Recensione: Il Cavaliere della Valle Solitaria, il Blu-Ray Disc

Paramount Pictures festeggia i 60 anni de “Il Cavaliere della Valle Solitaria” con un'edizione finalmente in alta definizione del capolavoro western...

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Shane (Alan Ladd) è un ex pistolero dal temperamento solitario in cerca di quiete. Capita in una fertile vallata del Wyoming dove, ospitato dall’amichevole famiglia Starrett, conoscerà il giovane Joey (Brandon de Wilde), figlioletto di Joe (Van Heflin) e Marion (Jean Arthur).

La prateria è sorvegliata dai fratelli Ryker, prepotenti cowboy che non ammettono i nuovi coloni e rivendicano l’intero territorio per il loro bestiame. Questi ingaggiano il pistolero Wilson (Jack Palance), un killer spietato incaricato di uccidere Shane e così riportare l’ordine in frontiera.

Sconfitti i Ryker e il loro scagnozzo, Shane compie l’estremo gesto romantico: riprende la sua strada verso l’orizzonte nonostante le preghiere del bambino che gli si è affezionato.

Paramount Pictures festeggia i 60 anni de “Il Cavaliere della Valle Solitaria”, l’indimenticabile film diretto da George Stevens aggiudicatosi sei Nomination agli Oscar e il riconoscimento alla Miglior Fotografia, ora finalmente in alta definizione su supporto Blu-ray.

Questo classico del genere western è proposto in full HD 1080p nel formato d’immagine 1,37:1 widescreen anamorfico abbinato alla variegata selezione audio della lingua Italiana, Francese, Spagnola e Tedesca in traccia monofonica (restituita in Dolby Digital 2.0) e l’originale Inglese in Dolby True HD 2.0.

L’edizione è essenziale, con custodia amaray priva di slipcover e di contenuti aggiuntivi ma esteticamente appagante grazie alla bella copertina frontale e all’ordine preciso dei riferimenti nella parte posteriore.
La storia di Shane è quella di un cavaliere medievale alla ricerca del Sacro Graal, l’archetipo del solitary man capace di mutare atteggiamento istantaneamente, da buon compagno di lavoro a uomo turbolento che esce dagli scontri più duri senza un graffio.

L’avvincente iperbole diegetica, basata sul romanzo omonimo di Jack Schaefer, è raccontata dal punto di vista dal basso verso l’alto, ossia secondo lo sguardo del piccolo Joey che fa di Shane un paladino mentre attribuisce ad Alan Ladd una dimensione mitica.

Concepito nell’Academy Ratio 1,37:1 del 1951, Shane non ha visto la pubblicazione prima del 1953, anno in cui Paramount decise di adottare il nuovo formato widescreen 1,66:1 (poi cambiato nell’attuale 1,85:1).
Trasmesso in un periodo in cui molti cinema si stavano adattando ai nuovi standard di proiezione, “Il Cavaliere della Valle Solitaria” ha subito una conversione riduttiva che ha tagliato parti d’immagine per adeguarsi al vecchio ordinamento Paramount.

Sebbene il girato fosse composto da numerosi campi medi e lunghi che non hanno particolarmente risentito della manovre correttive, la versione qui proposta è fedele alle originarie intenzioni di George Stevens. Il merito va alla massa di lamentele che gli amanti dell’alta definizione hanno riversato sul web dopo la notizia che il film sarebbe stato proposto col secondo Aspect Ratio. Paramount fortunatamente ha ascoltato i suggerimenti dei fans ricompensandoli con un trattamento video-sonoro di alta qualità che esibisce tutte le benevole modifiche dei recenti restauri.

Il dettaglio è incredibilmente fine e la composizione colorimetrica è accurata: i neri sono densi e la fotografia è quasi sempre nitida, salvo qualche primo piano che pecca di leggere sfocature ai lati. Accompagnato da una grana evidente e naturale, il transfer regala il meglio della saturazione nelle scene diurne facendoci dimenticare qualsiasi altra visione avuta su VHS o DVD; le sequenze notturne invece tendono ad offuscare il dettaglio e perdere la corretta delineazione dei contorni. Nel complesso è una traccia che rende magnificamente la porosità dei carnali degli attori e la consistenza dei paesaggi, forte di una compressione minima che giustifica il rimando di alcuni difetti (es. giallo ballerino, saltuari errori di bilanciamento del bianco) al materiale di partenza ma non alla codifica AVC del disco.

Il comparto audio ha elaborato in stereo la pista sonora che originariamente era monofonica. I dialoghi sono chiari e forti, precisi nelle semplici asserzioni e abissali negli echi. Si avverte talvolta un sottile ronzio che comunque non mina con prepotenza alla gradevolezza dell’ascolto. La profondità raggiunta è efficace se si considerano i limiti delle vecchie registrazioni: la tridimensionalità degli scontri nella locanda offre una resa coinvolgente riuscendo pure a definire decentemente i rumori di fondo quali il calpestare fangoso o la rottura dei legni. La colonna sonora arriva forte e dinamica, rinvigorita da un rafforzamento delle basse frequenze che accorrono nel momento in cui la partitura s’indebolisce. Gli spari suonano sbilanciati e irrealistici: il loro volume è stato volutamente aumentato per volere del regista che intendeva sottolineare maggiormente la figura mitica di Shane e anche perché, come amava ricordare lui stesso, era stato in guerra e aveva visto cosa poteva fare una sola pallottola al viso di un uomo.

Il destino violento di Shane e il suo vagabondare sofferente non poteva vantare una trasposizione Home Video più rispettosa di quella in esame. Consigliato ad affezionati e non.

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