Recensione - The Legend of Zelda: Majora's Mask 3D
La nostra recensione di The Legend of Zelda: Majora's Mask 3D, riedizione del classico per Nintendo 64
E' normale che nei primissimi minuti di gioco anche la sola esistenza di un indicatore che segna impietoso il passare delle ore, l'esaurirsi di quei tre fatidici giorni nei quali Link deve salvare la terra di Termina, provochi inquietudine nell'animo di un giocatore abituato ad una serie che ha ben altri ritmi, che non ha mai avuto il tempo come variabile, che non ha mai condito l'esperienza di gioco con l'angoscia derivata dallo scorrere dei secondi. Ma ci si accorge ben presto che in The Legend of Zelda: Majora's Mask 3D il passare del tempo non è una condanna, anzi il tempo stesso è una risorsa, quella che è stata indispensabile per il team di Eiji Anouma per costruire e modellare una struttura di gioco diversa da quella degli altri titoli della serie.
Il tempo è la materia del tutto, e proprio per questo il gioco assume forme particolari. Un po' meno spazio all'esplorazione, perché Termina è sì grande, ma non particolarmente, tanto spazio in meno ad uno dei pilastri dell'esperienza zeldiana, ovvero il venire a capo di dungeon numerosi ed intricati, maggior rilievo alle missioni secondarie, alle piccole storie dei personaggi che abitano il mondo di gioco, sia raccontate da eventi che hanno una precisa collocazione all'interno dei tre giorni fatidici, sia da accadimenti che percorrono 24 o tutte le 72 ore, dei quali magari si ha esperienza solo in parte, in un determinato giorno, ed allora si torna indietro nel tempo, o si va avanti, per mettere tutti i pezzi insieme, magari utilizzando una delle moltissime maschere che Link può indossare, ognuna con una sua funzione.
"Una volta infatti appresi i rudimenti del meccanismo temporale, questo non spaventa più, non incombe tremendo ed intollerabile"[caption id="attachment_139677" align="aligncenter" width="400"] The Legend of Zelda: Majora's Mask 3D - screenshot[/caption]
Nonostante gli anni sul groppone il gioco è invecchiato molto bene, probabilmente per il suo diverso focus, per il volersi concentrare sulla storia d'amore di Kafei e Anju, sui problemi delle sorelle Romanì e Cremia, sulla lealtà del capitano di Ikana, sugli eroi dei Goron e degli Zora, su tutta una serie di eventi che rendono il gioco densissimo di cose da fare, ma meno imponente. La prova di ciò si ritrova quando si allarga l'inquadratura dell'analisi, e ci si accorge che il lavoro fatto nella dimensione ridotta manca in quella più grande; che i dungeon principali sono solo quattro, piacevolissimi da completare, ma non particolarmente brillanti nel level design; che la risoluzione di determinate situazioni non ha un effetto poi così sostanzioso sulla progressione; che la possibilità da parte di Link di indossare le maschere viene ovviamente sfruttata, ma ha un certo peso sulla struttura ludica esclusivamente con quelle poche che gli concedono di trasformarsi (in Zora, Goron o Deku e...), essendo limitate le altre a singoli eventi o ad utilizzi occasionali; che il ricorso agli oggetti non è molto ingegnoso. Siamo sempre su livelli di bontà assoluta, quelli ai quali Nintendo e la serie hanno abituato, ma non all'eccellenza.
Il lavoro di adattamento ha certamente smussato i punti più ostici del titolo, non dal punto di vista della difficoltà, gestibilissima, ma da quello dell'accessibilità. Sul taccuino dei Bomber, un oggetto del quale si entra presto in possesso e che segna l'ingresso in una società segreta costituita da un gruppetto di discoli, vengono segnate non solo le moltissime missioni secondarie, come nell'originale, ma anche i progressi in esse, dando così la possibilità al giocatore di avere tutto sott'occhio e di non essere sopraffatto dalla quintalata di compiti da assolvere. Cambiamenti minori sono stati apportati alla struttura dei dungeon, mentre sono stati rivisti in maniera più sensibile i combattimenti con i boss, in realtà non particolarmente ispirati.
[caption id="attachment_139678" align="aligncenter" width="400"] The Legend of Zelda: Majora's Mask 3D - screenshot[/caption]
Il lavoro dal punto di vista tecnico di Grezzo e Nintendo ricalca quanto fatto in precedenza con la riedizione portatile di Ocarina of Time. Modelli ed ambientazioni sono stati quindi migliorati sensibilmente, sia nella mole poligonale, sia nella definizione delle texture, senza però sfruttare in maniera intensiva le capacità della console. Eppure, anche su New Nintendo 3DS, da noi usato per recensire il gioco, si notano a tratti rallentamenti anche fastidiosi, che non inficiano la giocabilità, ma sono indizi riguardo lo sforzo profuso nella componente grafica, buono ma certo non ottimo. Più che buona la colonna sonora, che molto recupera dall'episodio precedente, ma propone anche brani originali, magari non molti memorabili, ma comunque di qualità.
The Legend of Zelda: Majora's Mask 3D va giocato dimenticandosi di tutti i luoghi comuni che ad esso son stati associati dalla sua uscita, dalla presunta difficoltà elevatissima ai toni particolarmente dark, in verità appena accennati; si fa così presto a carpirne la natura, in realtà meno stravolgente di quanto si mette in preventivo, e si riesce ad apprezzarne il respiro meno epico, ma più ridotto e quasi delicato, che per una volta mette i personaggi che popolano Termina e le loro vicende alle stesso livello della salvezza del mondo. E' un ottimo titolo, che bene ha retto al passare del tempo, e nel quale chi non ha giocato all'originale potrebbe persino rintracciare qualche elemento di novità.