Recensione - Hyrule Warriors - Un musou tanto

Recensito il musou d'ispirazione zeldiana, Hyrule Warriors

Un giorno troverò qualcosa di interessante da scrivere qui dentro.


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Ed eccolo finalmente Hyrule Warriors, primo vero spin-off della serie The Legend of Zelda, volendo rimuovere dalla mente i terribili titoli per CD-i e trascurando, per la sua pochezza ludica e per la sua natura di mero accompagnamento di una inutile periferica, Wii Zapper, quel Link's Crossbow Training mal concepito già dal pedante titolo. Nintendo si mette d'accordo con Koei Tecmo, che chiama Omega Force (aiutato un pochino da Team Ninja) e gli dà il compito di tirare fuori un nuovo musou, l'ennesimo, tanto che i ragazzi del team di sviluppo, probabilmente anche come forma di rispetto verso uno dei brand più importanti della storia videoludica, ci provano anche a tirare fuori qualcosa di diverso in corso d'opera, solo che dopo arriva Shigeru Miyamoto e, con la ormai proverbiale e metaforica mossa del rovesciamento del tavolino da tè, riporta tutto su binari più consoni al genere. Quindi, solo mazzate.

Da un lato non può quindi permanere una genuina curiosità verso quello che sarebbe potuto essere, che però non deve influenzare il giudizio su un prodotto sul quale la compagnia di Kyoto ha puntato molto, per aprire un periodo di Wii U che mira a ricalcare quello dello scorso anno, con tanti buoni titoli da giocare. Certo, allora fu The Wonderful 101 ad aprire le danze, e Hyrule Warriors nemmeno si avvicina a quei meravigliosi momenti di Videogioco (che speriamo di riprovare con Bayonetta 2), ma si tratta comunque di un buon inizio.

[caption id="attachment_132390" align="aligncenter" width="600"]Hyrule Warriors - screenshot Hyrule Warriors - screenshot[/caption]

Per chi non avesse familiarità con il genere di appartenenza del gioco: il musou ha un unico ingrediente, le già citate mazzate, da dispensare non nell'uno contro uno, nemmeno contro un nutrito gruppo di mostri, ma contro veri e propri eserciti. Roba che il contatore delle uccisioni a fine di una missione va tranquillamente oltre la quadrupla cifra. Ecco, in un simile contesto ludico infilare la tradizione e l'iconografia di The Legend of Zelda può sembrare quasi blasfemo, ma in realtà l'operazione non risulta innaturale, forse perché nei vari titoli della serie li abbiamo immaginati gli eserciti del bene e del male scontrarsi, mentre noi eravamo chissà dove nei panni di Link, impegnati nell'esplorazione di nuove lande e dungeon, elemento questo totalmente assente da Hyrule Warriors. La progressione di gioco si articola quindi in livelli, da affrontare non solo nei panni del protagonista maschile della saga ma, mano a mano che si va avanti, in quelli di altri personaggi più o meno storici, dalla stessa Zelda ad Impa, da Midna a Darunia, passando anche per alcuni creati per l'occasione.

"il musou ha un unico ingrediente, le già citate mazzate, da dispensare non nell'uno contro uno, nemmeno contro un nutrito gruppo di mostri, ma contro veri e propri eserciti"

Già dalla prima battaglia è fin troppo evidente quale sia la cifra ludica della produzione, e infatti sorprese non ve ne sono nel prosieguo della modalità principale. Sì, c'è qualche elemento di gioco preso dalla serie Nintendo, come la possibilità di utilizzare oggetti, ma vi si fa affidamento solo in occasioni precise, soprattutto contro i grandi mostri che ci si trova, occasionalmente, ad affrontare, e la loro rilevanza è scarsa; Hyrule Warriors è un musou purissimo, e ne mostra i conosciuti pregi e difetti. Battagliare su larga scala, picchiando fortissimo, senza ritegno né tecnica, nemici tutti uguali, conquistando avamposti e presidi, facendosi accompagnare dalle proprie truppe (per quanto inutili), è sempre piacevole, merito di un'azione sempre intensa, di comparti di mosse intriganti e di un cast abbastanza nutrito (che però non arriva all'abbondanza degli episodi degli altri Warriors, Dynasty e Samurai); è il ritmo ad essere monocorde, a non offrire particolari variazioni, sebbene durante le missioni accadano eventi che richiedono interventi rapidi, spostando quindi la propria attenzione (quasi) di continuo. La possibilità di apprezzare il gioco è realmente tutta qui, nella confidenza (e nella sopportazione) che il singolo ha del genere, senza la possibilità di affidarsi ad un qualunque espediente che ne mitighi la monolitica natura.

[caption id="attachment_132764" align="aligncenter" width="600"]Hyrule Warriors - screenshot Sheik Hyrule Warriors - screenshot[/caption]

Dove Hyrule Warriors prova a mischiare le carte in tavola è nella modalità avventura, che punta a stendere un ponte tra la tradizione della saga ed il genere musou, con risultati tutto sommato convincenti, che quasi lasciano intendere come forse fosse questa la prima concettualizzazione del gioco. Elucubrazioni a parte, ci si trova di fronte una meravigliosa mappa 8 bit della Hyrule del primo The Legend of Zelda per NES, nella quale ogni casella rivela una missione da portare a compimento, con obiettivi vari. Non solo, spesso occorre utilizzare oggetti conquistati completando una sfida per aprire la via verso altre, nascoste, magari facendo esplodere un masso con una bomba o dando fuoco ad un albero con una candela. Questo sempre sulla mappa, sulla quale ci si muove tramite l'adorabile rappresentazione vecchia scuola di ognuno dei personaggi del gioco. Si è davvero invogliati a completare l'esplorazione, dato che alcuni contenuti di gioco sono sbloccabili solo tramite questa opzione di gioco, che potenzialmente può tenere impegnati persino più a lungo di quella principale; ed ecco qui un altro dei pregi del musou, quello di irretire, di far fare la stessa cosa, ovvero picchiare, per ore e ore, avendone sempre un po' voglia. E le ore diventano decine, magari passandole in compagnia di un altro giocatore, tramite il sapiente utilizzo del GamePad: un giocatore guarda lo schermo della tv, l'altro quello del controller, entrambi sterminano lo sterminabile.

Pur mostrandosi così solido nel suo complesso, il gioco denuncia un paio di passaggi a vuoto. Se c'è qualcosa che Omega Force non è proprio capace di realizzare in maniera convincente, queste sono le ambientazioni, ed anche Hyrule Warriors non impressiona sotto questo punto di vista, anzi lascia perplessi, visto il peso artistico del materiale originale, e persino luoghi evocativi come il lago Hylia diventano scialbi e di scarso impatto; migliore, di molto, l'interpretazione dei personaggi, che sarà certamente passata attraverso vari controlli da parte di Nintendo, ma che evidenzia comunque il tocco del team di sviluppo, dalla sciarpa blu di Link (oggetto ricorrente nell'iconografia dei musou) al consistente paio di respingenti della quale è dotata l'antagonista femminile del gioco, sui quali spesso indugiano audaci inquadrature praticamente mai osate dalle parti di Kyoto. E tutto sommato il quadro su schermo è apprezzabile anche dal punto di vista squisitamente tecnico.

[caption id="attachment_132366" align="aligncenter" width="600"]Hyrule Warriors - screenshot Hyrule Warriors - screenshot[/caption]

Poco spazio per il conservatorismo anche per il lavoro sulla colonna sonora. Cosa si fa di un patrimonio inestimabile di brani eccellenti? Lo si sfonda di chitarre elettriche, perché la battaglia è metal, con risultati in verità altalenanti, ma sempre attinenti al tono della produzione; un paio di esperimenti più coraggiosi ci sono, e vanno assolutamente apprezzati, quando alle note si uniscono cori evocativi. Perchè Hyrule Warriors alla fine è così in tutto, un po' ci gioca a fare il The Legend of Zelda, un po' se ne frega altamente. E ci piace così.

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