Recensione - NBA 2K16

Visual Concepts ci fa vivere il sogno di una simulazione quasi perfetta: la recensione di NBA 2K16

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


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Esordire nel campionato dei “grandi”, dopo high school e college, non è facile per niente. Cambiano i ritmi di gioco, gli schemi da eseguire senza incertezze si moltiplicano, gli allenamenti crescono d’intensità, la fisicità di ogni sconto, il numero stesso delle partite, aumenta esponenzialmente.  In questo senso NBA 2K16 è una simulazione praticamente perfetta. Cestisticamente parlando, non è solamente quanto di più realistico si possa esperire davanti al televisore con un pad: sa anche regalare le vibrante e sconfortante sensazione di sentirci dei novellini, dei perfetti “noob”, incapaci e inadatti nel calcare un parquet, per quanto virtuale sia.

Dopo l’edizione di qualche anno fa dedicata a Michael Jordan, la guest star di questa iterazione è Spike Lee: regista statunitense pluripremiato, tifoso sfegatato dei New York Knicks. La sua arte, il suo contributo effettivo, prende le forme della rinnovata modalità Carriera. Nonostante un potente editor vi darà modo di personalizzare le fattezze dell’avatar, non vestirete i panni di un fantoccio digitale di cui potrete deliberatamente prenderne il controllo in ogni situazione. Freq, questo il suo soprannome, ha una famiglia, una sorella gemella, un migliore amico un po’ fuori di testa e non ci metterà molto a trovarsi una fidanzata e un agente, ovviamente italo-americano, con il pallino per gli affari ad almeno sei zeri.

[caption id="attachment_147168" align="aligncenter" width="508"]NBA 2K16 screenshot 1 Visual Concepts assicura che sono oltre diecimila le animazioni che animano i vari modelli poligonali. Non avendole contate una per una, tendiamo a fidarci.[/caption]

Tra una partita e l’altra, durante le quali controllerete unicamente il buon Freq, lunghe scene d’intermezzo vi faranno vivere l’epopea della nuova promessa dell’NBA, seguendolo sin dalle prime partitelle all’high school. Nonostante dopo l’anno da rookie nel campionato d’eccellenza, le cut-scene s’interrompano e le meccaniche gestionali tornino ad essere identiche a quelle già viste nelle passate iterazioni, sulle prime si resta lievemente spiazzati nel constatare l’esigua libertà decisionale offerta al videogiocatore. Se anticipare l’uscita al college o meno, se continuare a dar corda al miglior amico di Freq che continua a cacciarsi nei guai, se firmare un contratto con la Nike per realizzare un paio esclusivo di Jordan: tutte decisioni che non vi riguarderanno e che non prendono minimamente in considerazione le effettive prestazioni sul campo. A livello narrativo la modalità Carriera regge degnamente, il tocco registico di Spike Lee c’è, la recitazione degli attori coinvolti nel motion capture è di qualità, ma è straniante essere dei semplici spettatori nei primi anni di carriera del proprio avatar.

Se fuori dal campo ci si scontra con una decisione di design comunque condivisibile e comprensibile, dentro si condivide la fatica di Freq nell’entrare nei ritmi dell’NBA. Se all’high school e college basteranno fisico e altezza per avere vita facile, al piano superiore giocherete diverse partite capendoci ben poco. Come ormai da tradizione, anche quest’anno Visual Concepts si è categoricamente rifiutata di regalarci un tutorial degno di questo nome, con il risultato che si va per tentativi persino per imparare con quale pulsante si passa, si tira, si chiama un blocco.Impossibile non farsi prendere dalla frustrazione dopo l’ennesima prova deludente, nel quale si rincorre la palla e ci si accontenta di recuperare qualche rimbalzo o regalare un paio d’assist a compagni ben più abili nell’andare a canestro. Vuoi per la fatica con cui si accumula denaro da spendere per incrementare le statistiche di Freq, vuoi perché solo lentamente si impara a giocare di squadra e a saltare, solo ogni tanto, il difensore, servirà molta pratica prima di togliersi qualche soddisfazione. Non solo: i molteplici cambiamenti al control scheme, oltre che alla fisica che gestisce contatti e animazioni, costringerà persino gli esperti del brand a “spendere” qualche partita per (re)impratichirsi.

[caption id="attachment_147172" align="aligncenter" width="508"]NBA 2K16 screenshot 2 Graficamente siamo nei pressi della perfezione. Si segnala ancora qualche piccola bad collision, ma da lontano si fatica a capire se si tratti di una vera partita o di un videogioco.[/caption]

Il discorso non cambia quando ci si ritrova a controllare un’intera squadra e non un singolo giocatore. Icone e segnali sul parquet, giungono in aiuto per l’esecuzione di alcuni schemi. Il pick’n’roll resta un’opzione che, almeno ai livelli di difficoltà inferiori, sortisce risultati accettabili. Il puro talento delle stelle di ogni franchigia, qualche volta si rivela sufficiente per accorciare le distanze o mettere al sicuro il risultato. Anche in questo caso, tuttavia, bisogna essere preparati a far girare la palla come non mai, a difendere alla morte ad ogni possesso e che una palla persa può essere il discriminante tra la vittoria e la sconfitta. In NBA 2K16, insomma, si suda. Si suda per segnare ogni canestro, si suda per impedire facili penetrazioni, si suda per chiudere decentemente un quarto, si suda per portare a casa una singola vittoria. Se sarete pronti a questo sacrificio, scoprirete le infinite ricchezze di un titolo non solo rigorosissimo nel livello di simulazione che è in grado di offrire, ma anche gigantesco per la quantità di modalità presenti nel menù principale.

"In NBA 2K16, insomma, si suda. Si suda per segnare ogni canestro, si suda per impedire facili penetrazioni, si suda per chiudere decentemente un quarto, si suda per portare a casa una singola vittoria"

Oltre alla Carriera, tra le modalità principali si segnalano Il Mio GM, che vi permette di controllare una franchigia in ogni suo ambito, garantendovi una libertà decisionale sconfinata; Il Mio Parco dove scegliere una squadra per cui lottare in battaglie online 3 VS 3; La Mia Squadra che, similmente a FIFA Ultimate Team, vi vedrà imbastire un team di all-star utilizzando delle carte di gioco caratterizzate da bonus e punti forza specifici. A sorprendere è come l’online permei ogni voce del menù, di come, potenzialmente, quasi tutte le modalità prevedano scontri e battaglie con utenti sparsi per il globo. In questo senso, purtroppo si segnalano piccoli problemi al netcode e al matchmaking, ma si tratta di piccolezze se confrontati ai problemi registrati negli anni scorsi.

[caption id="attachment_147171" align="aligncenter" width="508"]NBA 2K16 screenshot 3 Oltre ad una manciata di squadre dell’Eurolega, non mancano grandi team NBA del passato come i Bulls di Jordan o i Lakers del three-peat di Kobe Bryant e O’Neal.[/caption]

Dopo milioni di partite a NBA Jam, Street Hoop e NBA Live, approcciarsi alla simulazione di 2K Games può essere quasi scioccante. Sulle prime, difatti, non vi divertirete moltissimo, né “giocherete”: avvierete il software per imparare, apprendere, capire. È un sacrificio necessario, un rito di passaggio ineludibile, un contrappasso utile per espiare anni e anni di azioni senza capo né coda frutto del puro istinto. Solo se saprete superare questo scoglio, che Oltreoceano definirebbero “rookie wall”, potrete godervi tutta la profondità di titolo quasi perfetto sia nelle meccaniche che gestiscono le partite, sia nelle possibilità gestionali offerte quando vestirete i panni del GM della squadra.

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