Recensione - Grow Home

La nostra recensione di Grow Home, l'esperimento di Ubisoft Reflections

Un giorno troverò qualcosa di interessante da scrivere qui dentro.


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Che strano esperimento Grow Home. Ubisoft va persino oltre il focus più spigliato e di nicchia di titoli come Child of Light e Valiant Hearts, tirando fuori un prodotto che ha un'impronta bizzarra, fresca, libera, esattamente come se fosse una produzione indipendente. E che una suo carattere preciso, certamente contaminato da elementi di gioco presi da generi tradizionali, ma che viene fuori quasi subito, non appena si prende il controllo del robottino BUD, il protagonista.

La trama, nel genere platform, al quale Grow Home appartiene sommariamente, conta davvero poco, ed è quindi trascurabile il fatto che il robottino sia giunto in un pianeta sconosciuto e debba rintracciare un qualcosa che possa aiutare a rifiorire la sua terra natìa. Molto meno trascurabile, una volta indossati i suoi robotici panni, è quella strana pianta nel bel mezzo dell'area di partenza. Bene, quella pianta è l'alpha e l'omega, il punto di partenza di un'avventura che si sviluppa poco in orizzontale, ma molto, davvero molto in verticale, seguendo la crescita del vegetale, e che si conclude quando questa raggiunge una dimensione ragguardevole. Molto ragguardevole.

[caption id="attachment_139953" align="aligncenter" width="600"]Grow Home screenshot Grow Home - screenshot[/caption]

Piace, di Grow Home, il suo ribaltare totalmente i requisiti minimi del platform. Controllo preciso? Nemmeno per idea. Il salto come chiave del tutto? Meglio l'arrampicata. E allora, a chi vi si avvicina pensando ad un titolo tradizionale nell'impianto, il gioco offre esattamente l'opposto. E va benissimo così, perché si assaggia subito lo sperimentalismo che permea il titolo, la sua voluta particolarità. Muovere BUD è un casino, perché inciampa, se prende la rincorsa lo si va a raccogliere qualche decina di metri più in là e quando salta non è esattamente un esempio di coordinazione, ma il cuore del gioco non è nella precisione del movimento e nella progressione in abilità; è invece quella libertà di esplorazione spinge il giocatore un po' più su, ad ogni passo.

"Muovere BUD è un casino, perché inciampa, se prende la rincorsa lo si va a raccogliere qualche decina di metri più in là e quando salta non è esattamente un esempio di coordinazione"

Se infatti almeno all'inizio si ha l'impressione di un mondo di gioco da attraversare correndo e saltando, presto si prende la via dell'arrampicata, grazie alle capacità di BUD, capace di attaccare le proprie manine robotiche ovunque. Lo scopo del gioco è semplicemente quello di far crescere la pianta, collegandola ad isole fluttuanti molto particolari, nelle quali è depositato un minerale capace di farla allungare. Il robottino si disarticola, pur di raggiungere i boccioli che indicano le potenziali estensioni, a quel punto basta la pressione di un pulsante e via, inizia una sorta di rodeo, nel quale indirizzare il ramo sparato nella direzione che si vuole. Facile a dirsi, meno a farsi, perché alcuni ce la mettono tutta per far uscire matto il giocatore, in maniera perfettamente coerente con lo spirito del titolo. Quando, dopo un'oretta di gioco, si guarda verso il basso, ci si accorge di quanto si sia in effetti saliti, ed altre due ore saranno necessarie per arrivare fino all'obiettivo finale. E per fortuna che ci sono i teletrasporti per passare velocemente da una zona ad un'altra.

[caption id="attachment_139955" align="aligncenter" width="600"]Grow Home screenshot Grow Home - screenshot[/caption]

Mentre si procede, non si può fare a meno di notare dei cristalli, che sembrano essere ovunque nel remoto pianeta. Si tratta di materiali necessari per accedere ai piccoli potenziamenti di BUD, che gli permettono di zoomare con la telecamera, ottenere un boost nel salto ed altre amenità; la loro ricerca è l'altra parte fondamentale del gameplay, quella che richiede una certa dedizione, un occhio attento e pazienza, perché alcuni di essi sono veramente difficili da raggiungere. Il giocatore si alterna così tra momenti in cui guarda più su, e decide di procedere, ed altri nei quali invece allarga il proprio sguardo, guardando ovunque alla ricerca delle preziose risorse. E se queste son nascoste sotto le isole fluttuanti, o all'interno di grotte, fa niente, perché nel primo caso s'inizia una difficoltosa sessione di arrampicata, nel secondo si viene incitati dalla sensazione di avventura ed esplorazione, ed in entrambi ci si diverte.

Durasse qualcosa in più, Grow Home si scontrerebbe forse con i limiti di un gameplay che inizia a diventare ripetitivo nell'ultima parte dell'avventura, quando di aree un po' più grandi non se ne vedono e scalare la pianta inizia a diventare tedioso, ma il gioco finisce prima di stufare, segno che è stato ben misurate e che comunque le sue idee funzionano, e che possono trovare applicazione anche in ambiti più strutturati. Funziona benissimo anche nella tecnica, perché è difficile non essere intrigati dal suo stile colorato e stilizzato, con dei bei poligoni grossi e spigolosi. Il seme, insomma, pare essere di quelli buoni: chissà che non ne venga fuori in futuro una pianta bella e rigogliosa.

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