaiden III, anziché fare l’unica cosa sensata, ovvero prendere di peso il gameplay del secondo capitolo e metterci attorno qualche nuova ambientazione e un paio di boss più coriacei, ha scelto la strada della semplificazione totale, gettando al vento quasi dieci anni di ricerca, gamedesign e innovazione. Il Ryu Hayabusa che troviamo in questo gioco non è quello vero, ma una sua pallida imitazione, costruita e pensata solo per solleticare i gamer meno esigenti, quelli che vogliono poter dire di aver finito un Ninja Gaiden senza essersi mai confrontati con i primi due episodi. Spiace dirlo, ma questo terzo episodio della serie buca ogni aspettativa e si mette contro proprio quella schiera di fan fedeli che aspettavano da anni un nuovo capitolo. Ci spiace molto per Tecmo, ma se la loro idea di rilancio di Ninja Gaiden è questa, ovvero la semplificazione estrema, forse è meglio per il buon Ryu pensare seriamente a un più onorevole harakiri.

 

Tipologia di Gioco:

Ninja Gaiden III è un action in terza persona in cui interpreteremo Ryu Hayabusa, un ninja addestratissimo in missione per salvare il mondo da una misteriosa setta alchemica.

Come è Stato Giocato:

Abbiamo giocato Ninja Gaiden III su Playstation 3 e, prima di scrivere questa recensione, abbiamo completato il gioco a difficoltà "eroe" (la più semplice) e "difficile". Complessivamente il gioco prende all'incirca 7/8 ore, in base all'abilità del giocatore. Siamo ben lontani dalla difficoltà degli episodi precedenti, tuttavia per i videoplayer meno esperti la modalità difficile potrebbe presentare un livello di sfida da non sottovalutare.

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