Recensione - Hitman Absolution - L'abito fa l'assassino

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Hitman Absolution fa della trama uno dei suoi elementi fondanti, concedendosi derive puramente filmiche

Recensito l'atteso ritorno dell'Agente 47, firmato IO Interactive

L’abbiamo visto succedere molte volte in questi ultimi dieci anni, perlopiù al cinema. Seduti nelle sale, abbiamo fissato il grande schermo mentre gli eroi dell’infanzia diventavano più dark e maturi, le loro motivazioni personali spiegate, i loro segreti brutalmente esposti. Così come per le ultime incarnazioni cinematografiche di Batman, James Bond, Spiderman e (a breve) Superman, anche per l’Agente 47 è arrivato il momento di un ritorno in linea con l’intrattenimento dei nostri tempi, ossia un’opera dalle tinte scure, ricca d’introspezione e motivazioni molto personali.

Da circa sei anni il completo nero, la cravatta rossa e le pistole gemelle non figurano sugli schermi PC e console, una lunga assenza che ha creato grandi attese attorno a Hitman Absolution. I ragazzi di IO Interactive rispondono alle aspettative dei fan con un gioco ricco di sfaccettature, complesso, visivamente notevole. Soprattutto, un sequel in grado di staccarsi dai capitoli precedenti a sufficienza da non rimanervi troppo aggrappato, senza tuttavia tradire le caratteristiche fondanti del brand.

Un accenno di continuity e di contestualizzazione ha sempre accompagnato le avventure del killer più pelato della storia, ma Absolution fa della trama uno dei suoi elementi fondanti. Si concede derive puramente filmiche, sia nelle sequenze d’intermezzo sia nel gameplay, viene introdotto con tanto di credits iniziali, e si accompagna a una colonna sonora trionfale, che ruba ben più di una nota agli ultimi lavori di Hans Zimmer.

Inoltre, per quanto le missioni dedicate all’assassinio di uno o più bersagli figurino ancora nello svolgimento, la storia di Hitman Absolution è soprattutto quella di un uomo in fuga, braccato tanto dalle forze dell’ordine quanto dai suoi ex datori di lavoro. Questi due fattori plasmano in maniera molto netta il gameplay, che si divide tra missioni più classiche per la serie, ossia vasti livelli aperti e molti modi per arrivare all’eliminazione del bersaglio, e interludi di stampo filmico, quasi alla Uncharted, dove la linearità dell’incedere si accompagna allo storytelling. Il bilanciamento tra queste due componenti è stato attuato con cura dagli sviluppatori, ponendo giustamente maggiore enfasi sui livelli aperti.

Per quanto questi ultimi presentino meccaniche simili a quelle che hanno reso celebri i predecessori, il gameplay presenta due sostanziali differenze rispetto al passato, la prima concretizzata in un contatore del punteggio costantemente visibile sull’interfaccia di gioco. Ogni azione del giocatore, come un’eliminazione o il raggiungimento di un obbiettivo, viene registrata istantaneamente, aggiungendo o togliendo punti dal totale. Curiosamente, ad essere particolarmente penalizzate sono le uccisioni “non necessarie”, ossia di chiunque non siano i bersagli designati, in misura maggiore se effettuate in maniera cruenta. Va altresì detto che, per quanto il sistema di punti incoraggi a giocare nella maniera più pulita e chirurgica possibile, la libertà all’interno dei livelli aperti è assoluta, supportando pienamente anche approcci a pistole fumanti. Da questi ultimi scaturiranno naturalmente furiose sparatorie (con arrivo di rinforzi, nel caso vi tratteniate troppo sul posto), basate su un solido e classico sistema di coperture e caratterizzate da un buon feeling restituito dal gran numero di armi da fuoco rintracciabili sul campo.

L’altra assoluta novità del gameplay è una barra definita Istinto, la quale si riempie man mano che si compiono eliminazioni con efficacia. Questa può essere poi utilizzata per passare completamente inosservati a distanza ravvicinata delle guardie (sebbene per un tempo molto limitato), per osservare gli spostamenti dei nemici anche attraverso le pareti e individuare tutti gli elementi interattivi di uno scenario, ma non solo. Usata in combinazione con le armi da fuoco, la barra dell’Istinto permetterà di eliminare diversi bersagli contemporaneamente, “marcandoli” e dando il via alle uccisioni simultanee (se avete giocato Splinter Cell Conviction e ricordate il Mark and Execute, siamo di fronte a qualcosa di molto simile, ndr). L’utilizzo delle specialità permesse dalla barra dell’Istinto non è certo obbligato, nondimeno i puristi dei capitoli precedenti potrebbero non gradire questa eccessiva semplificazione. Nel caso apparteniate a questa categoria, potrete semplicemente evitare di usarla, sebbene questo non costituisca (purtroppo) un incentivo per il punteggio finale del livello.

Sebbene le sparatorie siano supportate, Hitman Absolution incoraggia soprattutto la furtività, premiando il giocatore che sappia lasciare il più possibile intatti gli equilibri dei livelli, attraversando le ambientazioni non visto, mascherando l’eliminazione da incidente fortuito e abbandonando la scena del crimine senza lasciare tracce. Un proposito non facile da raggiungere, soprattutto ai livelli di difficoltà più alti (sono in tutto cinque), dove l’elevato numero di guardie e testimoni in ogni livello rende molto complicato passare del tutto inosservati. Nella maggior parte dei casi, l’esecuzione perfetta potrà giungere solo tramite ripetute prove e fallimenti, ricaricando il checkpoint precedente (questi sono sparsi per i livelli, e starà al giocatore scegliere quando attivarli) oppure ricominciando l’intera sequenza. Le molte chance di improvvisazione (e, a volte, le defaillance dell’intelligenza artificiale) permettono spesso di cavarsela perdendo solo qualche punto anche in caso di imprevisti, ma i fanatici del perfect score si troveranno a ripetere più volte le stesse azioni. Per questi ultimi, l’esperienza sarà conseguentemente frammentata, in netta controtendenza con la forte enfasi sulla narrazione imposta dal contesto. Proprio questo fattore testimonia un bilanciamento non perfetto dell’esperienza: da una parte, la deliberata enfasi sullo storytelling, dall’altra il caldeggiamento di uno stile di gameplay basato su ripetute prove, che indirettamente compromette lo scorrere degli eventi.

Il design dei livelli contribuisce in maniera consistente alla qualità del gameplay. Ogni ambientazione, in particolare quelle più vaste e aperte, si rivela costellata di elementi interattivi da usare con tempismo per ottenere eliminazioni “ambientali” e molto spettacolari, facendole apparire come incidenti. Schiacciare un nemico con una piattaforma edile, dare fuoco a un altro manomettendo una pompa di benzina o interrompere bruscamente una serata in discoteca facendo precipitare la “disco ball” sono solo alcune delle possibilità offerte. Sfruttarle nella maniera migliore richiederà buon occhio, attenta esplorazione e, a volte, un po’ di fortuna, offrendo in cambio grandi soddisfazioni.

L’aura di verosimiglianza che avvolge molti aspetti di Hitman Absolution viene di tanto in tanto deliberatamente scardinata da inaspettati siparietti umoristici, o dagli assurdi travestimenti nei quali può capitare di imbattersi. Questo lieve, ma reiterato, “prendersi in giro” finisce per integrarsi bene nel contesto, e contribuisce a stendere un velo di sospensione dell’incredulità, almeno in parte, su alcune evidenti debolezze intrinseche della formula di game design. Queste ultime sono a volte perdonabili, come la tendenza delle vittime designate a indugiare sin troppo spesso vicino a oggetti potenzialmente letali, altre volte grossolane, come esplosivi o fucili da cecchino abbandonati in precise posizioni dei livelli senza ragione alcuna.

La componente online è stata sfruttata in maniera interessante: invece di proporre le classiche modalità competitive, i ragazzi di IO Interactive hanno deciso di legare a doppio filo il multiplayer ai livelli della campagna singolo giocatore. Attivando la modalità Contratti, sarà possibile ripeterli eliminando fino a tre NPC, e successivamente sfidare i giocatori di tutto il mondo a ripetere l’impresa utilizzando le medesime modalità. Si tratta di un’idea interessante, in grado di rendere i livelli già giocati in un certo senso “nuovi”, e lascia alla creatività dei giocatori il compito di divertire, con successo.

Se il motore grafico proprietario Glacier2 fa un buon lavoro nel riprodurre le dettagliatissime ambientazioni, a brillare è soprattutto la cura riposta nel design delle location. Da una Chicago perennemente avvolta dall’oscurità a una grottesca rappresentazione degli Stati Uniti del sud, tutta “grease” e muscle car anni ’50, la varietà e la qualità dei contesti trasforma la fuga di 47 in un giro sull’otto volante tra le strade di un’America esasperata e caricaturale, e, forse proprio per questo, quasi credibile. La contestualizzazione arriva a coinvolgere i moltissimi dialoghi che è possibile ascoltare durante l’esplorazione dei livelli: da un medio borghese in cerca di un puntello per entrare gratis in uno strip club alla fine di una storia d’amore via cellulare, in Hitman Absolution ci sono una quantità eccezionale di divertenti piccole storie contestuali di cui godere.

L’agente 47 torna sugli schermi con grande enfasi su due elementi finora non centrali per il brand Hitman, ossia la narrazione e la contestualizzazione filmica. Mescolandosi allo stile a incarichi tipico della saga, queste due componenti trasformano in parte il gameplay, alternando le caratteristiche ambientazioni aperte a sequenze più lineari. Se a questo si affianca l’impatto sul gameplay del sistema a punteggi e della barra dell’Istinto, novità non necessariamente gradite ai puristi della saga, il risultato è un gioco indubbiamente diverso dai predecessori, ma non per questo peggiore.

La qualità dell’insieme è infatti innegabile, il design dei livelli molto curato, al punto da imprimere alcune evocative ambientazioni a fuoco nella memoria del giocatore. Per quanto non perfettamente bilanciato e a tratti vittima della sua stessa componente filmica e drammatica, Hitman Absolution è un gioco impegnativo e divertente, in grado di imporsi senza remore tra i migliori titoli dell’anno, e della stessa saga firmata IO Interactive.

Tipologia di Gioco:

Hitman Absolution riprende alcune delle caratteristiche dei suoi illustri predecessori, mettendo il giocatore nei panni di un assassino e fornendogli una serie di bersagli posti in ambientazioni aperte, con conseguente libertà sul modo in cui arrivare all'obbiettivo. Tuttavia, in Absolution gli sviluppatori hano deciso di porre molta enfasi sull'aspetto narrativo, aggiungendo sequenze lineari e di stampo filmico.

Come è Stato Giocato:

Grazie alla copia Playstation 3 gentilmente fornitaci dal publisher italiano Halifax, abbiamo completato la modalità storia in circa 10 ore a livello Difficile. Il nostro consiglio, per tutti i conoscitori del brand, è di saltare a piè pari i primi due livelli di difficoltà, sin troppo permissivi, e darsi sin da subito ad una sfida più consona alle abilità dell'Agente 47. Terminata la campagna, abbiamo dedicato qualche ora alla modalità Contratti, già abbastanza ricca di missioni da completare nei modi più imprevedibili.

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