Recensione - Lollipop Chainsaw - Genio e sregolatezza
Sembra che Suda 51 abbia voluto in primo luogo dare libero sfogo al proprio grossolano humour, relegando il gameplay al ruolo di contorno.
Recensita l'ultima follia di Goichi Suda
Al che la bionda risponde, con tutta la naturalezza del mondo: “Perché è fico!”.
Questo scambio di battute è esemplare nel riassumere la filosofia dietro a Lollipop Chainsaw, titolo action firmato da Goichi “Suda 51”, e dunque intriso di tutta la sua personalità. Prendendosi non troppo finemente gioco del cinema cult-trash e delle grindhouse, il folle sviluppatore propone un hack'n'slash al tempo stesso atipico e tradizionale. Se infatti il gameplay, tolta la patina di glitter e vari ammiccamenti, non risulta differente dalla media del genere, alcune piccole trovate nel level design riescono a mantenere l'attenzione del giocatore sufficientemente alta da non annoiarlo nel corso della seppur breve modalità storia.
D'altra parte, Lollipop Chainsaw è anche un gioco (volutamente?) grezzo e per nulla rifinito, che non si preoccupa di dare in pasto all'utenza controlli ben poco raffinati, un comparto tecnico non certo al passo con i tempi e un sistema di combo che lascia molto a desiderare. Nondimeno, i lampi di genio e l'humour-spazzatura di Suda 51 funzionano a tratti molto bene, contribuendo ad alimentare un dibattito che, non a caso, accompagna costantemente le sue creazioni.
Va tuttavia detto che, se il predecessore No More Heroes (e relativo seguito) era un titolo da “amore o odio” incondizionati, Lollipop Chainsaw siede leggermente più nel mezzo, generando semmai discrete simpatie contrapposte a moderato disappunto. Questo perché, è bene precisarlo subito, Juliette Starling non ha il carisma dei precedenti protagonisti partoriti dalla mente del folle game designer (magari avrà altri attributi, ma no, non la personalità spiccata) e così il suo principale comprimario.
Dal punto di vista del gameplay, l'approccio tradizionale accennato in apertura si concretizza in un sistema di combo che prevede l'alternanza tra i tasti dedicati all'attacco pesante (ossia con motosega), leggero (una serie di calci in stile cheerleader, con tanto di pon pon) e il salto, con la possibilità di sbloccare nuove combo spendendo la valuta di gioco, naturalmente accumulata massacrando i non morti. Man mano che si accumuleranno uccisioni si andrà a riempire una barra che, una volta piena, permetterà di attivare per qualche secondo l'invulnerabilità della protagonista. Le eliminazioni contemporanee di tre o più nemici invece, ottenibili cercando di menare fendenti contro gruppi numerosi, attiveranno una speciale kill-cam e garantiranno un maggiore ritorno in termini di valuta di gioco.
A parte il continuo massacro di zombie, divisi tra tradizionali, mini-boss e boss di fine atto, e la gestione della crescita del personaggio, Lollipop Chainsaw non ha molto altro da offrire. La scuola di San Romero e i suoi dintorni presenteranno sparsi disordinatamente momenti interessanti, come l'inseguimento in più fasi di uno School Bus fuori controllo, e altri ben meno riusciti.
Uno degli esempi in questo senso sono le sequenze in cui occorrerà lanciare la testa di Nick, precedentemente separata dal corpo per prevenire una “zombificazione”, in modo che si attacchi alle luride membra di uno dei nemici. Partirà quindi un classico quick time event, che vedrà Nick andare a rimuovere un ostacolo troppo pesante o ingombrante per Juliet. Si tratta evidentemente di una soluzione banale e goffa, sopratutto per un game designer che fa dell'originalità il suo cavallo di battaglia.
Se c'è un motivo per sopportare tali cadute di stile, è la certezza che esse verranno compensate da momenti ben più divertenti. Inutile rovinare la sorpresa, ma vi sono alcune gag, soprattutto quelle originate dalle comparsate della bizzarra famiglia di Juliet, davvero degne di nota. In questo senso, sembra quasi che con Lollipop Chainsaw Suda 51 abbia voluto in primo luogo dare libero sfogo al proprio grossolano humour, relegando il gameplay ad un misero contorno. Questa formula potrebbe soddisfare alcuni palati, ma pad alla mano ci sono ben pochi dubbi: le avventure di Juliet si configurano più che altro come un “sopportare” le evidenti mancanze per godersi qualche luminoso attimo di genio e follia.
Anche nel comparto tecnico, il titolo presenta le medesime contraddizioni. Alcuni elementi del design e trovate stilistiche colpiscono nel segno (vedi le trasformazioni della motosega di Juliet, capace all'occasione di fare da cabina telefonica o fucile a pompa), purtroppo affiancate da una generale incuria e dalla totale assenza di rifiniture e ottimizzazione. Persino la colonna sonora, un calderone risuonante di J-Rock e pop-rock anni '60, rispecchia la totale sregolatezza del mix.
Lollipop Chainsaw potrebbe essere paragonato al taccuino degli appunti di un folle umorista, pubblicato senza revisioni. Disordinato e a tratti raffazzonato, risplende solo a tratti del genio del proprio autore, e forse proprio per questo ne rispecchia in maniera esemplare le contraddizioni. Avvicinatevi se la formula vi stuzzica, ma sappiate anche che nel portfolio dell'autore ci sono perle decisamente più preziose, dal citato No More Heroes al sottovalutato Shadows of the Damned.
Tipologia di Gioco:Lollipop Chainsaw è un hack'n'slash caratterizzato da meccaniche classiche e un incedere estremamente lineare. Cinque atti, corrispondenti ad altrettante ambientazioni nei dintorni della San Romero High School, porteranno la cheerleader Juliet Starling a debellare un'invasione di zombie guidati da ex studenti trasformatisi in divinità del rock.
Come è Stato Giocato:Circa 6 sono le ore necessarie a completare la modalità di gioco a difficoltà Normale. Abbiamo successivamente testato il livello superiore, scoprendo come il gameplay possa diventare decisamente ostico, soprattutto passato il primo atto. In generale, il titolo non presenta una spiccata rigiocabilità, né altre caratteristiche che possano allungarne di molto il ciclo vitale.