Recensione - Mortal Kombat X

NetherRealm Studios mette a segno un’altra Fatality: la recensione di Mortal Kombat X

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


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Mentre Johnny Cage mette al mondo una figlia, lascia intravedere qualche capello bianco nella sua folta chioma e perde un pizzico dell’antico smalto, Mortal Kombat si riconferma immortale, inscalfibile, perfettamente in grado di sopravvivere all’eventuale dipartita dei protagonisti che lo hanno reso grande. Non sarebbe neanche la prima volta a dire il vero: già in Deadly Alliance c’era stata la sorprendente morte di Liu Kang, segno che tutti sono utili, ma nessuno indispensabile. In Mortal Kombat X non c’è (solo) la morte. C’è di peggio. Come l’invecchiamento per esempio: paradossalmente più difficile da accettare proprio quando tocca a personaggi digitali, ontologicamente eterni, che per molti versi ci hanno visto crescere. Senza scadere in improbabili e incoerenti monologhi filosofici, questo episodio lancia diversi spunti di riflessione nel corso della modalità Storia: iniziale centro di gravità per il videogiocatore solitario.

Saltando di continuo, avanti e indietro, lungo una timeline di circa vent’anni, si sviscerano origini e cause di rivalità, alleanze, cambi di schieramento. Ci si affaccia su una mitologia sconfinata, ricca di leggende e battaglie, i cui contorni travalicano le dirette competenze dell’arco narrativo. Si scoprono personaggi vivi, dotati di complessi background e se ne segue l’evoluzione: da eroi in prima linea, a mentori di nuove generazioni di “kombattenti”, pur sempre invischiati nella lotta tra la Terra e il Mondo Esterno. Lo scontro generazionale si riverbera al di là dello schermo e investe chiunque giocò al primo episodio, nel lontano 1992, in sala giochi: Johnny Cage, Jax e Kenshi sono oggi padri apprensivi, non ancora in pensione ovviamente, ma già con un occhio a chi li succederà. Cassie Cage, che ha preso qualcosa anche dalla madre Sonia Blade, Jacqui Briggs e Takeda sono chiaramente il futuro: rischiano in prima persona pur di ristabilire ordine e pace, cercando di affermarsi barattando l’inesperienza con l’entusiasmo dei neofiti. Eroi e videogiocatori di ieri, che oggi hanno responsabilità, vite e preoccupazioni diverse.

[caption id="attachment_141847" align="aligncenter" width="600"]Mortal Kombat X screenshot 1 Se fate parte di quella ristretta cerchia di pubblico facilmente impressionabile, lasciate perdere questo gioco: qui volano ossa rotte, litri di sangue e persino interiora di insetti.[/caption]

La trama fa leva solo timidamente su queste tematiche, tuttavia evidenti ai fan della saga, ma si rivela piacevolissima e appassionante proprio perché non pecca di presunzione: il plot si limita ad apparecchiare l’ennesimo scontro tra forze del bene e del male, non lesinando su una sceneggiatura frizzante e ricca di battute ad effetto. Il resto lo fanno i lottatori con il loro carico esperienze e ricordi: la Storia dura almeno la metà rispetto a quella del capitolo precedente, siamo intorno alle cinque ore al massimo, ma mette moltissima carne sul fuoco. Soprattutto, altro grande merito, non rinuncia a ciò che ha reso apprezzatissimo il brand, ironia e vocazione al trash compresi, pur proponendo contenuti del tutto nuovi e svolte narrative persino coraggiose. Tra graditi ritorni e convincenti new entry, si trova naturalmente il tempo di menare le mani (ogni pretesto è buono del resto). NetherRealm Studios ha evidentemente viaggiato con il pilota automatico inserito, forte dell’esperienza maturata, fotocopiando il gameplay del predecessore e apportato piccoli cambiamenti per rendere il gameplay ancora più gradevole, frenetico, immediato.

"I lottatori rispondono fulmineamente ai comandi impartitigli e anche affidandosi alla fortuna non è raro sfoderare qualche combo particolarmente spettacolare"

Se c’è una cosa che ha sempre contraddistinto Mortal Kombat dai concorrenti nipponici, Street Fighter su tutti, è la sua appetibilità verso un pubblico eterogeneo: X conferma questa tendenza, dimostrandosi profondissimo e adatto a qualsiasi tipo di fruizione. Sulle prime dominano mosse semplici, quando non il button mashing. I lottatori rispondono fulmineamente ai comandi impartitigli e anche affidandosi alla fortuna non è raro sfoderare qualche combo particolarmente spettacolare. Con il tempo ci si impratichisce. Prese, tecniche speciali, interattività con lo scenario: progressivamente si comincia a sfruttare l’elenco delle mosse per sbirciare le combinazioni di tasti più funzionali e si sfruttano consapevolmente tutti gli strumenti offensivi in proprio possesso. Diventare giocatori decenti è questione di poche ore, tant’è che imbastire un torneo al volo con i propri amici, per quanto alle prime armi, regala comunque match tesi sin dalle prime schermaglie. Per raggiungere lo status di esperto, bisogna dominare i tre diversi stili di combattimento di ogni personaggio: questi si caratterizzano per attacchi speciali esclusivi e diversificati che, per forza di cose, influenzano e non di poco l’approccio allo scontro. Quando infine si vuole strafare, non restano che le Fatality. Mai troppo difficili da eseguire, sono il vero catalizzatore del coefficiente splatter di questo episodio, già di per sé piuttosto elevato vista la riproposizione delle coreografiche (e sanguinolente) mosse X-Ray che mostrano efficacemente ogni osso e organo interno spappolato dalla furia dei colpi subiti.

[caption id="attachment_141850" align="aligncenter" width="600"]Mortal Kombat screenshot 2 La modalità Storia abbonda di cut-scene che tirano in ballo anche lottatori non presenti nell'attuale roster: pioggia di DLC a breve?[/caption]

A donare un pizzico di strategia in più ci pensa la barra della stamina, che si consumerà con gli scatti del personaggio e ogniqualvolta tenterete di interagire con i fondali. Se in Injustice: Gods Among Us, altro picchiaduro targato NetherRealm Studios, era possibile “darsi alla fuga” in tutta tranquillità, in Mortal Kombat X dovrete dosare le energie, affidandovi per lo più ai contrattacchi e alle parate per capovolgere una situazione disperata. Il risultato è dunque assolutamente soddisfacente da qualsiasi angolazione si guardi. Alcuni lottatori sono più facili da padroneggiare di altri, minuscola sbavatura di un lavoro di bilanciamento pressoché eccellente, ma sia che siate neofiti del genere, sia che amiate la saga dai lontani Anni ’90, il gameplay saprà comunque regalarvi immense soddisfazioni.

Contenutisticamente parlando il titolo è strabordante. Oltre alla Storia e alle Torri, canonica modalità arcade comunque riproposta in diverse salse, spiccano la Kripta e il multiplayer online. Il cimitero dove spendere le monete guadagnate in sbloccabili, in quest’iterazione ha assunto le fattezze di un’avventura in prima persona in cui scovare sentieri celati, risolvere semplici enigmi e abbattere, tramite semplici quick time event, mostri di varia natura: nella sua semplicità un passatempo spassosissimo e ben confezionato.  In rete, senza naturalmente sminuire le potenzialità dell’intramontabile 1 VS 1 in locale, gli sviluppatori hanno dato vita ad un’interessantissima sovrastruttura che incasella ogni utente in una fazione, selezionabile al primo accesso, con la quale condividere vittore e sconfitte in base ai rendimenti dei singoli adepti. Ogni settimana verrà decretato lo schieramento che ha accumulato più punti, spingendo implicitamente i partecipanti a prendere sul serio ogni singola baruffa. L’assenza delle battaglie 2 VS 2 si fa sentire, ma modalità come Re della Collina, dove si gioca un round dopo l’altro fintantoché non si viene sconfitti, rendono più sopportabile la lacuna. Tutto bellissimo e divertentissimo non fosse per un netcode che ogni tanto zoppica vistosamente, rovinando e compromettendo la godibilità di alcuni match. Di questi tempi una patch può fare la differenza, e siamo certi che NetherRealm Studios sia già al lavoro per ovviare al problema, ma la momento la situazione è meno rosea del previsto.

[caption id="attachment_141849" align="aligncenter" width="600"]Mortal Kombat X screenshot 3 Anatomia applicata secondo Mortal Kombat: astenersi deboli di stomaco.[/caption]

Convincente il comparto grafico: merito di un frame-rate granitico, di texture definite, modelli poligonali ben realizzati e animati, effetti particellari splendidi. Un plauso lo merita anche il sonoro: al di là delle musiche, è confortante scoprire che, dopo il terrificante doppiaggio in italiano dello scorso capitolo (abbiamo ancora i brividi per l’interpretazione di Johnny Cage), questa volta siano stati coinvolti attori degni di questo nome.

Mortal Kombat X è la dimostrazione che nonostante qualche (inevitabile) passo falso collezionato in oltre vent’anni di storia, la saga gode di ottima salute. A discapito dei suoi protagonisti, invecchiati e sul punto di passare il testimone, il picchiaduro che fu di Midway supera con successo l’esame di ammissione all’attuale generazione di console. Divertente, contenutisticamente gargantuesco, immediato ma non per questo poco profondo, farà la felicità sia degli amanti del genere, sia degli amici che, invitati a casa vostra, padroneggeranno con sufficiente abilità il proprio avatar già dopo poche partite. Se poi riuscissero a risolvere le piccole magagne dell’online e proponessero con una certa costanza nuovi lottatori da scaricare negli shop digitali per ampliare il già notevole roster, potremmo trovarci di fronte a un titolo virtualmente infinito.

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