Recensione - Gravity Rush - il mondo al contrario

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i Japan Studios non sono riusciti ad intrappolare l’essenza ludica del gioco nel sistema di controllo che hanno immaginato

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Non è un mistero che Playstation Vita stia passando momenti non troppo rosei. A fronte della generale contrazione del mercato dedicato al gaming mobile, il nuovo portatile Sony sta facendo fatica ad imporsi anche fra gli appassionati, principalmente a causa di un prezzo eccessivo e una line up non troppo esaltante. Dopo un gradevole ma non troppo appassionante Uncharted e il buon Wipeout, infatti, l’erede di PSP sembra essere quasi in animazione sospesa, attendendo con pazienza che gli sviluppatori più talentuosi decidano di impegnarsi a tutto campo.  In questo senso Sony ha delle responsabilità abbastanza pesanti e, oggi, l’azienda di Tokio sembra decisa a premere sull’accelleratore, inaugurando da qui ai prossimi mesi un nuovo ciclo per PSVita. Gravity Rush rappresenta l’inizio di questa seconda fase vitale della console: un titolo fresco, basato su una IP nuova, che, almeno in teoria, potrebbe diventare quello che Crash, Mario, Master Chief e Sonic sono stati per le rispettive piattaforme. In sviluppo fino dal 2008 (in origine Gravity Rush sarebbe dovuto uscire su Playstation 3), il gioco è stato sviluppato dai premiatissimi Japan Studios, già creatori di alcuni capolavori come Ecochrome, Ape Escape White Knight Chronicles. Gravity Rush si apre con la nostra protagonista Kat che giace tramortita nelle periferie più basse di Heskerville, una misteriosa città volante la cui architettura mischia suggestioni oniriche con la grande tradizione nipponica dei “castelli in cielo” (impossibile non citare, da questo punto di vista, lo splendido Laputa del sensei Miyazaki). Una volta risvegliati, oltre a non ricordare nulla del nostro passato, troveremo ad accompagnarci uno strano gatto nero. Ancora storditi, i primi passi per la città non saranno per nulla facili, dato che alcune creature mostruose - note come Nevi - ci attaccheranno quasi subito e saremo costretti a difenderci per poter salvare noi stessi e un ragazzino che - decisamente - si trovata nel posto sbagliato, al momento sbagliato. Proprio quando ogni speranza sembra svanire, però, scopriremo di avere un misterioso potere: Kat, infatti, può manipolare la gravità, potendo così muoversi su qualsiasi superfice le sia più congeniale, ruotando il suo punto di vista rispetto al mondo. Naturalmente l’uso di questa capacità è sottomessa ad alcuni limiti, temporali in primo luogo, ma anche fisici, dato che, invertendo la gravità, quelli che prima erano comodi pavimenti diventano improvvisamente precipizi terribili.Come si evince da queste poche righe, risulta subito chiaro come un’idea del genere abbia bisogno di un modello di gameplay e un sistema di controllo pressoché perfetti per funzionare bene. Un gioco che permette al videoplayer di ruotare a suo piacimento l’intero universo non può permettersi nemmeno la sbavatura più piccola, pena il crollo delle fondamenta stesse del titolo. Gravity Rush, purtroppo, non riesce a mantenere queste promesse.A fronte di un mondo visivamente splendido e un design dei personaggi di grandissima classe, i Japan Studios non sono riusciti ad intrappolare l’essenza ludica del gioco nel sistema di controllo che hanno immaginato. Kat, infatti, il più delle volte si muove in maniera quasi casuale, interagendo male con gli ostacoli che incontra lungo il percorso e, soprattutto, non finendo quasi mai dove il giocatore avrebbe voluto. Gravity Rush, infatti, non prevede un sistema di puntamento automatico né durante il “volo” né nei combattimenti, costringendo a una continua ed estenuante calibrazione dei movimenti, con il rischio pressoché continuo di mancare il nostro obiettivo per pochi centimetri. La decisione di affidare questo genere di operazioni al tilt sensor integrato nella console, poi, non fa che peggiorare le cose; fortuntamente questa opzione può essere facilmente disattivata, dato che con il classico analogico sinistro si può controllare la nostra protagonista in maniera molto più precisa, anche se, comunque, non ottimale. Per quanto riguarda il sistema di combattimento, la mancanza del lock on si fa sentire, se possibile, ancora di più, rendendo molto difficile mettere a segno anche i colpi più semplici. Se a questo aggiungiamo che ogni singolo mostro va colpito esattamente in alcuni punti specifici, il quadro finale non fa che peggiorare: Gravity Rush, fin dai primi minuti appare macchinoso, asfittico, come un’ingranaggio perfetto in cui si è infilata della polvere.Il gioco infatti, pur a fronte di questi limiti, dimostra come lo sforzo produttivo per svilupparlo sia stato imponente ed ispirato: il design di Kat, dei comprimari e della città è splendido, così come la componente tecnica che, grazie ad un’ottimo cel shading, nasconde con furbizia i limiti di PSVita. Anche la trama nasconde qualche piccola sorpresa, così come il tentativo di inserire nel gioco una componente RPG/free roaming, con un semplicissimo skill tree e la possibilità di esplorare la città in lungo e in largo per scoprire missioni secondarie. Tuttavia, il cuore ludico di Gravity Rush non riesce a tenere il passo con la ricerca estetico/tecnica che gli sviluppatori hanno profuso, rivelandosi, sotto la patina luccicante del design grafico, un action abbastanza mediocre, incapace di sfruttare appieno le potenzialità immense dell’idea di base, così come i molteplici sistemi di controllo offerti da Playstation Vita. Tipologia di Gioco:

Gravity Rush è un action con componenti RPG e free roaming che ci mette nei panni di Kat, una misteriosa ragazza dotata di uno stranissimo potere, la capacità di modificare a suo piacimento la gravità che la circonda.

Come è Stato Giocato:

Abbiamo testato Gravity Rush completando la storia principale e buona parte delle sottoquest proposte nel corso del gioco. Durante i nostri testi abbiamo impiegato circa 6 ore per finire la storia, tuttavia la longevità si allunga di molto qualora il giocatore desiderasse esplorare ogni meandro della città e ottenere la medaglia d'oro in tutte le sfide proposte.

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