Recensione - Just Cause 3

Il Goat Simulator degli sparatutto in terza persona: la recensione di Just Cause 3

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


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Il termine di paragone più prossimo di Just Cause 3, nel bene e nel male, non può che essere Goat Simulator. Andrebbero benissimo anche Mad Max, altra recente produzione di Avalanche Studios, e Saints Row, ovviamente, eppure solo il folle open-world di Coffee Stain Studios contiene e sviluppa, con uguale efficacia e incrollabile coerenza, lo stesso concept dalla semplicità quasi disarmante: offrire all’utente una mappa, qui davvero sconfinata, che funga da parco giochi in cui esprimere la propria (distruttiva) creatività senza troppi preamboli né espedienti narrativi.

Rico Rodriguez vanta una fulgida carriera da rovesciatore di dittature. Il suo mestiere è facile da spiegare: sceglie una nazione oppressa da un dispotico tiranno, ci si catapulta equipaggiato del suo inseparabile paracadute, mette a ferro e fuoco qualsiasi struttura militare, riempie di proiettili chiunque gli si opponga, riporta pace e tranquillità e poi via, verso la destinazione successiva. Questa volta, per l’appunto, tocca a Medici: patria del nostro, vittima ormai da troppo tempo dei capricci del Generale Di Rivello.

[caption id="attachment_149012" align="aligncenter" width="508"]Just Cause 3 screenshot 1 Difficile parlare di gunplay di fronte a un sistema di mira così impreciso e un feedback delle armi praticamente assente. Nel bene e nel male, durante le sparatorie, sembra di avere a che fare con gli certi cabinati degli Anni ’90: parliamo di produzioni del calibro di Metal Slug e Shock Troopers.[/caption]

Basta completare la prima missione, quella che vi vedrà raggiungere la sopracitata località mediterranea, per conoscere tutto ciò che l’avventura intende e ha da offrire. Aggrappati alle ali di un bimotore, si comincia spazzando via la contraerea del dittatore grazie al potere prevaricante di un ingombrante bazooka. Una virata di troppo, tuttavia, disarciona il buon Rico, costretto ad affidarsi alla tuta alare e al paracadute per posarsi delicatamente sul suolo e riprendere lo scontro, come se nulla fosse, armato di mitragliatore, pistola e qualche granata. Si tratta di una sequenza piuttosto adrenalinica, certamente esaltante, che tuttavia disorienta lievemente il videogiocatore, già alle prese con un nutrito numero di comandi da apprendere e abilità del protagonista da assimilare.

Tra le caratteristiche peculiari di Just Cause 3, infatti, spicca la quasi totale mancanza di una progressione, di una crescita del personaggio degna di questo nome. Non mancano certamente power-up che incrementano e migliorano l’arsenale e le caratteristiche dei mezzi di cui ci si può impadronire, basta superare le tante sfide d’abilità sparse per la mappa per sbloccarle, ma si tratta in ogni caso di un surplus, di gadget e bonus di cui si potrebbe comunque fare a meno. Sin dal primo momento in cui il nostro giunge su Medici è già equipaggiato di tutto punto per scatenare un’apocalisse di fuoco e piombo sui suoi nemici.

Bisogna naturalmente scendere a compromessi con la filosofia di fondo del gioco, capirne le aspirazioni e, soprattutto, accettarne i grandi limiti che si palesano sin da subito. Rubare un elicottero, godersi un piacevole tour turistico sui cieli dell’arcipelago, lanciarsi nel vuoto divertendosi a svolazzare usando la tuta alare, per poi scegliere l’ennesimo accampamento da distruggere a suon di bombe e scariche di mitra, potrà esaltare qualcuno, ma anche annoiare terribilmente, tanto più se si considera l’estrema similarità tra le missioni. Abbiamo fatto lo stesso discorso qualche mese fa con Mad Max, altro open-world alla lunga ripetitivo, che potrebbe adeguarsi tranquillamente a Just Cause 3: titolo virtualmente infinito, tra centinaia di fortini da espugnare e centri cittadini a cui restituire la libertà riconquistandoli, ma che non propone obiettivi e sfide particolarmente originali.

[caption id="attachment_149015" align="aligncenter" width="508"]Just Cause 3 screenshot 3 Il sistema di guida non è ovviamente esente da critiche. Ogni mezzo tende con innaturale e disorientante facilità al sovrasterzo, tanto da rendere le moto quasi inutilizzabili.[/caption]

Ritorna, prepotentemente, il paragone con Goat Simulator: avete a disposizione un personaggio dotato di certe caratteristiche (anche Rico è esperto in ragdoll tra l’altro) ma starà a voi sfruttarle in modo creativo per interagire con il mondo di gioco. Prendiamo il rampino per esempio, strumento a cui vi affiderete praticamente in ogni occasione sia per spostarvi velocemente, sia per attaccare i nemici. Per distruggere una torretta di guardia vale la pena sparargli un missile, lanciargli qualche granata, ma perché non risparmiare polvere da sparo, utilizzando proprio l’utilissimo gadget per abbatterla pezzo dopo pezzo? Allo stesso modo, basta agganciare un barile esplosivo e lanciarlo contro un veicolo corazzato per eliminare istantaneamente la minaccia. Nulla vi vieta, mentre guidate una fuoriserie, di abbandonare il volante, salire sul tettuccio e dirottare l’elicottero che vi stava braccando, agganciandolo proprio con il rampino.

In tutto questo, Medici, si rivela ben presto un’ambientazione da sogno. La prepotenza del Generale Di Rivello non ha minimamente intaccato le bellezze paesaggistiche dell’arcipelago su cui governa con il pugno di ferro. Sembra di muoversi in una lontana isola spagnola, dominata da spiagge da sogno, panorami mozzafiato e una vegetazione rigogliosa. Non mancano nemmeno paesaggi collinari, piccoli borghi che si arrampicano su altopiani e grotte da raggiungere tramite passaggi nascosti sott’acqua. Purtroppo non c’è traccia della fauna intraprendente che rendeva tanto pericolosa (ed eccitante) l’esplorazione di Far Cry 3: la vostra vita sarà minacciata dai soldati nemici, non da orsi o squali curiosi di conoscere il vostro sapore.

"Il termine di paragone più prossimo di Just Cause 3, nel bene e nel male, non può che essere Goat Simulator"

Tra i difetti del gioco, proprio a proposito, non si può non annoverare una scarsa interazione dello scenario, a cui si aggiunge una risibile IA degli avversari. Le cose che possono esplodere e prendere fuoco, beninteso, sono tantissime. Riconoscere gli elementi “sensibili” non è un’operazione difficile e, grazie al rampino, ci si può divertire a creare gustose detonazioni a catena. Purtroppo è sconsolante constatare che la maggior parte degli edifici sarà indistruttibile, così come parte delle strutture nemiche. Discorso simile per l’IA nemica. Soldati privi di iniziativa e capacità tattiche sono parte integrante del grande progetto immaginato dagli Avalanche Studios, ma ogni tanto si desidererebbe un minimo di sfida, un avversario realmente degno dei nostri proiettili, un corpo speciale che possa effettivamente mettere alle strette il buon Rico. Nulla di tutto questo, purtroppo, tanto più considerando che il game over non comporta nessuna reale perdita: tutto ciò che avete già distrutto rimarrà tale anche dopo il respawn. C’è dell’altro a sporcare l’esperienza offerta da Just Cause 3. Tempi di caricamento prolungatissimi, un frame-rate spesso zoppicante, numerosi bug (nessuno di grave entità fortunatamente), nonché un level design generalmente privo di mordente e inventiva.

[caption id="attachment_149014" align="aligncenter" width="508"]Just Cause 3 screenshot 2 Alcune prove di abilità, quelle legate all’utilizzo della tuta alare su tutte, sono particolarmente impegnative, soprattutto se ci si mette in testa di ottenere il massimo punteggio possibile.[/caption]

Eppure, nonostante tutto, per motivi spesso inspiegabili, si resta incollati allo schermo. Just Cause 3 fa leva su istinti primordiali e smanie d’onnipotenza che in un modo o nell’altro stimolano all’azione, alla (ri)conquista di un altro pezzettino d’isola, alla distruzione totale dell’ennesimo accampamento nemico. Come avrete capito, molto dipende dall’utente. I difetti che mortificano spesso e volentieri la godibilità dell’esperienza sono molti. Inoltre è necessaria una certa dedizione alla sperimentazione per divertirsi come si deve. Senza la giusta dose di creatività, senza una naturale attrazione al “cazzeggio” indiscriminato, Just Cause 3 è uno sparatutto in terza persona piuttosto scialbo e privo di qualsiasi attrattiva. Chi invece è rimasto folgorato dall’ignoranza esplosiva di film come I Mercenari, chi è solito cercare il modo più assurdo (e demenziale) per eliminare gli avversari, saprà assaporare fino in fondo le gioie che è in grado di offrire questo open-world tutt’altro che perfetto, ma incredibilmente ricco di opportunità. Un po’ come per Goat Simulator, insomma, solo un certo tipo di pubblico potrà apprezzarne le qualità, facendo buon viso di fronte ai tanti difetti che non tarderanno a palesarsi.

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