Recensione - Far Cry 3 - Persi sull'isola

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Uno degli giochi a libera esplorazione più completi, bilanciati e divertenti degli ultimi anni

Recensito lo sparatutto a libera esplorazione di Ubisoft!

Ci siamo persi sull’isola. Abbiamo volato in deltaplano, abbiamo guidato macchine e quad, abbiamo imparato a temere gli agguati di squali e tigri, ma soprattutto ci siamo divertiti un mondo. Dopo un capostipite notevole più per le prodezze tecniche che per i contenuti (firmato Crytek) e un seguito innovativo ma poco rifinito, Ubisoft torna alla serie Far Cry, portando sugli scaffali quello che non solo è di gran lunga il miglior titolo legato al marchio, ma anche uno degli giochi a libera esplorazione più completi, bilanciati e divertenti degli ultimi anni. Tutto questo, in parte, grazie anche agli “errori” commessi con il predecessore e all’eredità lasciata da Crytek, elementi su cui gli sviluppatori hanno lavorato per portare sugli schermi il meglio della tradizione legata al marchio, ossia grafica all’avanguardia, un ambiente vasto e dinamico e un’offerta ludica varia e massiccia.

Non manca nemmeno una trama a fare da collante, certo non originale né particolarmente approfondita, ma nondimeno in grado di regalare qualche momento divertente e creativo. La storia è quella di Jason Brody, il ventenne americano tipo, intento a godersi con gli amici una vacanza su un'isola thailandese. Perlomeno sino a quando lo scorrere dell’alcool e le spericolatezze vengono interrotte dal rapimento da parte di spietati (e completamente folli) pirati, dalle cui grinfie il nostro alter ego riuscirà a sfuggire per un soffio. Qui comincerà l’avventura, divisa tra il salvataggio degli amici ancora prigionieri e il sostegno agli autoctoni, intenzionati a servirsi di Jason per liberarsi una volta per tutte dell’oppressione del crimine organizzato. Le premesse non sono esaltanti, ma tra parentesi “allucinogene”, qualche flashback ben piazzato e un cattivo di turno indubbiamente carismatico, Ubisoft è riuscita a dare all’isola una dimensione tutta sua, in qualche modo originale.

E proprio il territorio è protagonista dell’esperienza offerta da Far Cry 3, un fazzoletto di terra di diversi chilometri quadrati in grado di proporre moltissime attività, quasi tutte divertenti e utili al progresso. Un traguardo non facile per una produzione caratterizzata dalla libera esplorazione, in grado spesso di rivelarsi un’arma a doppio taglio. Il rischio della dispersione dei contenuti è infatti costantemente dietro l’angolo, direttamente proporzionale alla quantità degli stessi e alla grandezza del territorio esplorabile. Il maggiore pregio di Far Cry 3 è proprio quello di mettere sul piatto un’offerta sì ricca e varia, ma straordinariamente ben coesa e motivata, secondo un’efficace struttura “a cascata”. Ogni azione, che si tratti di una missione principale o secondaria, apre a nuove possibilità, dando sempre al giocatore una buona ragione per rimanere incollato allo schermo. In questo senso, Ubisoft è riuscita a centrare il bersaglio da sempre più difficile per ogni produzione free roaming, ossia offrire costanti motivazioni al progresso, un qualcosa in cui neanche il recentissimo Assassin’s Creed III ha avuto pieno successo.

Questo è stato possibile sia riciclando alcune meccaniche tipiche della saga degli Assassini, come la conquista delle torri radio per rivelare la mappa circostante, sia creando contenuti adatti al contesto selvaggio e tropicale, come la caccia agli animali selvaggi e la raccolta delle piante, utile a produrre miglioramenti per l’inventario e medicine, o potenziamenti, da utilizzare in missione. Un concetto preso direttamente dal crafting tipico dei giochi di ruolo, affiancato perdipiù dall’accumulo di punti esperienza e dal relativo sblocco di abilità divise in tre alberi. Nonostante queste ibridazioni, Far Cry 3 non è assolutamente da confondersi con un GDR in soggettiva, trattandosi semmai di un gioco d’azione dinamico e dalle mille possibilità, dove persino le azioni più ripetitive (vedasi la conquista degli avamposti nemici, apparentemente sempre uguale, e causa di tanta frustrazione nel predecessore) riescono a risultare sempre fresche e convincenti. Questo grazie alla dinamicità del contesto, che da una parte concede al giocatore la massima libertà d’approccio (furtivo, a viso aperto, tattico), dall’altra rende talvolta imprevedibili le situazioni grazie a eventi del tutto randomici (come l’improvviso coinvolgimento di animali selvatici in uno scontro a fuoco).

In questo contesto dinamico e procedurale, le missioni, maggiormente lineari e volte a raccontare gli sviluppi della storia, potrebbero apparire quasi una stonatura nei confronti del contesto, ma la dinamicità degli approcci è quasi sempre garantita anche nei passaggi più guidati.

La necessità di darsi alle molte attività secondarie per progredire è stata introdotta in maniera interessante, privando inizialmente il giocatore di alcuni strumenti dati solitamente per scontati nei giochi d’azione, come la possibilità di portare con sé più armi contemporaneamente, o un maggior numero di munizioni. L’unico modo per conquistarsi questi privilegi sarà darsi alla caccia e alla raccolta delle pelli degli animali, così come l’unica via per curarsi in combattimento sarà ricordarsi della ricerca delle piante medicinali, opportunamente segnalate sulla mappa.

Trascorse le prime ore di gameplay, qualche difetto comincia ad emergere, ma gli sviluppatori hanno quasi sempre trovato il modo di ovviare alla mancanze con la ricchezza dei contenuti. È il caso, ad esempio, dell’intelligenza artificiale nemica, non eccezionale durante le sparatorie e ancor più carente quando ci si approccia furtivamente agli accampamenti. Ubisoft ha risposto a questa (evidentemente nota) mancanza facendo sì che con il trascorrere delle ore di gioco le fila avversarie si arricchiscano di nemici sempre più pericolosi, armati di fucili di precisione o resistenti corazze, aggirando efficacemente un problema potenzialmente distruttivo per il gameplay. In questo modo, le sparatorie si rivelano sempre divertenti, anche grazie al buon assortimento di armi che è possibile acquistare con la valuta di gioco, o sottraendole ai nemici.

Anche la storia tende a perdere colpi nella seconda metà dello svolgimento, virando verso una morale scontata che, in maniera curiosamente simile a quella di Spec Ops: The Line, cerca di far riflettere il giocatore sul senso delle proprie azioni e sulla progressiva perdita di ciò che ci rende umani e civilizzati. Proprio come è stato per il titolo di Yager Development, anche Far Cry 3 fallisce nel tentativo di collegare la violenza che caratterizza l’azione alle riflessioni da essa scaturite, ma, fortunatamente, la qualità del contesto è in questo caso tale da fare di questo un difetto decisamente secondario.

Le ore necessarie per completare Far Cry 3 variano dalle 15, nel caso si decida di limitarsi solo alla storia e alle attività secondarie più importanti, alle 20 e oltre per i completisti, i quali potranno andare in cerca di diversi collezionabili sparsi per l’isola. Gli sviluppatori hanno affiancato alla campagna anche una modalità cooperativa per due giocatori dotata di trama, che propone missioni non proprio esaltanti ma spiega qualche ulteriore retroscena sulla trama, e un comparto multigiocatore provvisto delle consuete modalità (deathmatch, dominio e via discorrendo) e di un sistema di sbloccabili simile, in piccolo, a quello del classico Call of Duty. Nessuna di queste due aggiunte rappresenta di per sé un'ulteriore spinta all'acquisto, risultando semmai entrambe slegate dal contesto. I giocatori appassionati di esperienze online potranno trarne qualche altra ora di intrattenimento, ma, onestamente, non se ne sentiva il bisogno.

Dal punto di vista tecnico, la versione PC da noi testata ha dimostrato le ottime qualità dell’engine, senza dimenticare settaggi approfonditi, una discreta scalabilità e pieno supporto alle DirectX 11, con Tassellation e Ambient Occlusion. I driver beta 310.64 gentilmente forniti da Nvidia Italia, abbinati alla nostra scheda di prova GTX 560 ti, hanno risolto tutti i problemi riscontrati inizialmente, migliorando le prestazioni complessive e la stabilità.

Sebbene non possa contare sulla stessa ricchezza di effetti, sulla profondità di campo e sulla definizione più elevata, anche su console Far Cry 3 rappresenta uno spettacolo di tutto rispetto, senza rinunciare tra l’altro a una discreta fluidità. Dal punto di vista dell’audio, il lavoro svolto è nel complesso buono, anche se il doppiaggio in italiano presenta qualche smagliatura, sia dal punto di vista della qualità delle singole voci, non tutte perfette, sia per quanto riguarda il sincrono col labiale.

Far Cry 3 ci ha letteralmente catturato, soprattutto grazie alla sua capacità di proporre moltissimi contenuti di qualità senza la minima dispersione. Alternando libera esplorazione a momenti più lineari e guidati, il gioco di Ubisoft impressiona grazie al comparto visivo e diverte con la dinamicità del gameplay, offrendo nel complesso una sfida discreta e un intrattenimento di primissimo piano. Merita assolutamente di essere inserito tra gli acquisti di questa fine anno, e verrà senza dubbio ricordato come uno dei migliori titoli di stampo free roaming dell’attuale generazione.

Tipologia di Gioco:

Far Cry 3 è uno sparatutto in soggettiva a libera esplorazione. Nei panni di un giovane rapito da un gruppo di pirati durante una vacanza su un'isola, il giocatore potrà decidere di seguire le missioni della trama, oppure esplorare liberamente il territorio, dandosi alla riscossione di taglie, alla caccia degli animali selvaggi, alla raccolta di specifiche erbe e al ritrovamento di diversi collezionabili, oltre ad attività secondarie tra cui gare con veicoli e minigiochi, come il poker. 

Come è Stato Giocato:

Grazie alla versione PC gentilmente concessaci da Ubisoft e ai driver beta 310.64 forniti da Nvidia Italia, abbiamo completato la trama e buona parte delle attività secondarie per un totale di circa 20 ore di gioco. Abbiamo poi testato le missioni cooperative e le modalità multigicoatore, scoprendo come rappresentino un'alternativa non troppo interessante alla ben più divertente e corposa campagna in singolo.

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