Recensione: The Master, il Blu-Ray

Il Blu-Ray di The Master mostra i numerosi vantaggi che la produzione a pellicola 70mm può dare al reparto immagine di un film. Buono anche il comparto extra...

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Recensione a cura di Gianluca Dadomo

Il film

“Se trovi un modo di vivere senza servire un maestro, qualunque maestro, allora vieni qui a raccontarcelo”

The Master di P.T. Anderson muove sui sentieri dell’amicizia e dell’indottrinamento legando le storie di Freddie e Lancaster: il primo reduce di guerra, affidabile marinaio lacerato dai traumi di una lunga permanenza in battaglia, il secondo aspirante tuttologo, traghettatore di anime verso realtà extrasensoriali e fuggiasco da un mondo scientifico da sempre allergico ai dogmi. Come del resto accadeva nel Petroliere, i personaggi di Anderson cercano e desiderano una identità e spesso sono chiamati a provarla in presenza di una platea, come se fosse un esame finale di convivenza pubblica. E’ una battaglia giocata sul nascondere il disagio quella che Freddie e Lancaster ingaggiano sin dal primo casuale incontro: una vicenda che senza troppa grazia uccide la curiosità per l’epilogo dello scontro, preferendo soffermarsi sulle attitudini comuni e sulla incomprensione che il mondo gli riserva. Entrambi sono bloccati in un limbo temporale: il presente. Per Lancaster ad esempio quest’ultimo è privo di validità se non in funzione del futuro. Egli mira al completamento della sua dottrina, al successo del misticismo, ma la contemporaneità schiacciante lo obbliga a reinventarsi, a pescare idee e soluzioni da vecchi scritti giovanili; e così, tra fughe in crociera e in ville dei proseliti, prosegue il suo cammino tralasciando presto la dottrina in virtù della carriera. Freddie invece vive il presente in funzione del passato: una libertà e un progetto di vita che la guerra gli ha sottratto e che ormai corrisponde ad una fase irrecuperabile, irrimediabilmente persa. Tuttavia i cocci della sua psiche sono difficilmente ricomponibili: le paure di una schizofrenia ereditata dalla madre miste ad improvvisi atti violenti rendono più turbinoso il caos che ne determina la figura errante, la cui volontà dei propositi è ormai sopita.
Freddie e Lancaster sono due personalità entrambe decise a sopraffare il prossimo e così porsi come figura dominante; l’elemento che più di tutti li unisce è però la diversa inclinazione al futuro, ossessionante per Lancaster, disinteressata per Freddie. Il legame instaurato ha tutta la forza dello scontro di due segni opposti che trova nello spontaneo desiderio di sincerità il suo magnifico collagene.

The Master segue la linea temporale che marca Freddie: veloci spostamenti tra diverse ambientazioni, discreti intermezzi statici e scatti d’ira ; una formula che inizialmente mostra un funzionamento efficace ma che già nel secondo tempo evidenzia la prolissi della pellicola.

La sceneggiatura è matura e coerente eppure risente di una debolezza nella costruzione di un climax che nel Petroliere trovava una degna esplosione finale e che invece qui ‘’manca’’. Un’omissione che viene mascherata da un dialogo finale, un concedo che Anderson costruisce con grande fascino però privo di quella carica emotiva abbozzata nelle prime sedute dei due protagonisti, emblemi comunque di una comunicazione infantile che già solo diegeticamente prometteva i fuochi d’artificio.

Video

La definita fotografia di The Master porta tutti i vantaggi della ripresa in pellicola 70mm, formato adottato anche da C. Nolan per la trilogia del Cavaliere Oscuro seppur con una tipologia diversa di cineprese. Il risultato è stupefacente, estremamente ricco di dettagli con immagini affette solo minimamente dalla grana e poco disturbate nelle ambientazioni scure. La gamma cromatica è fedele, stupefacente per le molteplici gradazioni e sfumature, coerente quando vengono cambiate le lenti, specialmente nelle inquadrature iniziali quando si passa dall’anamorfico all’ultrangolare.

La codifica in AVC non evidenzia particolari segni di compressione nelle scene più illuminate ma risulta poco performante in assenza di luce, ad esempio quando Freddie e Lancaster dialogano in una cabina della nave, quando dettaglio e colorimetria tendono troppo al grigio e sembra di guardare attraverso un velo opaco. Nel complesso la resa si distingue per una buona rappresentazione del master di partenza e gode di una perfetta ottimizzazione sia su televisore che proiettore.

Audio

Il disco propone la traccia italiana/inglese in formato lossless DTS HD Master Audio 5.1 con profondità a 16 bit.
Entrambi i sonori restituiscono dialoghi cristallini caratterizzati da un sonoro pieno e profondo, specialmente per la parte in italiano grazie ad un doppiaggio azzeccato e professionalmente curato.

L’uso dei canali sorround è limitante, specialmente per un panning spesso assente che poteva essere implementato maggiormente; fortunatamente l’apporto sonoro del subwoofer garantisce una buona dinamica e la sua presenza costante fa presto dimenticare l’uso minimale dei retro diffusori.

Extra

  • Ritorno alle origini

  • Trailer

  • Video promozionale

  • Sia fatta luce

  • Credits

Tra i contenuti aggiuntivi non troviamo interviste al cast né un commento audio del regista o una sbirciata nel backstage. Tuttavia è presente una lunga serie di scene eliminate (Ritorno alle origini) di 20 minuti circa che unisce, come se fosse un’appendice al film, alcune scene scartate dalla versione theatrical aggiungendo dettagli alla trama , indagando specialmente sul periodo trascorso in marina e sul testo perduto ‘’La sciabola divisa’’. Si tratta di sequenze dall’ottima impostazione ma che purtroppo non hanno ottenuto la stessa cura fotografica di quelle riservate al montaggio finale; in chiusura c’è anche una piccola gaffe di Phoenix e Hoffman quando non riescono a smettere di ridere. Il documentario Sia fatta luce dura un’ora circa e cataloga un gran numero di interviste fatte a reduci di guerra che mostrano disturbi di natura psichica; il video analizza il percorso riabilitativo dei pazienti suggerendo, in ultima analisi, una profonda riflessione sul personaggio di Freddie e sul radicale cambiamento che i soldati subivano.

 

Conclusioni

Il blu-ray di The Master mostra i numerosi vantaggi che la produzione a pellicola 70mm può dare al reparto immagine di un film. La solida codifica video proposta è l’elemento chiave per apprezzare il senso visivo del regista e colmare il probabile disappunto avuto per la distribuzione cinematografica ( il film infatti era stato proiettato digitalmente anche al festival di Venezia) per la mancata disponibilità di esercenti che potessero proiettare in sala nel formato nativo. Il comparto audio si distingue per la traccia senza perdita di qualità, scelta che avvantaggia la forza dei dialoghi e che in questo raro caso vede vincente la traccia italiana su quella inglese. I contenuti aggiuntivi sono numerosi e ben curati.

Qualità, longevità e prestazioni sono combinati in un ottimo mix che non potremmo esimerci dal consigliarlo.

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