Recensione - Ninja Gaiden III - Harakiri
Ninja Gaiden III, anziché fare l’unica cosa sensata, ovvero prendere di peso il gameplay del secondo capitolo e metterci attorno qualche nuova ambientazione e un paio di boss più coriacei, ha scelto la strada della semplificazione totale
Recensita la nuova avventura di Ryu Hayabusa...
Ninja Gaiden II (e i successivi remake, Sigma e Sigma Two) ha continuato su questa strada, affinando quanto c’era da affinare e aggiungendo, per i meno esperti, una modalità “ultra facile”, comunque impegnativa, ma non frustrante come le altre.
Oggi, a quattro anni di distanza, le cose sono decisamente cambiate, Tomonobu Itagaki ha abbandonato Tecmo fra polemiche furiose e carte bollate, mentre il brand è finito delle mani dell’ex “luogotenente” di Itagaki, Yosuke Hayashi. Ninja Gaiden III, dunque, oltre ad essere il capitolo finale della trilogia, deve per forza dimostrare che il Team Ninja è capace di camminare sulle sue gambe, senza bisogno della guida carismatica del suo ormai ex leader.
In Ninja Gaiden III, invece, questa complessità si perde, dato che gli sviluppatori - per motivi poco chiari - hanno tagliato linearmente sia sulle mosse disponibili che sul quantitativo di armi. Fin dall’inizio del gioco, infatti, avremo a disposizione solo tre armi, la nostra fidata katana, gli artigli ninja e un arco. Fine. Nessun power up, nessun’arma secondaria, niente di niente. Come se non bastasse, anche il combat system è stato radicalmente semplificato per cui ora abbiamo a disposizione solo due tipi d’attacco, il debole e il forte, combinabili solo in un paio di mosse extra non particolarmente interessanti. Come se non bastasse, anche il livello di difficoltà è stato radicalmente abbassato, in Ninja Gaiden III la modalità “difficile” è di gran lunga più semplice della già facilissima “ninja dog” del secondo capitolo. Infine, come elemento peggiorativo totale, a fronte dell’estremo tecnicismo dei giochi precedenti, Ninja Gaiden III preferisce buttare tutto in caciara, inserendo alcuni inutili quick time events e rendendo i combattimenti caotici e quasi del tutto autoguidati. Vi basti sapere che l’unica mossa speciale a disposizione, sostanzialmente, manda Ryu in modalità “pilota automatico”, colpendo tutti i nemici uno a uno senza che il giocatore debba far nulla. Per non parlare dei Nimpo, del tutto eliminati e sostituiti da un solo “potere” ovvero un dragone di fuoco che brucia tutti i nemici.
Insomma, Ninja Gaiden III, anziché fare l’unica cosa sensata, ovvero prendere di peso il gameplay del secondo capitolo e metterci attorno qualche nuova ambientazione e un paio di boss più coriacei, ha scelto la strada della semplificazione totale, gettando al vento quasi dieci anni di ricerca, gamedesign e innovazione. Il Ryu Hayabusa che troviamo in questo gioco non è quello vero, ma una sua pallida imitazione, costruita e pensata solo per solleticare i gamer meno esigenti, quelli che vogliono poter dire di aver finito un Ninja Gaiden senza essersi mai confrontati con i primi due episodi. Spiace dirlo, ma questo terzo episodio della serie buca ogni aspettativa e si mette contro proprio quella schiera di fan fedeli che aspettavano da anni un nuovo capitolo. Ci spiace molto per Tecmo, ma se la loro idea di rilancio di Ninja Gaiden è questa, ovvero la semplificazione estrema, forse è meglio per il buon Ryu pensare seriamente a un più onorevole harakiri.
Tipologia di Gioco:
Ninja Gaiden III è un action in terza persona in cui interpreteremo Ryu Hayabusa, un ninja addestratissimo in missione per salvare il mondo da una misteriosa setta alchemica.
Come è Stato Giocato:Abbiamo giocato Ninja Gaiden III su Playstation 3 e, prima di scrivere questa recensione, abbiamo completato il gioco a difficoltà "eroe" (la più semplice) e "difficile". Complessivamente il gioco prende all'incirca 7/8 ore, in base all'abilità del giocatore. Siamo ben lontani dalla difficoltà degli episodi precedenti, tuttavia per i videoplayer meno esperti la modalità difficile potrebbe presentare un livello di sfida da non sottovalutare.