Recensione - GRID 2 - La sindrome del sequel

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La miglior componente di GRID 2, l'unica che valga davvero il prezzo pieno del biglietto, è indubbiamente il comparto multigiocatore

Abbiamo provato a fondo il nuovo racing arcade di Codemasters

Race Driver: GRID ha letteralmente segnato una generazione di appassionati di corse arcade. I toni drammatici, il comparto grafico d’eccezione e le molte modalità di gara gli hanno garantito nel corso degli anni lo status di “gioco cult” e, forse proprio per questo, i ragazzi di Codemasters si sono presi del tempo per sviluppare un seguito.

GRID 2 è arrivato sugli scaffali, perlomeno quelli italiani, senza troppo rumore mediatico. Le produzioni di alta caratura, solitamente, vengono accompagnate da massicce campagne di marketing volte a coinvolgere tanto la critica specializzata quanto il pubblico, ma non è stato questo il caso. Come è facile riscontrare sfogliando riviste e siti dedicati, le anteprime dedicate al gioco nei mesi precedenti all’uscita sono state davvero poche. Le ragioni di questo sviluppo in sordina rimarranno ignote, ma quel che è certo è che GRID 2, pad alla mano, non è il seguito di Race Driver che i fan aspettavano. Chiaramente indecisi se mantenere fermi tutti i capisaldi dell’originale o osare una trasformazione, i Codemasters hanno finito per sviluppare un prodotto a metà, non certo malvagio né disprezzabile, ma nemmeno in grado di tenere testa al suo predecessore quanto a freschezza delle idee e dei contenuti offerti.

 

Sin dal primo avvio, GRID 2 presenta una netta divisione tra modalità carriera in singolo giocatore e comparto online. Le due progressioni avverranno infatti in maniera completamente slegata e indipendente, una scelta di questi tempi curiosa, data la generale tendenza a integrare sempre più le esperienze multigiocatore che caratterizza la maggior parte delle uscite di questa fine generazione. Dal canto suo, la progressione in solitaria ricalca da vicino quella del predecessore, sebbene con alcune differenze. Farsi strada nell’immaginaria disciplina corsistica offerta dal gioco sarà una questione di tempo e pazienza, dato che la partenza sarà irrimediabilmente dal basso. Divisa in tre grandi stagioni, più due conclusive (e ripetitive) la carriera porterà il giocatore dagli Stati Uniti, all’Europa, agli Emirati Arabi e sino in Asia, con diversi tracciati dedicati ed ispirati ad altrettante grandi città, i landmark sempre ben visibili sullo sfondo. Ad offrire molta varietà, proprio come nel predecessore, saranno le molte tipologie di evento, con una continua e piacevole alternanza tra gare classiche, competizioni sul tempo, testa a testa, endurance (da 5 minuti) e altre ancora. L’unica sostanziale novità è costituita da un sistema, impiegato solo nelle endurance, definito LiveRoutes, che aggiorna in tempo reale il tracciato, cambiando in maniera procedurale (e quindi imprevedibile) la direzione delle curve, disattivando conseguentemente la minimappa. Si tratta di un elemento di diversificazione, ma viene impiegato di rado, e non è certo inedito.

 

Come è facile intuire, le differenze rispetto a Race Driver: GRID non sono moltissime, almeno per quanto riguarda le tipologie di gara e il modo di affrontarle. Cambiamenti si trovano, semmai, nel sistema di progressione, che non prevede più l’accumulo di denaro di gara in gara, bensì di fan, espressi in un numero che va a determinare il livello del pilota. Questo comporta l’eliminazione in toto della possibilità di acquistare macchine nuove o usate (i fan del predecessore ricorderanno l’”Ebay simulato” dove era possibile comprare veicoli a basso prezzo), dato che i mezzi verranno sbloccati automaticamente gara dopo gara (o attraverso competizioni facoltative dedicate), lasciando spesso la scelta tra due alternative. Proprio quest’ultima rende molto limitate le possibilità del giocatore, soprattutto nella prima fase della carriera, con un effetto a nostro parere negativo sull’esperienza, che risulta in questo modo eccessivamente guidata e lineare.

 

 

Curiosamente, un sistema di crescita più simile a quello dell’originale si trova invece nella progressione online, che prevede l’accumulo e la spesa di soldi virtuali per ampliare il parco macchine, oltre alla possibilità di effettuare upgrade prestazionali sui veicoli, del tutto assente nella modalità giocatore singolo. Abbiamo conseguentemente trovato la componente multigiocatore molto più interessante e completa, almeno dal punto di vista della crescita del proprio pilota, ma non solo. Quando si corre in solitaria infatti, si fanno i conti con un’intelligenza artificiale avversaria non certo brillante. I piloti tenderanno, evidentemente, a seguire percorsi prestabiliti sui vari tracciati, reagendo in maniera violenta e imprevedibile solo agli imprevisti causati dal giocatore, con un effetto nel complesso poco credibile ed elegante sull’andamento delle gare. Inoltre, il bilanciamento del livello di difficoltà lascia a desiderare, con un salto notevolissimo tra impostazione media e difficile, quest’ultima in grado di rendere sin troppe gare molto frustranti. Un ulteriore problema di bilanciamento, inoltre, compare nelle due stagioni finali, che oltre a costituire una mera ripetizione dei contenuti delle precedenti tre, ripropongono le medesime sfide a un livello di difficoltà nettamente aumentato, a prescindere dall’impostazione iniziale selezionata.

Il modello di guida adottato da GRID 2 ricalca quello del predecessore, sebbene con alcune sottili differenze, non sempre gradite. Le basi sono indubbiamente buone, ma si nota l'eccessivo sforzo operato da parte degli sviluppatori nel tentativo di aggiungere ulteriore “peso” alle vetture, che finisce per rendere il comportamento di molti veicoli sin troppo imprevedibile, anche presa in cosiderazione la grande enfasi sull’utilizzo derapate. Queste ultime rappresentano infatti sempre e comunque il modo migliore per affrontare le curve con successo, confermando come GRID 2 inciti i giocatori a guidare in maniera sporca e aggressiva. Di per sé, questo non rappresenterebbe un problema, se solo il modello di guida non fallisse nel dare al giocatore precisi riferimenti riguardo al comportamento delle singole vetture, per nulla legato a parametri comprensibili. Lo stesso vale per il modello dei danni, anch’esso di difficile lettura. Capiterà di schiantarsi ad alta velocità contro un muro ed uscirsene con qualche graffio, per poi subire gravi danni in seguito a una collisione apparentemente più leggera. Sebbene si tratti, in parte, di peccati veniali per un gioco di corse arcade, alcune volte queste imprecisioni finiscono per compromettere l’esito delle gare, e generare frustrazione nel giocatore.

 

Dal punto di vista grafico, Codemasters si rivela ancora una volta abile nel caratterizzare e animare i circuiti, conferendo a GRID 2 un look nel complesso piuttosto solido e convincente. Ciononostante, la versione Playstation 3 da noi provata presentava difetti piuttosto vistosi, soprattutto dato il contesto di fine generazione. Aliasing molto diffuso, diversi elementi in bassa definizione (in particolare quelli relativi alle decalcomanie da carrozzeria), nebbia e fumo poco credibili, e, purtroppo, un frame rate molto incostante, destinato a calare sotto i canonici 30 FPS nelle situazioni più concitate.

 

 

I medesimi difetti li abbiamo riscontrati anche in multigiocatore, con un enfasi maggiore sugli elementi in bassa definizione.

 

Se di per sé la decisione di dividere nettamente l’esperienza singolo giocatore e il multiplayer non costituisce un difetto, il fatto che la prima si riveli molto meno soddisfacente del secondo giunge invece come una sgradita sorpresa. L’acquisto dei veicoli, la progressione più chiara tramite esperienza, gli upgrade prestazionali e, non ultima, la spontanea soluzione dei problemi legati al bilanciamento della difficoltà e all’intelligenza artficiale fanno del multigiocatore la migliore componente di GRID 2, meglio ancora l’unica che valga davvero il prezzo pieno del biglietto. In altre parole, se la vostra intenzione è quella di usare la carriera in solitaria come “palestra”, per poi giocare le vostre migliori carte nelle sfide online, allora GRID 2 è senza dubbio un acquisto da considerare. Non avrà la freschezza del predecessore, ma rimane comunque un’esperienza solida e divertente. Se invece per scelta, o per impossibilità tecniche, non prevedete di spendere molto tempo nelle gare multigiocatore, il consiglio d’acquisto riuslta ben più limitato, dati i molti difetti elencati durante la trattazione, e la grande disponibilità di titoli corsistici arcade sugli scaffali dell’attuale generazione (anche della stessa Codemasters, vedasi l’ottimo DIRT 3), contro i quali la carriera in solitaria di GRID 2 non riesce a ergersi come esperienza nuova, o particolarmente degna di nota.

Tipologia di Gioco:

GRID 2 è un gioco di corse arcade che divide nettamente l'esperienza singolo giocatore da quella online, proponendo due carriere separate e differenti. La prima offre una progressione più guidata, con sblocco dei veicoli parzialmente automatico e una canonica divisione in "stagioni". La seconda è invece più simile a quella del predecessore, caratterizzata da una crescita basata sull'accumulo di denaro ed esperienza, tramite i quali acquisire mezzi sempre più performanti e potenziamenti per gli stessi.

Come è Stato Giocato:

Grazie ad una copia Playstation 3 gentilmente fornitaci da Namco Bandai, abbiamo testato la carriera singolo giocatore di GRID 2 per circa 8 ore, alternando ad essa la progressione online, che abbiamo trovato nettamente più soddisfacente e ben realizzata quanto a stabilità dell'esperienza, senza disconnessioni o altri problemi di sorta. In totale, abbiamo speso sui circuiti circa 15 ore complessive.

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