Recensione - Max Payne 3 - La via del dolore

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l'ormai arcinota perizia di Rockstar dal punto di vista tecnico e narrativo, si unisce una non comune capacità di innovare senza però scadere nei cliché degli sparatutto in terza persona moderni.

Recensita la nuova avventura del poliziotto reietto più famoso del gaming... [UPDATE] Ecco anche un commento sulla versione PC

[UPDATE] Leggi il nostro commento sulla versione PC.

New York, il freddo umido del nord atlantico si infila nelle ossa e non si stacca più; dai tombini salgono fumi, mentre l’umanità più varia corre da un lato all’altro della grande mela cercando di dare un senso a delle esistenze non sempre da sogno. Manhattan sa essere madre, ma - spesso - finisce per essere terribile matrigna, soprattutto per chi ha il coraggio di esplorarne i segreti più bui, dove i drammi sintetici delle droghe si mischiano alla criminalità più spietata. Nel frattempo la neve, incurante di tutto e tutti, continua a cadere.

San Paolo del Brasile, la città è una distesa di sudore e cemento, una ferita grondante sudore che cresce e si sviluppa fra l’oceano e la foresta pluviale. Dietro ai colori caldi, alle bellissime ragazze e alla musica portoghese, si nasconde una realtà fatta di ville controllate da guardie, ragazzini che sniffano colla nelle favelas e una povertà tanto misera da sembrare quasi irreale.

Due mondi, due realtà, due esistenze unite da un solo tratto comune che, come un bisturi, affonda la sua lama nei punti più deboli e profondi dell’animo umano: il dolore.

Max Payne il dolore lo conosce bene, dopo aver perso la moglie e le figlie in una rapina, ha dedicato la sua vita alla vendetta, scontrandosi con alcune delle più potenti famiglie criminali americane. Oggi, dieci anni dopo quegli eventi, è un uomo distrutto, arido nel cuore e senza più alcuna speranza. Nelle atmosfere brasiliane, Max sperava di ritrovare, se non la pace, quantomeno un minimo di tranquillità emotiva, tuttavia, una serie di eventi assolutamente inattesi lo porteranno ad estrarre di nuovo le sue pistole dalla fondina perché, alla fine di tutto, quando si è nel giro sbagliato: “live by the gun, die by the gun”.


 

Rockstar, nel riprendere in mano il personaggio di Max Payne, non aveva un compito facile: oltre all’enorme hype che il brand si porta dietro da solo, i ragazzi di Vancouver si sono trovati sulle spalle anche le tipiche attese che circondano ogni titolo Rockstar fin dai tempi del terzo GTA. Il mix era potenzialmente terribile e, fin dalle primissime immagini, la strada intrapresa dagli sviluppatori sembrava non convincere nessuno. L’abbandono delle atmosfere noir dei capitoli classici suonavano come un tradimento delle radici stesse del personaggio, mentre in mondi dubitavano della capacità di Rockstar nel confrontarsi con un genere diverso dai classici free roaming.

Max Payne 3, invece, riesce a raccogliere il meglio della sua storia e ad offrire un gameplay classico ma, al tempo stesso, aggiornato agli anni duemila, dove, all’ormai arcinota perizia di Rockstar dal punto di vista tecnico e narrativo, si unisce una non comune capacità di innovare senza però scadere nei cliché degli sparatutto in terza persona moderni.

La prima cosa che si nota, e che i vecchi giocatori ameranno, è la mancanza totale del sistema di cover and recover. Max, naturalmente, può ripararsi dietro a sporgenze, muri e altri oggetti, tuttavia la sua “barra della vita” non si ricaricherà mai, costringendoci così ad un uso attento (nonché a una ricerca continua) degli antidolorifici. L’ormai famossimo bullet time - che il primo Max Payne di Remedy aveva inventato - torna e funziona perfettamente, grazie soprattutto all’aggiunta di un’utilissima kill cam che ci mosterà in modo molto cinematografico l’uccisione dell’ultimo nemico presente in una determinata area. Inoltre, il gioco premia uno stile votato più all’attacco che al continuo nascondersi, i vari ripari, infatti, sono estremamente fragili e, in brevissimo tempo ci lasceranno in balia dei mercenari e dei soldati che vorranno farci la pelle.

Per quanto riguarda l’uso delle armi, chi ha giocato i due titoli precedenti si ritroverà a casa, Max può portare con se due bocche da fuoco “piccole” (pistole e uzi) e un’arma più pesante, come un mitra, un fucile a pompa o un fucile da cecchino. L’arsenale, dunque, è molto limitato e, realisticamente, costringe il giocatore a fare scelte continue, prediligendo di volta in volta le caratteristiche migliori.

Passando al comparto narrativo, Rockstar si conferma uno degli studi più all’avanguardia nelle sceneggiature interattive. Abbandonata - purtroppo - la progressione della storia tramite i fumetti animati dei primi due giochi, la vicenda di Max si dipana fra San Paolo e New York con continui flashback e rimandi, costruendo così un thriller ad alto contenuto di spettacolarità ma, al tempo stesso, intimista e profondo, capace di captare (grazie alle potenzialità dell'Euphoria engine) emozioni che, nei videogiochi, si vedono raramente.

Tecnicamente, Max Payne 3, pur non stupendo troppo, fa il suo dovere, affidandosi all’ultima versione del motore proprietario di Rockstar. Il RAGE, non dovendo gestire spazi di dimensioni stratosferiche come in Red Dead o GTA, riesce a dare il meglio di se nella modellazione poligonale dei volti e nell’estremo dettaglio di ogni singola scena: le ambientazioni sono vive, dettagliate e piene di piccoli particolari, dai fogli che svolazzano, ai rifiuti per terra, fino alle smaccature dei mattoni e alle porte sfondate. Certo, Max Payne, per la sua natura multipiattaforma, non può competere con il dettaglio di alcune produzioni esclusive (Uncharted 3 su tutte), però, dimostra, ancora una volta, come Rockstar sia un’azienda completa, capace di unire a un’estrema solidità ludica, un comparto tecnico di livello altissimo.

Max è tornato e, siamo pronti a scommetterci, rimarrà con noi per un bel po’. I suoi genitori adottivi di Rockstar hanno profuso in questo terzo capitolo una passione e un’amore per il brand che solo dei veri appassionati di videogiochi avrebbero potuto esprimere. Dopo l’abbandono di Remedy, lo studio dei fratelli Houser era l’unico in grado di raccogliere la pesantissima eredità dei due Max Payne e siamo felici di poter dire che il recupero è avvenuto nel migliore dei modi possibili. Max è un patrimonio della storia videoludica e Rockstar saprà esserne la più fedele interprete.

 


LA VERSIONE PC


Inserito da Andrea Porta, 14 Giugno 2012

Con le console saldamente in testa al mercato, spesso i titoli multipiattaforma presentano conversioni PC deludenti per l’esigente pubblico, abituato in media ad un’effettistica molto più ricca di quella delle controparti. A differenza, ad esempio, del recente Mass Effect 3, Max Payne 3 si presenta su PC come un titolo in grado di sfruttare appieno la maggiore potenza offerta dall’hardware, a patto naturalmente di rispondere adeguatamente ai requisiti minimi.

Sulla nostra configurazione di prova, una fascia media costituita da processore i5 2500 a 3,3 GHz, 8 GB RAM, GTX 560 ti, il titolo non ha avuto problemi a mantenere una media di 60 FPS con tutti gli effetti al massimo, compresi quelli relativi alle DirectX 11, tra cui la tassellation.

Rinunciando alle 11 e tornando alle DX 9, alla perdita di un po’ di eye candy si affianca comunque una notevole scalabilità, che permette di godere degnamente del titolo anche con macchine vecchie di qualche anno. Nonostante i requisiti minimi parlino di specifiche ancora più basse, a nostro parere la base per far girare degnamente l’ultimo lavoro Rockstar è un processore Intel Dual Core a 3 GHz (o corrispettivo AMD), 4 GB di memoria RAM e una Nvidia GeForce GTS 450, o ATI HD 5770. Da non dimenticare infine gli oltre 30 GB di spazio libero su disco.

Dalla schermata dei settaggi è naturalmente possibile gestire tutte le impostazioni, direttamente dal menu principale del gioco, e applicarne la maggior parte in tempo reale. Dopo qualche prova, il nostro consiglio è quello di evitare l’MSAA e il V-Sync, entrambi troppo esosi e senza un ritorno in termini grafici corrispondente alla richiesta. Per il resto, se il vostro hardware lo permette settate tutto al massimo e godetevi il risultato, eccezionale in termini di qualità delle texture, depth of field, filtri e pulizia complessiva dell’immagine.

Quanto ai controlli, il nostro parere è che Rockstar abbia svolto anche in questo campo un ottimo lavoro: se siete fanatici del pad potrete sempre adottarne uno, ma il nostro consiglio è quello di affidarvi a mouse a tastiera (disattivando naturalmente la mira assistita), così da godere al massimo della maggior precisione.

Dopo le deludenti esperienza di GTA IV e L.A. Noire, Rockstar è finalmente riuscita a trovare la giusta via di mezzo con la piattaforma PC, ottimizzando il titolo in maniera quasi perfetta, unendo una buona scalabilità all’effetistica di primordine.

Il riusltato è una festa per gli occhi, decisamente un’esperienza visiva diversa rispetto a quella offerta dalle versioni console.

Tipologia di Gioco:

Max Payne 3 è un TPS classico, dalle atmosfere noir e dark, ispirato ai due straordinari capitoli originali prodotti da Remedy e usciti su PC nei primi anni duemila. Sparatorie, sangue, azione e una trama che si dipana nei più oscuri recessi della malavita americana sono i marchi di fabbrica di una serie fra le più amate e affascinanti del mondo ludico.

Come è Stato Giocato:

Per scrivere la recensione abbiamo giocato l'intera campagna single player (circa 9 ore) e provato alcune missioni multiplayer. Il nostro consiglio è di acquisare il gioco per la struggente bellezza del suo comparto single player che, ispirandosi ai due giochi precedenti, riesce nel difficile compito di trasporare la saga nel mondo delle console HD. Il multiplayer, per quanto interessante e ben fatto, non emoziona particolarmente, andando a inserirsi nel filone già tracciato dai vari Gears of War.

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