Recensione: Giù La Testa, il Blu-Ray Disc
Restaurato dalla Cineteca di Bologna, Giù la Testa di Sergio Leone è disponibile da qualche mese in Blu-Ray Disc. Ecco la nostra recensione...
Per l’occasione abbiamo incontrato Sergio Donati, autore del libro “Sergio Leone: L’America, la Nostalgia e il Mito”. Qui potete leggere la nostra intervista.
All’interno di un cartonato bianco, essenziale ma elegante, troviamo il disco sollevabile grazie ad una linguetta. Nessuna cartolina celebrativa o gingillo di alcun tipo: solo il Blu-Ray (50 Gb) e una stampa interna che riporta i vari capitoli, ognuno col suo titolo.
La traccia video è encodata in MPEG-4 AVC in full HD 1080p, restituita nell’originale aspect ratio 2.35:1 ad un framerate di 24fps.
Le tracce audio propongono la lingua Italiana e Inglese nel formato lossless DTS HD Master Audio Stereo (2.0, profondità 16 bit): il bitrate della pista Italiana tocca la soglia dei 1655 kbps, quella inglese invece dei 1570 kbps; non ci si allontana troppo dal flusso massimo del Core delle due tracce (1510 kbps) ma, come vedremo in seguito, non si sente la mancanza di un bitrate più performante.
I sottotitoli sono disponibili solo in Italiano. Lo sfondo del menù è una raccolta di sequenze del film, incorniciate all’interno dello stralcio che Juan fa alla locandina del Governatore quando, da poco arrivato a Mesa Verde, sbircia dalla fenditura una fucilazione pubblica.
Il film
Capitolo mediano della Trilogia del Tempo del regista romano, conclusasi poi con il magnificente ed ultimo C’era Una Volta in America, Giù La Testa è stato erroneamente catalogato come un film di transizione, una definizione che impietosamente dimentica l’originalità che Leone riversò in questo Western.
Il panorama è quello che il regista romano aveva già sperimentato nella precedente Trilogia del Dollaro: un ambiente opprimente caratterizzato da spazi vuoti e deserti in cui fantasmagoriche figure danzano con la morte. La forza oscura del destino, così come l’avvilente attrazione del passato, sono alcune delle tematiche chiave di Sergio Leone. Con Giù La Testa però il racconto è dedicato ad un’amicizia leale e sincera che tampona, per buona parte della durata, l’amarezza della guerra civile e le tristi ripercussioni della Rivoluzione.
E’ il primo film di Leone in cui un personaggio cambia: John, irlandese rivoluzionario dal temperamento paziente e riflessivo, incrocia le spade con Juan, un peone bonaccione ossessionato dal sogno di rapinare la banca di Mesa Verde. Il desiderio di quest’ultimo di diventare ricco segnerà l’inizio del loro rapporto. Se in origine è di comodo, presto si tramuta in uno scambio di opinioni che guiderà entrambi alla maturità. John è un abile bombarolo e la nitroglicerina, che Juan ribattezza “Acqua Santa”, è la soluzione per fare il grosso colpo: diventare ricchi e partire alla scoperta dell’America, meta lontana di opportunità e speranze che Juan associa al grande bagliore del cancello dorato del paradiso.
Leone, insieme allo sceneggiatore Roberto Donati, scrive una storia divertente e goliardica che mescola tragicità e umorismo. Se in C’Era Una Volta Il West la ferrovia indicava lo sviluppo della società e il progressivo ammodernamento del Western, con Giù La Testa Leone rincara la dose: investe di cinismo lo sviluppo politico e raffigura gli eventi storici con sagace sarcasmo. L’opportunismo che fa di Juan un mitico eroe della rivoluzione non è altro che una buffa circostanza. Le marachelle dei due personaggi inizialmente non son altro che iperboli di machismo. Io sparo alla ruota della tua moto e tu mi fai un buco nella carrozza. Già nel secondo atto i miseri scherzetti tramutano in imprese rivoluzionarie, più o meno casuali, fino all’approdo finale che vede il team di John & Juan unito e compatto. La banda della dinamite e della pistola è finalmente formata. Eppure il panorama che li avvolge è cambiato. Non si tratta più di rubare bigliettoni verdi ma di salvare la pelle e non farsi fagocitare dall’inarrestabile ingranaggio della Storia. Rivedendo la cinematografia di Leone, sembra proprio che egli non abbia mai arrestato l’insensibile treno che passava da Sweetwater. Ha proseguito il tracciato dei binari e si è divertito a legarci Rod Steiger (Juan) e James Coburn (John). Come diavolo faranno a salvarsi? Non è detto che ci riescano. Infatti le reazioni dei personaggi in Leone vengono caratterizzate da piccoli rimedi temporanei. L’unica soluzione definitiva è la morte stessa. Non rimane altro che l’immensa nostalgia di un tempo, di una giovinezza ancorata ai ricordi che inconsciamente continuano a farci visita.
Il video
Restaurato dalla cineteca di Bologna con il contributo del MIBAC e dell’assessorato alla cultura dell’Emilia Romagna, la traccia video qui esaminata è davvero pregevole. Il dettaglio è evidente, specialmente ricco nei primissimi piani. La sudorazione di Juan e le rughe di John spiccano per la naturalezza dei tratti. Non abbiamo riscontrato un uso massiccio ed invasivo di filtri, infatti buona parte dei fotogrammi impressiona per la composizione granitica del quadro e la minuzia delle textures ( da notate le finiture del maglione di John nelle scene notturne così come la definizione dei grigi capelli mossi). La grana è sempre presente, anch’essa per nulla piallata dagli interventi di restauro. Da un’analisi della curva del bitrate si nota che la compressione è minima: il flusso si assesta tranquillamente intorno al valore di 26/28 Mbps, il che non può che migliorare la resa della fotografia. La colorazione è fedele e dosata: i paesaggi mantengono il look crudo, asciutto e desertico che il direttore della fotografia Giuseppe Ruzzolini aveva scelto. Le sfumature e le ombre sono di buon livello anche se è netta la distinzione tra le sequenze diurne e notturne. Infatti in assenza di luce, talvolta la colorazione assume una tinta bluastra e opaca (si pensi a quando John entra nella roulotte per riposare). La demarcazione dei tratti affoga nel buio: le ombre sembrano posterizzate così come alcuni dettagli sembrano amalgamarsi compattamente. Non mancano i casi di rumore nel colore nero e di alcune sfocature che causano una fotografia più soft. Nei frammenti di flashback la diffusione della luce bianca sembra invadere la colorimetria e, a farne le spese, ancora una volta sono le finiture dei visi. Probabilmente si tratta di un accorgimento voluto dal momento che si notava anche in alcuni passaggi del Blu-Ray di C’Era Una Volta In America.
La maggior parte dei difetti riportati sopra sono comunque di piccola entità e non compromettono la visione complessiva né inficiano il giudizio sul tipo di trattamento architettato dalla cineteca di Bologna.
Alcune sequenze, nello specifico quelle delle esplosioni, hanno ancora un senso di grandiosità e finezza che per fortuna il trasferimento in digitale ha lasciato intatto. Tra le piccole mancanze del processo di conservazione dell’opera, si segnalano sporadici peli della pellicola, in particolar modo ai lati del quadro (soprattutto all’angolo in alto a destra).
L’audio
Con una pista Italiana/Inglese canalizzata nel formato DTS HD Master Audio Stereo, il comparto audio di Giù La Testa si vanta di un mix corposo che riesce a presentare distintamente sia le minuzie dei suoni ambientali che la profondità dei dialoghi. Parlare di esperienza immersiva sarebbe un po’ fuorviante visto che a suonare sono solo i diffusori anteriori; tuttavia il mix, nella sua semplice modalità 2.0, risulta appagante. Come si è detto nel paragrafo “il disco”, la maggior parte dei dati è contenuta nel DTS Core delle tracce, motivo per cui non si avverte una sostanziale differenza tra l’ascolto in DTS HD 2.0 e quello in lossless DTS HD MA 2.0. La direzionalità è ottima, specialmente nel capitolo dell’appostamento con la mitragliatrice; non si rilevano crepitii di fondo e distorsioni che compromettano la chiarezza dei parlati. Anche il restauro dell’audio è di prim’ordine.
Gli Extra
Tasto dolente. Oltre al trailer e ai credits, troviamo un breve documentario di 7 minuti ca. ( in SD interlacciato) che ricorda Leone tramite le testimonianze dei famigliari, Rod Steiger e Carlo Verdone. Ne esce il ritratto di un regista esigente e di una persona difficile che esagerava in ogni suo atteggiamento. Comprensivo o intollerante, generoso o tirchio, complicato per i più da inquadrare se non per Verdone che felicemente racconta come Sergio sia stata una figura paterna sul set.
Tenendo conto che il supporto è occupato per il 76%, lo spazio per qualche speciale più dignitoso non mancava.
Conclusioni
Un disco Blu-Ray atteso timorosamente dagli appassionati: dopo lo scempio dell’Home Video di C’Era Una Volta In America, la paura che venisse dato lo stesso trattamento agli altri lungometraggi era motivato.
L’edizione italiana di Giù La Testa è fortunatamente di ottima fattura. Il restauro è esemplare così come il trasferimento in digitale. Gli si perdona l’assenza dei sottotitoli Inglesi e un comparto di contenuti aggiuntivi povero (ormai una prassi per il genere Western) dal momento che la resa video/audio stupisce per bellezza e fedeltà.