Recensione - Mugen Souls Z - Conquista planetaria
Compile Heart torna alla carica, con il JRPG per PlayStation 3 Mugen Souls Z
Il primo impatto con il titolo di Compile Heart è straniante. S'inizia con l'idiozia totale, in senso buono, del video introduttivo, tutto j-pop e ammiccamenti, con i personaggi del gioco che danzano in un tripudio di colori; si prosegue con una sequenza che porta il gioco nel bel mezzo dell'azione, con uno scontro tra una nave spaziale ed un robot che sembra uscito dalla produzione anni '80, '90 del genere. E sì, il robot è nostro, e la battaglia procede secondo dinamiche alla carta, sasso, forbice. Poi ha luogo uno scontro in perfetto stile ruolistico, perché Mugen Souls Z, in tutta la sua bizzarria, è comunque un gioco di ruolo orientale; poi l'esplorazione di un mondo, tonnellate di dialoghi, personaggi che appaiono e scompaiono. Insomma, il caos più totale, che rende subito chiaro come l'esperienza con il titolo sarà tutt'altro che ordinaria e di facile fruizione.
Mugen Souls raccontava la conquista dei sette mondi da parte di Chou Chou, che diventava così la dea incontrastata; in Mugen Souls Z di mondi da conquistare ce ne sono dodici, Chou Chou è stata privata dei suoi poteri e si è decisamente ridotta nelle dimensioni, e deve affidarsi alla generosa, in termini caratteriali così come di forme, Syrma, una dea anch'essa, definitiva. Ora, tutto il discorso sulla divinità e sui poteri e sui sudditi e sulla conquista dell'universo è trattato in maniera talmente deficiente che ognuna delle numerose sequenze di dialogo tra i personaggi risulta spesso in una sonora risata, per la bizzarria delle situazioni così come per l'idiozia dei personaggi, stereotipatissimi, ma che comunque piacciono. L'eroica Nao, che poi tanto eroica non è, sembra la più sana di mente del gruppo, Ryuto ha un'apparenza normale ma è in realtà un masochista al quale piace essere trattato male, Tsukika sembra una ragazza indifesa ma ha in realtà una forza incredibile, e via di luoghi comuni, tra situazioni ammiccanti, stramberie senza fine e ironia a profusione.
"Mugen Souls Z è per fortuna perfettamente godibile anche senza badare ai complicati orpelli del gameplay"[caption id="attachment_130332" align="aligncenter" width="600"] Mugen Souls Z - screenshot[/caption]
Lo stesso sistema si estende ai pianeti, la cui conquista è l'obiettivo principale di Chou Chou, Syrma e compagnia, e quindi del giocatore. Sulla mappa sono presenti dei punti nei quali va svolta una particolare azione, sia un ammiccamento come nei combattimenti, sia la cessione di un oggetto o la sconfitta di un particolare numero di nemici, e soddisfacendo abbastanza il pianeta lo si conquista. Questo elemento segna una progressione non lineare, ed è in questo apprezzabile, ma allo stesso tempo dilata i tempi, senza aumentare la qualità dell'esperienza e facendosi ripetitivo alla lunga. Si scende comunque a patti con questa componente del gameplay, mentre ve ne sono innumerevoli altre che proprio non trovano il loro senso compiuto, come la possibilità di scagliare i nemici in giro per il campo di battaglia, che di fatto niente aggiunge ai combattimenti, o quella di rompere i cristalli presenti negli scontri (che concedono bonus e malus se si rimane nella loro area, effetti misteriosi se li si distrugge), o ancora la possibilità che Syrma ha di incoraggiare i compagni, ripristinandone alcuni punti abilità, macchinosa e irrilevante.
[caption id="attachment_130333" align="aligncenter" width="600"] Mugen Souls Z - screenshot[/caption]
Mugen Souls Z è per fortuna perfettamente godibile anche senza badare ai complicati orpelli del gameplay, accettandone la natura particolare e divertendosi con un sistema di combattimento comunque rapido e piacevole. Ha problemi di ritmo, nel momento in cui spesso si alternano a brevi sequenze giocate lunghi dialoghi, ma è una questione che è pesante nelle prime ore e si va alleggerendo mano a mano che si procede. E' un titolo con il quale non si può scendere a patti, ma è onesto nella sua proposta, perché è ben evidente quali siano i suoi toni; anche dal punto di vista tecnico è tutt'altro che digeribile per i più, sfoggiando una direzione artistica apprezzabile ma una tecnica appena sufficiente, con una colonna sonora ed un doppiaggio invece convicenti. Nel complesso, anche al netto di tutte le sue stranezze, rimane comunque una produzione discreta, e più che apprezzabile.